“Vulci. Produrre per gli uomini. Produrre per gli dèi”. Aperta fino al 4 agosto, a Milano, la prima mostra sulle metropoli etrusche presso la Fondazione Luigi Rovati
Di: Maria Mele
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L’esposizione “Vulci. Produrre per gli uomini. Produrre per gli dèi” aperta fino al 4 agosto prossimo presso la Fondazione Luigi Rovati di Milano, è la prima di un ciclo sulle“Metropoli Etrusche”, un viaggio alla scoperta del “popolo delle città”, come sono chiamati gli Etruschi per aver superato l’antico modo di abitare in villaggi .
Vulci, una tra le più importanti di queste metropoli, per le sue attività manifatturiere, e snodo strategico nelle rotte commerciali, ha vissuto una stagione di grande floridezza, caratterizzata dal progressivo intensificarsi dei contatti con le popolazioni del Mediterraneo orientale, attirate nell’area dagli ambitissimi giacimenti metalliferi.
Gli scavi archeologici iniziarono a Vulci già nella prima metà dell’Ottocento. L’avvio di operazioni su vasta scala, con la scoperta di numerose tombe e dei loro splendidi corredi, si deve però a Luciano Bonaparte (1775-1840), fratello minore dell’imperatore Napoleone, appassionato collezionista e mercante d’antichità.
Proprio a causa di questi scavi “precoci e forsennati” miranti a ottenere il massimo guadagno sui mercati d’arte internazionali,si deve però anche la dispersione del patrimonio archeologico di Vulci.
Aprire il ciclo sulle metropoli con una mostra su Vulci mira quindi a creare un ricongiungimento culturale, se non materiale, dell’enorme patrimonio artistico, ovunque disperso.
ll titolo della mostra”Produrre per gli uomini. Produrre per gli dèi”allude ad uno degli aspetti per il quale la città di Vulci era famosa nel mondo antico: l’attività manifatturiera di altissima qualità.
Non a caso l’immagine scelta per la locandina della mostra e per il catalogo ritrae uno degli splendidi reperti esposti in mostra:la coppia di mani in lega di metalli preziosi di statua polimaterica.proveniente dalla necropoli dell’Osteria. Seguendo ilfilo conduttore dell’artigianalità, del saper fare, l’esposizione presenta una selezione di opere suddivise in sei sezioni tematiche, capaci di restituire l’immagine di una città dinamica e ricettiva nei confronti degli stimoli esterni, ma in grado di elaborare linguaggi peculiari e forme di artigianato artistico di straordinario rilievo.
Paesaggio liminare, è la sezione che indaga la tradizione artigianale di sculture in nenfro, la specifica varietà di tufo laziale e decorazioni funerarie che evocano il paesaggio dell’aldilà.
Da Atene a Vulci: immagini in viaggio e Artigiani immigrati, artigiani locali, sono le due sezioni che approfondiscono maggiormente i legami con l’Attica e, in particolare, con la città di Atene, testimoniati dal primato di importazioni di ceramica, materiale utilizzato poi in una varietà di contesti abitativi, santuariali e funerari, a testimoniare l’intraprendenza commerciale dei ceti dominanti della città.
Simulacri di immortalità,che raccoglie una serie dei cosiddetti “sphyrelata” sculture polimateriche molto stilizzate. Collocate nelle tombe come simulacri dei defunti, queste immagini venivano assemblate combinando supporti lignei con la riproduzione di parti del corpo umano, come la testa e le mani, spesso realizzate in metallo ricorrendo a raffinati metodi di martellatura.Una testimonianza di come, nel rispetto della tradizione, che voleva l’incinerazione del defunto, era già in atto un cambiamento ideologico che tendeva a ridare corporeità al defunto in un disperato tentativo di immortalità. Straordinariamente preziose appaiono in tal senso le due mani in lamina d’argento, di cui scrivevamo prima, anticamente pertinenti a una scultura di questo genere
Bronzi per la guerra bronzi per la pace, è la sezione che raccoglie splendidi esempi di artigianalità specializzata nella lavorazione delle pietre dure, dei preziosi e dell’avorio e naturalmente del bronzo, sia a scopi bellici che per la produzione di lussuosi servizi di vasellame e di elementi di arredo.
Devozione d’argilla,che raccoglie alcune delle terracotte architettoniche provenienti dall’edicola di Ponte Rotto, esempio di esperienze figurative complesse di impronta ellenizzante.
Accompagna la mostra il catalogo Vulci, Produrre per gli uomini. Produrre per gli dei, nonchè la guida accessibile per persone con disabilità intellettiva, redatta dall’equipe Museo per Tutti de L’Abilità Onlus, secondo le regole dell’Easy to read, un linguaggio facilitato.
Ultimo ma non ultimo nel giardino interno alla Fondazione, ma ad ingresso gratuito,consigliamo di prendere visione dello splendido plastico e di un video suVulci, una città ancora tutta da studiare e da capire.