di Pierantonio Braggio

La Basilica veronese, nota sotto la denominazione di ‘Santa Anastasia’, è dedicata ufficialmente al veronese San Pietro Martire (1205-1252), dall’Ordo Praedicatorum, ovvero, dai Domenicani, i quali iniziarono a costruirla nel 1290 ultimandola nel 1400.

Essa attrae fortemente e sempre. Sia per il suo meraviglioso interno, che per la parte esterna, e, particolarmente, per quella posteriore, che guarda a levante e quindi all’Adige. Parte resa straordinaria dalla presenza dell’elegante campanile, che, terminato a metà 1400, svetta verso l’universo quasi invitando l’osservatore, non solo a rendere omaggio a Dio, ma anche ad ammirare il grande, sacro edificio domenicano, in stile gotico-italiano, nel suo meraviglioso complesso.

Ammiratori, dunque, della grande, spettacolare Basilica veronese, mio fratello Paolo ed il sottoscritto, ci trovammo, casualmente, circa dieci anni fa, per una passeggiata serale, sul Lungadige re Teodorico, quando fummo, improvvisamente attratti dallo splendore d’una Santa Anastasia e del suo snello campanile, che, non solo sembravano volerci parlare, ma che, al tempo, raggianti, si riflettevano magnificamente sulle acque, leggermente tremule, d’un Adige tranquillo e rasserenante.
Restammo incantati e decidemmo di ritornare sul posto, per scattare qualche fotografia, cosa, che Paolo, appassionato del bello e del colore, fece, passandoci la relativa foto. In questi giorni, dopo avere dormito sotto un vetro, silenziosa ed un po’ dimenticata, ci ha invitato ad osservarla e a pensare, se qualcuno avesse gradito vederla e meglio apprezzare una Santa Anastasia, in aspetto serale, ma dovutamente illuminata, così com’era, un decennio fa.

La foto, un vero unicum, riproduce la Basilica veronese, la quale, immenso manufatto in cotto, attualmente di sera è, purtroppo, scarsamente illuminata e chiede, in lacrime, di ritornare al suo grande ed immenso splendore notturno.

Foto: Paolo Ugo Braggio