GIORNALmente, la pillola giornaliera che nutre la mente: il 10 maggio 1933, a Berlino, avviene il Bücherverbrennungen, il più grande rogo di libri della storia
Di: Annalaura Casciano
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Il 10 maggio 1933, a Berlino, avviene il più grande rogo di libri della storia, in tedesco Bücherverbrennungen. Finiscono tra le fiamme tutti i volumi considerati “non nazisti” e si dà così inizio alla censura. L’incenerimento dei libri simboleggia l’inizio di un’opera di “purificazione nazista”, un obiettivo che raggiunge l’apice con i campi di concentramento e le camere a gas.
I roghi si consumano in tutta la Germania, ma quello del 10 maggio 1933 è il più grande e disastroso: vengono bruciati intorno ai 25 mila libri solo nella capitale tedesca. L’azione, promossa dall’Associazione Nazionalsocialista degli Studenti Tedeschi, è sostenuta dal ministro della Propaganda, Joseph Goebbels. Quest’ultimo pronuncia anche un discorso di incitamento alla distruzione delle opere.
Naturalmente, tra i volumi bruciati vi sono libri che esprimono pensieri in contrasto con le ideologie naziste. Non si tratta, però, solo di testi di tipo politico o sociale, come quelli di Marx: numerosi sono anche i libri di scrittori ebrei, come Kafka, Zweig e Shnitzler, oppure i testi dei Testimoni di Geova. Subiscono censura anche coloro che veicolano messaggi considerati inadatti, tra cui Hemingway e London.
Oggi, a Berlino – ma anche in altre città tedesche – i posti in cui sono avvenuti i roghi sono diventati luoghi di memoria, di ricordo dell’orrore: a Bebelplatz vi è un’opera dell’artista israeliano Micha Ulmann, costituita di una lastra di cristallo sotto cui s’intravede una libreria con gli scaffali vuoti.