Dal 26 febbraio al 22 giugno al Palazzo Reale di Milano sarà possibile visitare la mostra retrospettiva dedicata all’artista Leonor Fini

Di: Maria Mele

LEGGI ANCHE: “Pellizza Pittore da Volpedo”, un viaggio alla riscoperta di un grande pittore italiano

Comincia con questa potente affermazione l’intensa mostra retrospettiva dedicata all’artista italo argentina Leonor Fini, che rimarrà aperta dal 26 febbraio al 22 giugno al palazzo Reale di Milano.

Il perché è molto semplice – ci raccontano i due curatori Tere Arcq e Carlos Martin – a ispirare il titolo una citazione della stessa artista: “Sono una pittrice. Quando mi chiedono come faccia, rispondo: Io sono.”

Con queste parole l’artista intendeva sintetizzare il suo essere pittrice, ma anche costumista, scenografa, illustratrice, scrittrice e performer, libera da schemi e intollerante alle imposizioni.

Da questa affermazione identitaria della realtà artistica e intellettuale che sfugge ad ogni catalogazione, sfocia il racconto del pensiero, della vita e delle opere di questa artista che ha attraversato tutto il Novecento, nasce infatti  a Buenos Aires nel 1907 e muore a Parigi nel 1996, vivendolo con pienezza e senza remore, libera e indipendente dalle mode e dalla cultura del tempo.

Io sono Leonor Fini rappresenta un momento di riscoperta dell’artista che ha saputo anticipare e vivere, facendoli propri, temi estremamente attuali, dall’identità di genera alla contestazione dei modelli di coppia e di famiglia.

Le 100 opere in mostra, riunite in 9 sezioni tematiche, ci restituiscono un ritratto multiforme, misterioso e metamorfico della Fini, consentendoci di conoscerne le sue collaborazioni artistiche non solo con le correnti pittoriche del novecento, ma anche quelle legate al mondo del teatro, del cinema e persino della moda.

Nelle opere pittoriche in mostra si mescolano forti figure femminili ad efebiche figure maschili che si collocano tra reale e immaginario, conscio e inconscio.

I dipinti raffiguranti le onnipresenti sfingi, creature con le quali l’artista identifica sé stessa, e gli amatissimi gatti, passione che condividerà con Anna Magnani, si alternano ai bozzetti per le scenografie del Teatro alla Scala e ai manichini rivestiti dagli splendidi costumi per produzioni teatrali e cinematografiche.

Il percorso espositivo si conclude con Autoritratto con il cappello rosso, saluto simbolico dell’artista, che sembra invitare il pubblico ad una identificazione con la sua figura, grazie ad un sapiente gioco di specchi dell’allestimento.

Viene da chiedersi come mai una donna con un così prorompente carattere ed una poliedricità artistica unica, che ha fatto innamorare di sé, artisticamente e non, personaggi del secolo scorso del calibro di Max Ernst e Alberto Moravia, Federico Fellini e Luchino Visconti, Giorgio Strehler, Pier Paolo Pasolini e Elsa Schiaparelli, possa aver trovato solo ora lo spazio per farsi conoscere al grande pubblico attraverso una retrospettiva completamente a lei dedicata.

Il catalogo dedicato alla mostra include anche un testo autobiografico scritto dalla stessa Leonor Fini per la prima volta completo e tradotto.