Al Lido di Fermo, il ritorno del Jova Beach Party fa arrabbiare il comitato ambientalista TAG. Un’area protetta devastata per la seconda volta

Di: Giorgia Visintin

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Il 5 e 6 Agosto 2022 il tour del Jova Beach Party sbarca al Lido di Fermo. Due date di festa per il litorale Marchigiano, che però stanno facendo molto discutere.

La spiaggia scelta per l’evento è la stessa in cui il concerto si svolse nel 2019. L’area, chiamata Casabianca, era, già tre anni fa, dichiarata area protetta per la particolare specie di uccello che vi nidifica: il fratino, specie di via di estinzione.

Con l’evento del 2019 la flora e la fauna della spiaggia sono state distrutte. Le imponenti strutture necessarie per lo svolgimento del concerto, le strutture di contorno come servizi e punti ristoro, e un’infinita massa di gente danzante, avevano lasciato strascichi importanti.

Nei due anni seguenti l’amministrazione di Fermo, appreso il danno causato dall’aver concesso quello spazio per quel tipo di evento, ha investito in un progetto di riqualifica di Casabianca. Con l’acquisto dei semi delle specie vegetali necessarie alla ricostruzione della flora, e grazie al lavoro di molti volontari, ora l’area stava riacquisendo la sua vitalità.

Ma i successi ottenuti con il lavoro di restauro ambientale verranno arati via dal ritorno del Jova Beach Party. Le ruspe hanno infatti già provveduto a liberare la costa da tutte le “erbacce” che vi stavano crescendo per fare spazio all’allestimento del concerto.

Fino al 20 luglio scorso la spiaggia era sottoposta a divieto di accesso per custodire la riqualifica ambientale e la nidificazione del fratino. Ma da un giorno all’altro le priorità del sindaco sembrano essere completamente cambiate.

Le dichiarazioni di Calcinaro

“Mi chiedo come Fermo possa rinunciare all’economia portata in due giorni da 30 o 40 mila persone che dormiranno, mangeranno e spenderanno nel nostro territorio”. Così ha esordito Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo, in risposta alle questioni sollevate dalla LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e dal Comitato TAG Costa mare.

La visione del primo cittadino è comprensibile e condivisibile: un evento di tale grandezza porterà alla città marchigiana un gran movimento turistico e di conseguenza economico. Ma può questo parametro essere messo senza indugio davanti alle esigenze ambientali del territorio?

Non era forse possibile valutare un’area differente per l’organizzazione del concerto, come già proposto nel 2019 dal comitato locale?

Oltre il danno, la beffa

Oltre il danno causato al territorio, coloro che si battono per la salvaguardia dell’ecosistema fermino devono anche sopportare la beffa. Nel sito ufficiale dell’evento, nella sezione “sostenibilità”, si legge: «Jova Beach Party è il primo grande evento itinerante al mondo che parla di ambiente […] L’obiettivo è di lasciare il segno senza lasciare segni».

Quello che si legge nel sito dell’evento è il cosiddetto green washing. Si tratta di una vera e propria strategia di marketing adottata dalle aziende o dalle grandi organizzazioni. Con le recenti direttive e legislazioni imposte per la tutela ambientali, questi grandi enti si trovano a dover giustificare certi tipi di consumi, e a dover presentare piani di attività orientati al risparmio di risorse e progetti sempre più eco-friendly.

Il problema è che questo si traduce in pura retorica e poca azione. Con la presentazione di nuovi progetti eco-sostenibili e iniziative green, le aziende distolgono l’attenzione dalla loro attività maggiore che prosegue in sordina, inquinando, danneggiando l’ambiente e consumando enormi quantità di risorse.

Nella sezione “sostenibilità” del sito del Jova Tour viene presentato il progetto “Ri-Party-Amo” a cui l’evento collabora insieme a Intesa San Paolo e WWF Italia. Il progetto, tra i vari obiettivi, propone proprio quello della riqualifica ambientale: «Ri-Party-Amo sarà anche un progetto pilota per mostrare come, attraverso opere di ingegneria naturalistica e di restauro naturale, si possono produrre benefici ambientali permanenti in alcuni degli ambienti più fragili e degradati

La contraddizione risulta evidente e l’ipocrisia si commenta da sé.

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