Franco Faccio, “L’uomo e il musicista”. Ricordiamo oggi la presentazione del volume scritto da Oreste Ghidini e Nicola Guerini sul celebre musicista veronese

Di: Valeria Braggio

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Veniamo in ritardo, perché la presentazione del volume sul musicista veronese Franco Faccio ha avuto luogo il 16 gennaio 2020. Tuttavia, trattandosi di storia, di musica e quindi di cultura, riteniamo di essere ancora in tempo. Questi tre importanti elementi hanno e avranno validità eterna. Non solo: riteniamo pure di dover parlare di Faccio in quanto, mentre spesso risuona il suo nome quando si tratta di venire a conoscere una via a lui dedicata in Verona, mai ci si spiega perché tale arteria lo ricordi. Il motivo è semplice ed è chiarito da Oreste Ghidini e da Nicola Guerini nel libro L’uomo e il musicista, che ha visto la luce quest’anno nel 180° anniversario della nascita del grande artista. Ne riportiamo di seguito un estratto.

L’uomo e il musicista

“La sera del 5 febbraio 1887, il sipario del Teatro alla Scala di Milano si sollevava per presentare al pubblico Otello, la nuova attesissima opera di Giuseppe Verdi. A dirigere l’orchestra il Maestro Franco Faccio, ai tempi la più celebre e talentuosa bacchetta d’Italia. Nato nel 1840 nel cuore di Verona, a pochi passi dalla chiesa di San Lorenzo, Faccio si era trasferito in giovane età a Milano per completare gli studi musicali. Qui era diventato un elemento di spicco del movimento della Scapigliatura. Musicista, compositore e direttore d’orchestra, costruì negli anni un rapporto privilegiato con Verdi, che gli affidò anche la prima italiana di Aida.

Portò inoltre l’orchestra della Scala in Francia, diresse le opere verdiane a Vienna e strinse relazioni personali ed epistolari con i maggiori esponenti culturali del suo tempo. Ma il destino non fu benevolo con lui. All’apice della fama iniziò infatti ad accusare i primi sintomi della malattia che lo avrebbe ben presto costretto a ritirarsi dalle scene. La morte lo colse poco tempo dopo, appena più che cinquantenne. La sua popolarità si offuscò rapidamente e del suo grande percorso artistico, oggi, rimangono un busto nel foyer del Teatro alla Scala di Milano e il nome di una via appena fuori le mura di Verona”.

Ha promosso l’iniziativa la Fondazione Giorgio Zanotto, da sempre attenta a valorizzare la cultura veronese.