La FED si è espressa, Powell ha parlato: assumere un atteggiamento più morbido verso l’inflazione, con la convinzione che il picco sia stato toccato

Di: Fabio Michettoni

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La FED si è espressa, Powell ha parlato e il mercato si è adeguato alla comunicata intenzione della Banca Centrale USA, di assumere un atteggiamento più morbido verso l’inflazione, con la convinzione che il picco sia stato toccato.

A questo punto, affinché la tendenza rialzista assunta dal mercato possa attecchire e trasformarsi in una tendenza rialzista duratura e di lungo periodo, è necessario che si verifichi una di queste due cose. Meglio se tutte e due e cioè:

1 – Gli utili societari devono aumentare

2 – Il Sentiment positivo di mercato deve esprimere una forte persistenza

L’utile è un multiplo e va capito bene se questo parametro possa essere ritenuto attraente affinché gli investitori siano disposti ad acquistare azioni e in ragione di questo multiplo, misurare il sentiment.

Ora, il sentiment può essere incredibilmente potente; può (e spesso lo fa) far salire e scendere i prezzi a livelli esagerati che non riflettono la reale condizione dei fondamentali sottostanti, ma alla fine, quando la discrepanza tra il sentiment e gli utili diventa troppo grande, qualcosa cede. Per riequilibrare queste asimmetrie dovranno cambiare o gli utili o il sentiment, oppure entrambi.

Nelle ultime settimane, il sentiment ha messo a segno un forte rimbalzo. Il ribasso pervasivo dell’inizio dell’anno si è affievolito, poiché i rialzisti guardano alla riduzione dei rialzi dei tassi alla riunione della Fed di dicembre, ai forti rendimenti medi storici nell’anno successivo a una perdita superiore al 20% e all’ipotesi, come suddetto, che l’inflazione abbia raggiunto il suo picco e sia in via di estinzione.

Tutte queste considerazioni sono favorevoli all’equity, ma i rialzi che verranno potrebbero rappresentare un grosso ostacolo. Tutti sono concordi nel ritenere che, storicamente, le aspettative sugli EPS dell’S&P 500 per il prossimo anno siano già in discesa, mediamente del 10%, presentando il conto nella seconda metà di un anno solare. Tuttavia, al momento, le stime sugli utili sembra non siano ancora scese così tanto.

Il punto dirimente è che quest’anno, Wall Street, teme la recessione e se così fosse le stime degli EPS per il 2023 potrebbero scendere ancora più del solito, confermando la percezione degli analisti, che hanno iniziato a ridurre le stime sugli utili, almeno per il quarto trimestre, prevedendo il primo calo degli utili trimestrali su base annua dal 2020.

Cosa ci dice la logica sugli utili in contrazione? Esaminiamo quindi la questione più da vicino.

I licenziamenti aziendali, soprattutto nel settore tecnologico, stanno accelerando, mentre i profitti sono già in calo, il che richiede tagli alle spese per mantenere una redditività sufficiente. Nel frattempo, va detto qualcosa anche dal lato dei consumi e quindi sui consumatori USA.

Per farla breve, i consumatori, numeri alla mano, sono a corto di risparmi, hanno difficoltà a far quadrare i conti con il reddito disponibile e ricorrono sempre più spesso alle carte di credito a tassi di interesse astronomici. Inoltre, si sono persi centinaia di migliaia di posti di lavoro a tempo pieno, sostituiti da impieghi a tempo parziale. Soprattutto, l’attuale situazione dei licenziamenti aziendali e dei consumatori statunitensi riflette i rialzi dei tassi di interesse della Fed di sei-nove mesi fa.

Gli studi dimostrano che, in genere, c’è un ritardo di sei-nove mesi tra un rialzo dei tassi e il momento in cui l’economia lo percepisce pienamente. Quindi, il clima economico odierno sta semplicemente adeguandosi alla stretta monetaria e al QT che la FED ha intrapreso mesi fa.

Ora, quanti rialzi dei tassi sono avvenuti fino ad ora? Diciamo TANTI.

Quindi, con gli utili societari e i consumatori statunitensi che si sentono sempre più schiacciati, in base alle azioni della Fed di sei-nove mesi fa e con molti rialzi ancora da attuare, gli utili aziendali e i consumatori statunitensi dovrebbero essere in condizioni migliori o peggiori, almeno nella prima metà del 2023, rispetto a oggi?

Sicuramente non MEGLIO.

