Ricorrere alla giustizia in modo segreto al tempo del Rinascimento: a Verona, “le denunzie de le boche de leon” e dove trovarle

Di: Elisa Silvestri

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L’amministrazione e la giustizia hanno da sempre avuto una funzione indispensabile per governare con successo un territorio. Durante il Rinascimento, si verificavano piccoli furti, ma anche veri e propri reati. Oltre alla possibilità di rivolgersi alle figure incaricate per mantenere l’ordine nella città, esistevano vari escamotage per denunciare un fatto in maniera segreta (ma non anonima).

Denunce contro “usuraj”
(cr. ph. Elisa Silvestri)

Le “boche de leon”, (“bocche di leone”), chiamate anche “bocche delle denunce”, avevano un aspetto simile alle cassette delle lettere. Finemente decorate, le lastre di marmo raffiguravano un leone dall’espressione feroce, entro le cui fauci i cittadini potevano gettare le più vivaci lamentele.  

Tuttavia, le premesse per rendere una denuncia segreta valida seguivano alcune regole ferree: il foglio doveva contenere prove sostanziali, essere firmato dal segnalatore e contenere la citazione di almeno tre testimoni. In assenza di questi prerequisiti, la denuncia veniva bruciata.

Contro usurarj e contrati usuratici di qualunque sorte

È possibile scovare una boca de leon sulle mura di uno dei monumenti più rappresentativi della città di Verona: il palazzo della Ragione. Situato in piazza dei Signori, l’edificio dall’elegante aspetto bicolore – costruito con pietra e mattoni tipici del Romanico Veronese – risale alla fine del 1100.

Per questa bocca, che a differenza delle altre ha sembianze umane, erano adibite le denunzie secret contro usurarj e contrati usuratici di qualunque sorte. Di fatto, le denunce arrivavano direttamente negli uffici della Camera Fiscale.

Contro contrabandieri di sede

Denunce contro “contrabandieri di sede”
(Cr. ph. Elisa Silvestri)

Collocata in via Dante Allighieri, sempre sulle mura del palazzo della Ragione, la seconda boca de leon recita la seguente dicitura: “denoncie secrete contro contrabandieri di sede echi tenisse cavaleri o fornelli da tirar seda senza bolleta”. In questo caso, le segnalazioni arrivavano direttamente all’ufficio del Dacio per i Fornelli: la seta (“sede”) era al tempo monopolio di Stato e la pesante tassazione ne favoriva il contrabbando.

La denuncia era rivolta anche a chi tenesse i bachi da seta (cavaleri) e i fornelli, utilizzati per sbrogliare i bozzoli nell’acqua calda.

Contro contrabandieri dipolvere

La terza boca si trova presso la Porta dei Bombardieri e, più precisamente, è rivolta alle denonce secrete contro contrabandieri dipolvere. La polvere a cui si riferisce l’antica cassetta delle lettere è quella da sparo: al tempo, i componenti venivano trasportati e conservati separatamente, così da evitare pericoli di esplosioni.

Contro governo et economia militare

Denunce per “governo et economia militare”
(Cr. ph. Elisa Silvestri)

Sulle mura viscontee, in Largo Divisione Pasubio, si trova l’ultima – e più mimetizzata – boca, che tratta delle denonzie secrete per tutte le materie espresse nel proclama concernente il governo et economia militare. In questo caso, la particolarità è che la bocca non esiste: vi è solo la scritta incisa su una piccola lastra di marmo. In più, sarebbe stata spostata dalla sua posizione originaria.