L’8 novembre 2021, l’Italia ha recepito la normativa europea sul copyright. In ritardo e con un’interpretazione che ha fatto discutere
Di: Giorgia Visintin
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L’8 Novembre 2021, con un ritardo costatole una sanzione, l’Italia ha recepito la normativa europea sul copyright. L’azione arriva con un certo ritardo rispetto agli altri paesi membri a causa dell’ampio dibattito apertosi sul tema. La questione principale affrontata nella normativa riguarda il potere dell’autore di vietare o concedere la riproduzione e la distribuzione delle sue opere e la contrattualizzazione di un riconoscimento monetario per la distribuzione delle stesse.
L’interpretazione italiana della normativa ha però dato, nel procedimento di definizione del compenso, un ruolo preponderante ad Agcom. l’Italia ha infatti stabilito che toccherà ad Agcom stabilire quale sia il valore dell’equo compenso che spetta all’autore del contenuto condiviso da un ente terzo. Il calcolo si baserà su criteri quali il numero di visualizzazioni dell’articolo, gli anni di attività, la visibilità e la rilevanza sul mercato del media.
Uno dei punti maggiormente discussi concerne proprio tali parametri, che andranno a favorire gli editori più affermati storicamente ed economicamente. Di fatto, se la normativa mirava all’equo compenso per favorire un paritario riconoscimento agli autori, la mediazione dell’Agcom così predisposta porterà all’effetto contrario.
È sufficiente parlare di soldi?
Nella normativa si parla dunque di riconoscimento economico, ma in realtà ancora pecchiamo sul riconoscimento intellettuale. La rapidità e la facilità con cui ad oggi i contenuti possono essere condivisi online ha i suoi vantaggi: informazioni e nozioni alla portata di tutti in tempi brevi. Ma ha anche i suoi svantaggi, tra i quali il più grave per i creatori di contenuti è quello del riconoscimento della loro opera di ingegno.
Nel 2020, durante il primo lockdown per l’emergenza sanitaria, il problema della condivisione illecita dei contenuti mediali è emerso in maniera evidente. Gli articoli, gli approfondimenti, le inchieste e i documenti circolavano nelle piattaforme online e nei social con estrema facilità. I testi e le immagini venivano, subito dopo la loro pubblicazione ufficiale da parte di testate ed editori, condivisi da utenti privati senza però i riconoscimenti necessari, né da un punto di vista di proprietà intellettuale né tantomeno dal punto di vista economico.
Le azioni legali intraprese da alcuni giornalisti sono forse servite anche da spinta all’Italia per portare a termine il recepimento della normativa sul copyright, emanata nel 2019. Il diritto d’autore è tutelato da articoli specifici della nostra legislazione, ma la loro applicazione oggigiorno è più complessa di quel che può sembrare. La condivisione delle opere intellettuali non è più in mano solo agli editori e alle testate giornalistiche, ma a chiunque sia dotato di un dispositivo elettronico e di una connessione internet.
È divenuto difficile, se non impossibile, per i creatori di contenuti testuali e visivi, avere il controllo sull’uso che viene fatto della loro opera.
Creative Commons e il riconoscimento del copyright
Il riconoscimento della proprietà intellettuale è il punto fermo dell’organizzazione statunitense Creative Commons. Un progetto nato nel 2001 dall’idea di Lawrence Lessig, docente di giurisprudenza dell’Università di Stanford, che pone al centro il volere dell’autore.
L’organizzazione, non a scopo di lucro, mette a disposizione degli utenti una vastissima quantità di contenuti opensource, le cui autorizzazioni sono stabilite dagli autori. Sta all’autore dell’opera decidere se concedere la commercializzazione da parte di terzi, se concedere o vietarne la copia, la distribuzione o la creazione di opere derivate. Ciò che l’organizzazione si impegna a garantire sempre è il riconoscimento della proprietà intellettuale.
Il caso della Creative Commons si differenzia da quello che è l’obiettivo della normativa europea, la quale si concentra sull’aspetto della remunerazione. È, però, un esempio di piattaforma in cui viene tutelato il riconoscimento del lavoro creativo dell’autore.
“Il diritto di proprietà che ogni uomo ha sul proprio lavoro è il più sacro ed inviolabile. […] Proibirgli di impiegare questa forza e questa destrezza è una patente violazione della più sacra delle proprietà”.
– Adam Smith