In migliaia, da San Siro fino a Piazza del Duomo, sono accorsi per festeggiare il 20° scudetto delle Benamata, per dirla alla Gianni Brera
Di: Andrea Panziera
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In migliaia, da San Siro fino a Piazza del Duomo, sono accorsi per festeggiare il 20° scudetto delle Benamata, per dirla alla Gianni Brera, che sancisce una superiorità apparsa sul campo netta fin dalle prime giornate di Campionato. Il distacco si è via via fatto quasi incolmabile e ha visto prevalere i nerazzurri in quasi tutti gli scontri diretti, sia in casa che fuori. Solo qualche piccola ma alla fine ininfluente distrazione, forse non a caso con le squadre di medio – bassa classifica, vuoi per qualche errore di valutazione o più probabilmente per l’accavallarsi di impegni ravvicinati, che minano soprattutto le energie mentali, oltreché quelle fisiche. Se analizziamo lo score, si nota che l’Inter primeggia in tutte le statistiche: dai gol fatti a quelli subiti, dal numero dei marcatori ai minuti senza subire gol, segno che ogni reparto ha dato il meglio ed ha superato tutti i concorrenti. Al momento, a parità di partite disputate, è la squadra con la migliore performance a livello europeo. Una sola pecca, anche se ancora pesa e poteva essere evitata: la precoce eliminazione nella Champions League ad opera dell’Atletico Madrid, in un doppio match in cui la compagine allenata dall’ex interista Simeone è stata graziata al Meazza e agevolata in casa propria da alcune leggerezze difensive negli ultimi minuti di gioco. I rigori, si sa, sono una lotteria ma forse con la testa alcuni interisti erano già fuori dalla competizione. I meriti vanno equamente distribuiti, ma da tifoso ne voglio dare due. Il primo a Simone Inzaghi, accolto da molti con qualche punta di scetticismo, ma che da quanto è approdato all’Inter ha inaugurato la personale “regola del due”: ogni anno, per dirla alla Mourinho, ha portato a casa due “tituli”, dando alla squadra un gioco bello, oltreché redditizio. Il secondo, a Beppe Marotta & Co, che hanno finanziato con affari eccellenti in uscita le entrate di giocatori rivelatisi fondamentali, oltretutto con un bilancio in netto miglioramento. Presto per dire se è iniziato un ciclo. Certo, l’età media della squadra, a parte qualche eccezione, non è particolarmente elevata, quindi le premesse potrebbero anche esserci tutte. Ma, per scaramanzia, è meglio non mettere il carro davanti ai buoi e per adesso godiamoci questo trionfo, il palese rodimento di qualche avversario non proprio sportivo, guardando con fiducia al futuro.