Il governo Draghi sta viepiù dimostrando che si possono adottare misure importanti fino all’ultimo giorno dell’esistenza in vita di qualsiasi Esecutivo
Di: Andrea Panziera
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A dispetto della prassi e della lettera del mandato ricevuto dal Capo dello Stato in attesa delle elezioni del 25 settembre, che tecnicamente circoscrive l’incarico al disbrigo degli affari correnti, il governo Draghi sta viepiù dimostrando che si possono adottare misure importanti fino all’ultimo giorno dell’esistenza in vita di qualsiasi Esecutivo, a prescindere dal suo destino politico.
Che, detto per inciso, in questo caso con ogni probabilità non esiste. All’auspicio di alcuni rappresentanti delle parti sociali di altre future interlocuzioni, l’ex Presidente della BCE ha replicato con una risposta tranchant: “sì, magari, ma fuori di qui”.
Fra i provvedimenti di queste ore spicca senza ombra di dubbio il cosiddetto Decreto Aiuti bis, il cui impianto a grandi linee ricalca la versione precedente ma con alcune significative modifiche. Il target dei beneficiari rimane lo stesso, quindi in primis i percettori di redditi inferiori a 35.000 euro annui, ma su alcune misure viene estesa la platea degli aventi diritto. E’ ad esempio il caso del bonus da 200 euro, che non viene confermato ad agosto ma esteso per la mensilità di luglio già pagata a categorie prima escluse, quali precari e lavoratori stagionali. Al suo posto vengono adottate una serie di misure strutturali, che impattano sul netto percepito in busta paga ovvero sulla pensione.
Nel primo caso si stabilisce la proroga fino al 31/12/2022 della decontribuzione dello 0,8% per i redditi sino a 35 mila euro, con la eventualità, conti pubblici permettendo, che essa sia innalzata all’ 1%. Per quanto concerne le pensioni, è stato deciso di anticipare al semestre in corso la loro rivalutazione, la cui entrata in vigore era prevista all’ inizio del 2023. Viene anche confermato fino ad ottobre il taglio delle accise sui carburanti e quello degli oneri di sistema per calmierare la bolletta elettrica.
La sommatoria di tutti gli interventi di sostegno predisposti a partire dal 2021 dal Governo Draghi ammonta a poco meno di 50 miliardi di euro. Aldilà dell’entità della cifra, ad ogni evidenza assai consistente soprattutto se rapportata ai tempi molto ravvicinati dello stanziamento complessivo allo scopo di massimizzarne l’efficacia, mi sembra giusto sottolineare due aspetti, che senza tema di smentita dovrebbero indurre ad una attenta riflessione la/le coalizione/i che prevarrà alle prossime elezioni.
La prima: questa ingente mole di risorse, destinate soprattutto al supporto economico delle fasce più deboli della popolazione, non proviene da alcun deficit aggiuntivo di bilancio, quindi non impatta negativamente sui Conti Pubblici, ma è stata finanziata esclusivamente con l’extra gettito ottenuto grazie al forte incremento del PIL. Probabilmente un certo contributo è stato fornito anche dai maggiori introiti IVA connessi all’inflazione, ma in ogni caso la copertura delle maggiori spese è avvenuta solo attingendo al surplus di entrate.
La seconda: alla luce di quanto sopra e dei buoni risultati ottenuti, è altamente auspicabile che il nuovo Esecutivo segua la stessa condotta operativa e non si avventuri in manovre deficit-dipendenti che avrebbero come verosimile conseguenza quella di minare la stabilità del nostro sistema finanziario, facendoci perdere credibilità e consegnandoci inevitabilmente nelle mani della speculazione. Purtroppo, in molte delle proposte politiche che i vari leader stanno veicolando, questo rischio si palesa in tutta la sua potenziale drammaticità e temo che la corsa alla promessa acchiappa – voti subirà una notevole accelerazione nelle prossime settimane.
Paradossalmente, l’eredità positiva che si ritroverà fra le mani la parte vincente, potrebbe giocare un ruolo disincentivante al mantenimento di principi ispirati al rigore contabile. Gli ultimi dati Eurostat confermano una crescita già acquisita per il corrente anno pari al 3,4%, la seconda in tutta l’area euro dopo quella della Spagna. E’ molto probabile che, dopo l’ottima stagione turistica che stiamo vedendo, questo valore tenderà a consolidarsi. Temo che in più di una forza politica prevalga la tentazione di solleticare la pancia del Paese con “spending policy” allegre, nella convinzione che questo sia l’unico modo per acquisire e mantenere consenso.
La fisiologia insegna che il massaggio addominale non ha mai generato idee e razionalità, ma stimolato escrementi e peti. Di contro, chiunque siederà a Palazzo Chigi, a prescindere dal colore politico, ha la chance di proseguire nel cammino virtuoso che coniuga responsabilità e risultati.
Sarebbe imperdonabile abbandonare questa strada maestra, perché tutte le altre, soprattutto le apparenti scorciatoie, quasi sempre si rivelano percorsi ingannevoli e non di rado si rischia di compromettere quanto di buono è stato fatto in precedenza.