Nel Lampi News di oggi ci occupiamo del marketing della politica. Quello confezionato non per amore di verità, bensì per ottenere il consenso senza badare al peso delle bugie

Di: Andrea Panziera

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Sono appena terminate le due Covention, quella repubblicana e quella democratica. A dispetto dei pronostici di qualche settimana fa, il risultato finale appare rimesso in discussione. Gli esperti di sondaggi non escludono che dalle urne possa uscire la rielezione di Trump, fin qui dato come sicuro perdente.

Non so se lo abbia mai fatto per davvero, ma la rappresentazione che l’attuale presidente vuole veicolare di sé medesimo ricorda quella dello Zio Sam. Lui vestito a stelle e strisce, con l’enorme tuba in capo, che guardando un immaginario elettore pronuncia il fatidico: “I Want You“.

Mi rivolgo a te perché rappresento i tuoi valori, quelli dell’americano medio non newyorkese né californiano o bostoniano che odia le tasse e ama le armi; quelli dell’americano per il quale il problema della discriminazione razziale non è certo una priorità, mentre teme ogni forma di protesta collettiva in quanto potenziale portatrice di disordini e saccheggi.

Certo, il COVID ha provocato la morte di oltre 180.000 persone -che da qui a novembre saranno molte più di 200.000 -, ma la colpa è dei cinesi e l’attuale inquilino della Casa Bianca li sistemerà ben bene appena riconfermato. La crisi ha provocato la perdita di decine di milioni di posti di lavoro? Ma entro 6 – 12 mesi ne saranno creati quasi altrettanti e tutto ritornerà come prima.

Del resto, la Borsa è sui massimi di sempre e scommette su una ripresa a V, molto ravvicinata e potente. Perché non crederle? E poi, vogliamo lasciare l’America in mano ai socialisti, nemici di legge e ordine? Uomini che conculcherebbero le libertà individuali e imprenditoriali e svenderebbero il Paese a Xi Jinping e soci? America first e bando agli estremisti o traditori.

Lampi News: due Americhe

Sull’altro versante, Joe Biden mi ricorda un moderato Zio Tom bianco, che lascia alla sua sanguigna vice Kamala Harris la parte del politico di lotta (per ora) e (forse) di governo. Mai come in queste elezioni si è materializzata l’esistenza di due Americhe, differenti in quasi tutto. Due Stati in cui la discrasia fra realtà fattuale e percezione della medesima non è minimamente scalfita da dati economici assai negativi, da successi diplomatici che tali sono solo nelle apparenze, dalla crescita impetuosa delle diseguaglianze sociali.

Ma alla resa dei conti non si può escludere che non saranno i numeri a decidere l’esito della contesa elettorale, quanto piuttosto la capacità dei due candidati e dei loro vice di segmentare il mercato dei votanti in ogni singolo Stato, individuando il target potenzialmente più importante per ottenere in ognuno di essi la vittoria finale, fosse anche per un solo voto, creando e veicolando il messaggio di maggiore presa emotiva.

È il marketing della politica, bellezza, quello confezionato non per amore di verità né per spiriti informati, bensì per ottenere il consenso senza badare al peso delle bugie o indulgere a un minimale rispetto del principio di coerenza e onestà intellettuale.