Il 18 marzo è la Giornata Nazionale per la memoria delle vittime di Covid. Draghi a Bergamo per l’occasione
Di Sofiasole Scotti
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La Giornata Nazionale in memoria delle vittime della pandemia da coronavirus si celebrerà ogni anno il 18 marzo. Ieri mattina, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato la legge approvata il giorno precedente in Parlamento. Per questa prima Giornata nazionale, il premier Mario Draghi ha scelto di presenziare alle cerimonie bergamasche.
Il decreto legge, composto da cinque articoli, prevede che in tutti i luoghi pubblici e privati sia osservato un minuto di silenzio nazionale per le vittime di Covid, una programmazione sulla rete nazionale Rai dedicata alla pandemia e varie iniziative didattiche per gli studenti. Le regioni, le province e i comuni sono liberi di promuovere cerimonie e manifestazioni pubbliche.
Il Covid e Bergamo: la vicinanza del premier Draghi
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha scelto di celebrare la prima Giornata Nazionale per le vittime di Covid a Bergamo, la città più colpita durante la prima ondata.
Ieri mattina, intorno alle 11, Draghi ha deposto una corona di alloro sulla stele del cimitero monumentale di Bergamo, dedicata a tutti coloro che hanno perso la vita a causa del virus. Poi, il premier si è recato al Parco Trucca per l’inaugurazione del “Bosco della memoria“.
Il bosco è un monumento vivo: oggi conta 100 alberi, ma se ne prevedono 850 al termine del progetto. L’obiettivo del Comune è creare un luogo di incontro per le famiglie, idea nata in collaborazione con l’associazione Comuni virtuosi. Una serie di isole verdi e aree attrezzate dove si possano tenere laboratori e lezioni di educazione ambientale per le scuole, ha spiegato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori.
“Non possiamo abbracciarci, ma questo è il giorno in cui dobbiamo sentirci tutti più uniti” sono state le parole iniziali del discorso di Draghi. Il premier ha poi ricordato alcuni eventi della scorsa primavera, le troppe vittime, ma anche il coraggio di tutti gli operatori sanitari.
Alla cerimonia erano presenti il vescovo Francesco Beschi, il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli, il prefetto Enrico Ricci, il direttore generale dell’Ats Bergamo Maurizio Giupponi, la direttrice dell’ospedale Giovanni XXIII, un’infermiera e un medico di base.
Quel 18 marzo 2020
“Cari bergamaschi, avete vissuto giorni terribili. Sono tante le immagini di questa tragedia, ma una è indelebile: la colonna di carri militari carichi di bare”. Con queste parole il premier Draghi ha ricordato gli eventi della primavera scorsa.
Un anno fa, il lockdown totale: gli italiani chiusi nelle proprie case, chi a fare sport, chi a cucinare, chi in smartworking. C’erano cantanti amatoriali sui balconi, si sentiva ripetere costantemente che “sarebbe andato tutto bene”.
La sera del 18 marzo 2020, un senso di smarrimento e di sconforto ha pervaso le case degli italiani. Alla televisione sfilavano, in un silenzio surreale, i camion dell’esercito carichi di bare. Gli obitori di Bergamo erano al collasso e una fila quasi interminabile di veicoli militari trasportava i feretri dei bergamaschi uccisi dal virus ai crematori di altre regioni.
Un anno fa, il 18 marzo, l’Italia registrava il più alto numero di decessi dall’inizio della pandemia. No, non stava andando tutto bene.
La data del 18 marzo è indelebile per Bergamo e per l’Italia intera ed è stata scelta cosicché il ricordo e la speranza rimangano vivi. Un modo per riunire tutta la nazione intorno alle famiglie che hanno perso i propri cari a causa del Covid.