Luigina Mortari si focalizza sul concetto di cura, un richiamo a Maria Zambrano e alla scuola come spazio di coltivazione
Di: Marina Storti
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Luigina Mortari è la direttrice del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi di Verona, da anni impegnata tra filosofia della cura e formazione di professionisti sociali, educativi e sanitari. La cura di sé, degli altri, della società e dell’ambiente sono gli elementi cardine per il cambiamento e la ricostruzione.
“Il tempo presente ha reso evidente come la cura sia essenziale […]. C’è il rischio che la pandemia non insegni nulla e si faccia un grave errore di interpretazione sul tema della povertà: non è ciò che è accaduto ad aver generato situazioni di povertà economica, sociale o educativa […]; quello che è successo ha solo portato in evidenza le azioni scorrette, sbagliate e ingiuste compiute negli anni. Se le famiglie si trovano in difficoltà è perché vivevano già in condizioni di disuguaglianza da tempo”.
– Luigina Mortari
La politica per Luigina Mortari
Affinché gli operatori siano in condizione di fare una buona cura, alla base deve esserci una politica che agisca indirizzando i fondi dove necessario. Non a caso, il termine “politica” rimanda al concetto di “cura della comunità”, le cui decisioni dovrebbero favorire il miglioramento della vita.
In aggiunta, si sottolinea che anche la filosofa Maria Zambrano fa menzione di un “pensiero innamorato delle cose della realtà”. Parlando dell’altro, si interpella il senso di dedizione e di preoccupazione per il ben-essere delle persone. Fondamentale il rimando ai greci antichi, i quali definivano il tutto come agàpe, ovverosia “amore spirituale”. Si evince, quindi, che la cura dell’altro non è soltanto altruismo: significa anche aver cura della fragilità che si avverte dentro di sè e, dunque, cura di come si pensa, di cosa si senta.
La scuola come spazio di coltivazione
In merito, Luigina Mortari afferma: “Essere educati alla cura di sé e degli altri si riflette anche nella vita pubblica: la politica non è gestione amministrativa, ma è trovare una visione dell’esistenza che ci aiuti a star bene con gli altri”. Di fatto, l’uomo è un essere fragile e vulnerabile: non è sovrano della propria esistenza, ma ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui.
Spostando il focus, notiamo come questa riflessione possa altresì caratterizzare la scuola: essa dovrebbe affermarsi come uno spazio dove ognuno coltiva sé stesso nel pensiero e nel sentire per stare bene con gli altri.