Ma mentre il calo dell’inflazione e il rallentamento dell’azione sui tassi da parte della Fed sono al centro dell’attenzione dei rialzisti, perché la situazione degli utili societari non riceve la stessa attenzione?

Dopo tutto, il sentiment può vincere molte battaglie, ma sono gli utili che alla fine vincono la guerra.

Da qui la domanda: Perché questo rialzo non ci fa, almeno a questo punto della narrativa, strappare i capelli e non ci fa propendere svisceratamente per una tendenza rialzista di lungo periodo?

Le nostre valutazioni sono le seguenti: gli utili societari e i consumi subiranno una battuta d’arresto nella prima metà del 2023, in sincronia con i rialzisti che stanno gonfiando i prezzi delle azioni.

Se poi, più avanti, il rialzo si scontrerà con la realtà degli utili in peggioramento e con la contrazione dei bilanci delle famiglie, nel primo semestre del 2023, il sentiment che avrà alimentato il rialzo dei mercati deflegrerà, costringendo le azioni ad un violento repricing e gli indici ad un severo assestamento.

Esaminiamo ora tre scenari rialzisti.

In primo luogo, gli utili potrebbero sorprenderci e risultare molto più robusti di quanto ci aspettiamo nei prossimi due trimestri. Sebbene sia possibile, è meno probabile sulla base della dinamica appena descritta. Se ci sarà una ripresa degli utili nel 2023, sarà nella seconda metà del 2023, se mai ci sarà, e si baserà sul calo dell’inflazione che toglierà pressione ai margini. Ma ci vorrà un po’ di tempo per far filtrare questo fenomeno nell’economia.

Il secondo scenario rialzista, più probabile, è che se nel primo trimestre del 2023 i dati mostrerebbero che l’inflazione stia scendendo in modo consistente, che gli utili non stiano più scendendo e che le previsioni sui consumi diano un accenno di ottimismo, allora Wall Street si farà perdonare i prezzi delle azioni troppo alti rispetto alle condizioni più precarie degli utili e della salute dei consumatori.

In questo caso, gli investitori sorvoleranno volentieri sulle cose negative, perché sanno che arriveranno giorni migliori per i fondamentali, confermando l’assunto che Wall Street guarda sempre avanti. In sintesi, rispetto all’economia in generale, Wall Street soffre per prima i momenti difficili, ma si catapulta per prima in modalità di ripresa.

Più sotto poniamo un grafico che mostra come, in genere, le azioni inizino a salire circa quattro-sei mesi prima che l’economia raggiunga il suo minimo storico.

Questa ipotesi non significa tanto che lo scenario ribassista sia “sbagliato”, quanto che sarà perdonato se ci saranno abbastanza dati positivi e lungimiranti.

Terzo e ultimo punto, l’unico grande asso nella manica dei rialzisti: la Fed.

Se l’atteggiamento da falco della Fed è stato solo fumo negli occhi o se siamo alla vigilia non solo di una riduzione dell’entità dei rialzi, ma di una pausa o addirittura di un taglio dei tassi (a dispetto di quanto dicono i membri della Fed), allora questo mercato orso è finito, anche se l’economia dovrà soffrire ancora.

In alternativa, se i rialzi dei tassi della Fed dovessero inavvertitamente rompere qualcosa nell’economia all’inizio del 2023, costringendo a un’improvvisa svolta di tagli dei tassi, se non di una nuova immissione di liquidità nel sistema, il mercato orso è finito, anche se l’economia sta soffrendo.

Ma il rovescio della medaglia di questa, se così sarà, svolta della Fed è il potenziale aumento dell’inflazione.

Dopo tutto, se sulla scia di un cambio di rotta della Fed tutti diventano così entusiasti e che un’ondata di liquidità inonderà, al bisogno, il mercato degli investimenti, il mercato immobiliare e l’economia in generale, tutto ciò rivitalizzerà l’inflazione e questo è ciò che la Fed non vorrebbe.

Quindi, dove ci porta tutto questo?

Per ora e per quanto detto, l’operatività di più ampio respiro dovrebbe assumere una view ribassista, guardando avanti fino alla metà del prossimo anno. Il toro, al momento, sembra focalizzato sulla Fed, ma a nostro avviso, anche se la Fed dovesse fare una pausa a breve, i prossimi rialzi di mercato sarebbero già scontati, ma questo i mercati lo stanno ignorando alla grande.

La domanda delle domande è: Quanto sarà grande la contrazione per gli utili? e quanto saranno clementi gli investitori?

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