Nel Lampi News di oggi parliamo di USA e Cina, la cui battaglia è destinata ad avere un peso decisivo sui futuri equilibri internazionali
Di: Andrea Panziera
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Ho sempre sostenuto che nell’Antica Roma avevano capito tutto o quasi. “Pecunia non olet” rispose Vespasiano al figlio Tito, che gli rimproverava di aver messo una tassa sull’urina raccolta nei cessi pubblici. L’imperatore disse che il tributo era giustificato. Per l’appunto, i concessionari di quel servizio ne ricavavano ammoniaca, che poi rivendevano per i suoi molteplici impieghi, dalla manifattura alle faccende domestiche.
È di queste ore l’annuncio dell’accordo fra Tik Tok e Oracle. La proprietà verrà frazionata anche se la maggioranza relativa rimarrà in mani cinesi, ma il controllo del database sugli utenti USA sarà gestito dalla multinazionale americana. A Pechino i media parlano di bullismo economico e di accordo necessitato; tuttavia, è probabile che la scelta del male minore soddisfi entrambi i convenuti al matrimonio di interessi.
Del resto, esempi di proclami roboanti smentiti lontano dai clamori delle cronache dalla prosecuzione del business, con gli stessi protagonisti in campo, sono più o meno all’ordine del giorno. Peraltro, con buona pace dell’attuale inquilino di White House.
Esempi? Un gran numero di Intermediari finanziari di primissimo livello ha continuato in tutti questi mesi di accanita contrapposizione politica a fare affari in entrambi i Paesi. E questo non sottobanco, ma alla luce del sole, ignorando completamente le rispettive reprimende, le minacce di interruzione dei rapporti economici, le sanzioni e le contro-sanzioni.
Lampi News: una questione di equilibri
Grazie alla progressiva seppur parziale liberalizzazione del mercato dei capitali interno posta in essere dal governo di Pechino, il gruppo di Gestione di Risparmi BlackRock ha definito un’alleanza con una banca pubblica cinese. Citigroup é il primo Istituto statunitense a ricevere una licenza operativa per la custodia e amministrazione di fondi presenti nel territorio cinese, mentre JP Morgan Chase ha da poco rilevato il controllo del suo partner asiatico in loco.
Questa unione di danarosi intenti vale specularmente in senso contrario. Due importanti imprese controllate dallo Stato, già messe all’indice dal Pentagono in quanto collegate con le forze armate, rispettivamente la China National Chemical e la China Three Gorges, hanno effettuato due corpose emissioni di obbligazioni denominate in dollari. Inoltre, fra i più importanti collocatori sul Mercato, anche statunitense, si segnalano BOFA (Bank of America), Goldman Sachs e Morgan Stanley.
Uno dei principali argomenti utilizzati dal Presidente Trump in campagna elettorale è che, nel caso di una eventuale vittoria di Biden, gli Stati Uniti diventerebbero lo zerbino di Xi Jinping e compagnia. A mio avviso, aldilà dei toni da battaglia spesso smentiti dai più importanti player economico/finanziari a stelle e strisce, nella sostanza cambierà poco o nulla.
Nel pensarla così sono in buona compagnia. Una copiosa fetta dell’establishment USA non vede rischi di questo tipo e lo ha dichiarato pubblicamente. La vera questione è che la Cina, parallelamente al disimpegno trumpiano su buona parte degli scenari strategici internazionali, sta riempiendo tutti gli spazi lasciati liberi, in Africa, in Asia e presto anche in Europa. Così, la geografia delle nuove alleanze è destinata ad avere un peso decisivo sui futuri equilibri internazionali.
Quali saranno gli effetti e le conseguenze? Rispondere a questa domanda, ed agire di conseguenza, diventerà il più importante impegno per le Istituzioni italiane ed europee nei prossimi anni.