Un trend in crescita in Italia e dall’impatto economico importante. Analizziamo il fenomeno del cicloturismo insieme a Luca D’Angelo

Di: Maria Mele

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Il cicloturismo è un fenomeno in piena espansione in Italia. Il desiderio di libertà, la voglia di immergersi nella natura e di andare verso un nuovo tipo di turismo sostenibile hanno fatto aumentare, infatti, il numero di appassionati e di chi decide di far vacanza sulle due ruote. In crescita quindi negli ultimi anni anche l’impatto economico che questo mercato ha nel panorama turistico complessivo. Si tratta di una risorsa importante su cui puntare, a patto di conoscere le scelte e i bisogni di chi viaggia in bicicletta.

Insieme a Luca D’Angelo, Destination Manager dell’Azienda per il Turismo Dolomiti Paganella SB anima di MTB Talks, abbiamo provato a comprendere meglio questo mondo.

Luca D’Angelo, ritratto da FIlippo Frizzera.

we. Luca, raccontaci innanzitutto cosa sono e perché nascono gli MTB Talks (Mountain Bike Talks).

MTB Talks è il format di Dolomiti Paganella Bike che, tramite giornate dedicate alla formazione, fornisce un reale supporto alle diverse bike area raccogliendo e diffondendo strategie e best practice per il mondo del MTB. MTB Talks nasce dalla consapevolezza che solo creando un vero network tra le diverse bike area potremo superare le difficoltà che ancora abbiamo in Italia, prima fra tutte la frammentazione legislativa regionale relativa alla gestione dei tracciati.

we. Perché MTB Talks si svolge proprio nel comprensorio della Paganella?

La destinazione Dolomiti Paganella si trova in Trentino, all’interno del geopark Unesco Parco Naturale Adamello Brenta, ed è un vero e proprio ecosistema vivente. La regione Trentino, inoltre, è stata premiata da TTG Travel Experience come destinazione più sostenibile d’Italia, a dimostrazione della vocazione verso un turismo sostenibile. L’APT Dolomiti Paganella in cabina di regia, attraverso un unico masterplan, gestisce le tre bike park zones nelle quali è organizzato il nostro territorio: Fai Zone, Molveno Zone, Andalo Zone. Abbiamo creato percorsi per soli bikers, interdetti quindi ai pedoni, come Supernatural e Interstellar. Pensiamo di aver creato un modello al quale anche altre realtà possono ispirarsi, un punto di riferimento per il mountain biking e il bici turismo in Italia. All’estero hanno una buona cultura relativamente allo sviluppo di destinazione MTB, che in Italia è ancora carente, ecco perché noi APT Dolomiti Paganella abbiamo sentito la responsabilità di aiutare lo sviluppo della cultura della MTB.

we. Quali sono i punti di forza e le aree di criticità del nostro territorio rispetto a questo turismo?

Punti di forza e di debolezza paradossalmente coincidono! La grande diversità del territorio è una delle massime attrattive, ma anche l’area sulla quale è più necessario intervenire.

we. Come funziona il turismo su due ruote e come intercettarlo?

Di quali due ruote parliamo? Il mercato del cicloturismo è molto differenziato! Tutti usano la bicicletta, ma ciò che cambia (e che spesso fa la differenza) sono le infrastrutture. Le bici da strada, ad esempio, utilizzano infrastrutture esistenti, a differenza delle MTB per le quali le infrastrutture sono da realizzare. Ogni segmento ha la propria tribù, i propri stili, il proprio abbigliamento, il proprio influencer di riferimento, il proprio gergo e, di conseguenza, il proprio stile di comunicazione. Il rischio che si corre a essere generalisti è quello di non parlare a nessuna delle possibili tribù. Per risponderti direi quindi che la cosa fondamentale è, innanzitutto, capire quale dei diversi target vogliamo intercettare in base anche al territorio sul quale ci troviamo a operare.

Se in pianura, o anche in montagna, ma utilizzando le infrastrutture esistenti, potrò specializzarmi in una proposta legata al ciclismo su strada. Se il mio territorio è ricco di strade sterrate o bianche mi avvicinerò maggiormente al Gravel. In montagna, immaginando di creare le infrastrutture necessarie, la MTB è la disciplina più frequente. Ma andare in bici può anche essere solo una delle possibili offerte della destinazione. Quindi è necessario studiare con attenzione i codici del segmento scelto, creare i servizi adeguati, in una parola specializzarsi. Dobbiamo comprendere che la bicicletta è solo uno strumento, un mezzo per la pratica sportiva, ma ciò che fa la differenza è la motivazione, la passione che ci anima quando ne inforchiamo una, che la trasforma in uno strumento per nuove forme di turismo sostenibile.

we. Questa grande differenziazione rende complicato mettere in rete tutto il territorio nazionale?

L’esperienza ci insegna che non è il singolo modello, ma il processo a essere ingegnerizzato. In realtà quello che al momento manca è la consapevolezza dell’importanza di mettersi in rete. Questo perché al momento mancano i soggetti pivot, i Destination Manager che indirizzino correttamente le destinazioni. Se non ho una DMO (Destination Management Organisation), se manca la cultura della destinazione, manca anche la consapevolezza di quanto sia importante mettersi in rete.

we. Come vedi il futuro del cicloturismo?

Stiamo parlando di un’industria che – anche non volendo considerare il periodo Covid, durante il quale abbiamo assistito a un vero e proprio exploit – vede un trend in costante crescita. La mia speranza è che questa crescita lasci alle diverse passioni lo spazio vitale e la libertà di prosperare.

Articolo originale su WellMagazine.it