“I meme sono Arte?”. La domanda potrebbe essere equivocabile. Nel video, di cui si riporta il contenuto, il Professore Alessandro Carnevale si esprime in merito

Di: Giovanni Pasquali

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Definire l’arte non è facile, in quanto vi è un intero ventaglio di definizioni possibili. Una di queste, semplicistica, presenta l’arte come qualsiasi forma di attività umana che esalti il talento inventivo, e la capacità espressiva, di chi la crea. Un’altra, più pragmatica, usa queste parole: complesso di tecniche e metodi che si applicano nel campo delle professioni e/o dei mestieri.

Alla luce di questo, si afferma che l’arte sottende ogni attività umana, svolta singolarmente o collettivamente, che porta a forme di espressione, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità peculiari e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall’esperienza. Il risultato emblematico è la cosiddetta “opera d’arte”, una creazione artistica che implica una funzione primariamente estetica. E il lavoro e il tempo spesi per realizzarla testimoniano il talento dell’artista.

L’arte (non) accetta correzioni

Nel 1919, quando Marcel Duchamp rettificò la Gioconda di Leonardo Da Vinci disegnandole baffi e pizzetto, pare che il senso del “lavoro” sopracitato avesse perso d’integrità. La nuova opera, in realtà, era un fervido sintomo di controtendenza, sotto l’influenza dadaista corrente.

Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q.
Cr. ph. Due minuti d’arte

La cosa più naturale sarebbe spiegare l’opera come qualcosa fatto “a imitazione di un’opera che già esiste”. Non si tratta di ricercatezza nella sua definizione. Servendoci di questa dicitura, arriviamo al concetto di “artefatto”.

L’artefatto è il mezzo principe per la promulgazione dell’arte concettuale del secolo scorso, e non solo. Riprendendo i canoni del “Dada”, Duchamp tenta di combattere l’arte con l’arte, realizzando il primo ready-made rettificato della storia. Rappresenta l’opposto del senso connotativo originario, che in un unico soggetto riassumeva la grazia e il pudore.

Duchamp crea qualcosa di nuovo. L’opera si chiama L.H.O.O.Q., che pronunciate in francese danno origine alla frase “Elle a chaud au cu”. In una forma edulcorata, significa “Lei si concede facilmente”. L’artista intende contestare la venerazione passiva delle persone nei confronti delle opere d’arte. L’opera, la Gioconda, infatti, aveva perso senso nella contemplazione estetica: era divenuta un semplice oggetto di culto, perché molto famosa e perché apparteneva, di fatto, all’immaginario artistico collettivo.

Ready-made: cos’è?

Ready-made è traducibile come “già fatto, prefabbricato, pronto all’uso”. Si riferisce a un oggetto disponibile sul mercato, del quale un artista si appropria, privandolo della sua funzione utilitaristica. Vi è l’aggiunta di un nuovo titolo, di una data, a volte di un’iscrizione. Così, l’opera d’arte viene manipolata, a riprova della rivoluzione del proprio senso e significato. Acquista, poi, lo status artistico una volta presentata a una mostra d’arte. Il tutto vuole essere dissacrante, provocatorio. Si vuole depositare un significato inedito, che porti a riflettere circa l’originale e attorno al motivo dell’intervento attuato per modificarlo.

Quando i meme sono dei ready-made? A titolo d’esempio, quando hanno un’opera d’arte come modello.
L’opera artistica scelta viene resa estremamente attuale, attraverso un’inevitabile, quanto azzardata, deposizione di significato. Ciò è possibile per mezzo di una piccola – ma insieme invadente – rettifica.

I meme

I meme rappresentano un meccanismo che si ripete. Sono composti quasi sempre da una base e da un testo scritto, ove la prima viene decontestualizzata grazie all’inserimento del secondo. Quello che si ottiene è un prodotto multimodale.

(Questa è la definizione degli odierni Internet meme. Per la definizione originaria, clicca qui)

In dipendenza dal testo sovrapposto alla base, i meme producono un significato diverso. L’intento è pungere chi guarda, quasi stuzzicarlo: in questo modo, si capisce quanto un meme influisca sugli utenti.

Il pubblico è vastissimo. La stessa identica base può rivolgersi a un pubblico sia eterogeneo sia molto specifico. Il cambiamento del testo scritto determina il target. Se questo secondo elemento è il fondo goliardico del meme, indubbiamente a diventare virale è l’immagine. Infatti, questa vede moltissimi riutilizzi, cosa che, fosse applicata al testo, segnalerebbe una mancanza di creatività.

Le persone hanno la possibilità di intervenire attivamente, realizzando un proprio contenuto. De facto, i meme sono uno strumento di partecipazione collettiva: non vi è alcun vincolo o coercizione a realizzarne. Inoltre, essi modulano e alimentano il dibattito sui social, luogo nel quale si sviluppa il più delle situazioni contemporanee.

Il cinismo disincantato dei meme

I meme testimoniano la creatività spontanea che caratterizza il nostro presente. Sono un attuale esempio di cinismo disincantato, perché sono creati e pubblicati in maniera totalmente disinibita. Tuttavia, hanno un contro. È possibile che favoriscano la normalizzazione di un comportamento che, in realtà, vogliono denunciare. La conseguenza: l’attaccamento del pubblico al personaggio o alla situazione presentati, verso cui si prova simpatia.

La questione è comunque risolvibile, se si possiedono gli strumenti giusti, adatti alla comprensione del contenuto satirico; in caso contrario, anche il personaggio peggiore diviene un soggetto simpatizzato. Pertanto, nonostante il loro intento originario, efficacemente dissacratorio, i meme possono raggiungere, purtroppo, anche l’obiettivo opposto.