Due ottimi motivi per visitare il Museo della Fondazione Luigi Rovati di Milano: le mostre sul lampadario etrusco di Cortona e sulla stele di Kaminia

Di: Maria Mele

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Se ancora non avete visitato quello stupendo gioiello che è il Museo della Fondazione Luigi Rovati di Milano, avete almeno due ottimi motivi per farlo in questo inizio del 2023:la mostra sul lampadario etrusco di Cortona e quello sulla stele di Kaminia; due mostre che di per sé varrebbero una visita, non fosse per la bellezza, la cura e la straordinarietà delle collezioni permanenti del Museo.

Il lampadario etrusco di Cortona, unico per tipologia e integrità, che per la prima volta dal 1938 lascia temporaneamente le sale del MAEC | Museo dell’Accademia Etrusca e della città di Cortona, potrà essere ammirato  solo fino al 5 marzo mentre la stele di Kaminia, una delle iscrizioni più enigmatiche e dibattute di tutta l’antichità classica, ritrovata nell’isola di Lemno e oggi custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Atene, è ospitata alla Fondazione Luigi Rovati fino al 16 luglio 2023.

A rendere possibile questi prestiti è la rete di alleanze che la Fondazione ha instaurato con le maggiori istituzioni impegnate nello studio e nella conservazione dell’arte antica.

A riassumere lo spirito che porta a queste mostre di un solo oggetto, ma perfettamente contestualizzato, è il prof. Salvatore Settis, Coordinatore del Comitato Scientifico della Fondazione, che parla di “SLOW ART” in contrapposizione alla bulimia da esposizione a cui spesso ci troviamo ad assistere.

Giovanna Forlanelli Rovati, Presidente della Fondazione Luigi Rovati, accogliendo il lampadario cortonese afferma:

La ricchezza delle decorazioni e la preziosità del bronzo del Lampadario di Cortona si contrappongono alle linee pure ed essenziali e alla povertà del gesso della Lanterne à quatre lumières di Diego Giacometti” (in esposizione permanente presso la Fondazione n.d.r.). “Una contrapposizione che è caratteristica di tutto il percorso espositivo del Museo d’Arte.

La presenza di questi lampadari d’altro canto sembra simbolicamente rimandare agli intenti  dell’Accademia Etrusca di Cortona e della Fondazione Luigi Rovati nel ricomporre da un fatto oscuro un quadro chiaro e splendente, grazie al fascino e alla guida dell’Arte.

Racconta Paolo Bruschetti, vice lucumone dell’Accademia Etrusca di Cortona:

La presenza, se pure temporanea, del lampadario di Cortona (che uscì una sola volta per la “Mostra autarchica del Minerale italiano” organizzata a Roma al Circo Massimo fra il novembre 1938 e il maggio 1939 n.d.r.) nella collezione di un grande mecenate contemporaneo… diventa portavoce di una unità di intenti e di una sorta di “gemellaggio” culturale fra due istituzioni e due città solo apparentemente molto lontane e diverse fra loro.

La stele di Kaminia

Intimamente collegata al mondo etrusco e al suo mistero anche la stele di Kaminia, che arricchisce la sezione dedicata alla scrittura al piano ipogeo del Museo d’arte.

Rinvenuta tra il 1883 e il 1885 vicino al borgo di Kaminia, sull’isola di Lemno, nel Mar Egeo settentrionale, la stele è datata al VI secolo a.C. e ha suscitato particolare interesse per le due iscrizioni che porta incise. L’alfabeto della stele è greco, del tipo detto ‘rosso’ (o greco-occidentale), ma alcuni tratti peculiari lo avvicinano all’alfabeto etrusco.

Le notizie degli autori antichi sui Pelasgi o Tirreni, che avrebbero abitato Lemno fino alla conquista di Atene (ca. 500 a. C.), indussero la Scuola Archeologica Italiana di Atene, unica scuola archeologica italiana operante all’estero, a condurre scavi e ricerche sull’isola per identificare le origini dei Tirreni d’Italia, cioè gli Etruschi.

L’importanza storica e archeologica della stele viene ben riassunta dalla narrazione del direttore della scuola Italiana di Archeologia di Atene Emanuele Papi che sottolinea nella sua presentazione di questo  manufatto  etrusco , ma proveniente dalla Grecia, come l’esile profilo dell’uomo armato di lancia della stele paia raccontarci una storia misteriosa e arcaica con solo 200 lettere di un alfabeto greco, articolate in 30 parole di una lingua etrusca, redatte seguendo l’andatura sinusoidale detta bustrofedica.

Un rebus che conferma le tesi di Erodoto sull’origine dei Tirreni in Italia? E’ per rispondere a questa domanda che la scuola archeologica italiana di Atene ha iniziato e continua una lunga serie studi sulla stele.

Articolo originale su Excellence Magazine Luxury