Fino al 7 luglio, al Museo d’Arte di Mendrisio, la prima retrospettiva di Enrico Castellani, uno degli artisti italiani “più familiari e misconosciuti” del ‘900

Di: Maria Mele

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L’architettura duecentesca del complesso di San Giovanni, che accoglie il bellissimo Museo d’Arte di Mendrisio, ospita fino al 7 luglio la mostra Enrico Castellani, una retrospettiva comprendente sessanta opere che abbracciano l’intera carriera dell’artista.

La mostra, curata da Barbara Paltenghi Malacrida, Francesca Bernasconi e Federico Sardella, è organizzata in collaborazione con la Fondazione Enrico Castellani e costituisce la prima presentazione del lavoro dell’artista italiano in un museo svizzero e la prima retrospettiva organizzata dopo la sua morte avvenuta nel 2017.

Quello delle grandi retrospettive su artisti del 900 è il filo rosso che il Museo d’Arte di Mendrisio sta srotolando da qualche anno e che lo pone tra gli enti museali protagonisti della ricerca artistica contemporanea.

Il percorso espositivo si snoda con una cadenza strettamente cronologica attraverso le sale, ciascuna delle quali è dedicata a un momento specifico della ricerca di Castellani. Oltre a dipinti, superfici a rilievo, opere su carta, installazioni, sculture, stampe e un’intera sezione documentaria, la mostra espone anche alcuni inediti di questo artista tra i più influenti e carismatici della seconda metà del 900, grazie alla sua costante e rigorosa ricerca intorno al concetto di spazio e di tempo e alla loro rappresentazione.

Abbandonato un certo tipo di espressionismo astratto delle prime opere, Castellani sviluppa una pratica artistica molto personale e assolutamente riconoscibile, grazie all’uso di un originale processo di estroflessione e introflessione che raccolglie e distribuisce la luce sulle sue tele, molto spesso monocrome.

Le ragioni di questa mostra sono molto ben presentate da Barbara Paltenghi Malacrida, che intende aprire con questa “una più ampia valutazione sui possibili motivi della ridotta attenzione internazionale nei confronti dell’opera di Castellani”,che, per citare Bernard Blistène, “è familiare e misconosciuta al tempo stesso”.

Da citare il ricchissimo catalogo bilingue realizzato, che riporta nuove riproduzioni delle opere dell’artista presenti in mostra, insieme a saggi di Ester Coen  Paolo Bolpagni, Fulvio Irace,Federico Sardella e della già citata curatrice, nonché direttrice del Museo, Barbara Paltenghi Malacrida.

A corollario del percorso espositivo,il Museo d’Arte Mendrisio presenta un evento collaterale che mira a sviluppare quegli aspetti musicali delle composizioni di Castellani ben sottolineati dal saggio incluso nel catalogo di Paolo Bolpagni. Il 27 aprile 2024 alle ore 20.30 nelle sale del Museo, verrà eseguita, in prima assoluta mondiale, una composizione musicale espressamente composta per questo evento e ispirata all’opera di Castellani, del compositore  italiano Carlo Boccadoro, una delle figure di spicco del panorama musicale contemporaneo. La partitura, intitolata al pari di una famosissima istallazione di Castellani,Il muro del tempo, sarà eseguita dal batterista Jeff Ballard e dal timpanista Lorenzo Malacrida