A chi dice che la nostra situazione non è per nulla florida, rispondo: “Può andare molto peggio. Basta applicare le ricette della nouvelle cuisine economica”

Di: Andrea Panziera

LEGGI ANCHE: Post it – La contesa sul Merito

Qualche giorno fa una mia cara amica ha assistito, con grande piacere, ad un incontro pubblico nel quale era ospite in qualità di conferenziere Nino Galloni, figlio di Giovanni, già esponente di spicco della DC. Economista, allievo di Federico Caffè, Galloni jr è noto per le sue idee alquanto eterodosse, a suo dire post – keynesiane, che spaziano da una critica senza quartiere verso più o meno tutte le Istituzioni, politiche e finanziarie in primis, a posizioni assai critiche sulla moneta unica, sull’obbligatorietà dei vaccini anti-Covid, fino ad arrivare a prese di posizione sulla guerra russo-ucraina oggettivamente filo – putiniane. Paradossalmente, ma forse a pensarci bene neanche tanto, gran parte della sua carriera si è consumata proprio all’interno di Ministeri ed Enti pubblici, immagino con una qual certa sofferenza, vista la dissonanza fra le sue idee e la prassi quotidiana di quegli ambienti. In una intervista di qualche mese fa concessa ad un quotidiano locale dell’Emilia Romagna, egli aveva testualmente dichiarato: “Io non voterò nessuno che non mi dia garanzie su questi tre aspetti che considero fondamentali: nessun’ arma all’Ucraina e uscita immediata dalla guerra, un po’ di moneta non a debito per un piano di salvezza nazionale (nessuna riforma è possibile senza questo), una commissione di inchiesta seria e lucida su quanto è accaduto durante la pandemia, soprattutto in tema vaccini e le loro conseguenze.” Quale sia poi stata la scelta elettorale di Galloni non è noto, anche se nel prosieguo dell’intervista di cui sopra manifestava le sue simpatie per il partito “no euro”, rimasto escluso dal Parlamento, con una possibile alternativa per quello neo-comunista di estrema sinistra, che nelle urne ha racimolato meno dell’1% dei voti. Prendendo a prestito le parole del Duca di Mantova,” questi o quelli per me pari sono” , uniti dal collante anti-sistema; una sorta di pendolo extra parlamentare , che strizza l’occhio al malcontento di ogni tipo e colore. Per fortuna viviamo in una democrazia che, pur con tutte le sue imperfezioni, consente ad ognuno di noi di esprimere liberamente il suo pensiero, anche quello più stravagante e/o di impervia interpretazione. Da modesto economista quale sono, vorrei però mantenere il focus di questo mio contributo sulla materia che condivido con Galloni e prestare attenzione ai numeri reali più che a ricette di cui non capisco gli ingredienti. I miei maestri sono stati altri rispetto ai suoi, ma probabilmente non meno prestigiosi, visto che unanimemente l’Università Bocconi , sia in Italia che all’estero, viene considerata un Ateneo d’eccellenza. Ebbene, non mi è chiaro cosa lui intenda con il concetto di “moneta non a debito”. Sulla base delle sue argomentazioni ritengo si possa escludere l’incremento dell’ offerta di moneta così come postulata da tutta la teoria economica, classica e non soltanto. Di cos’altro si tratta allora, visto che a mia memoria in nessuna altra nazione viene emessa o almeno ipotizzata l’introduzione di una “moneta non a debito”? A meno che Galloni non faccia riferimento alla recente esperienza dello Stato di El Salvador, che poco più di un anno fa è stato il primo Paese al mondo ad adottare il bitcoin come valuta legale. La “Ley bitcoin” stabilisce infatti che tutti gli operatori economici devono accettare come modalità di pagamento la cripto valuta e tutti i prezzi delle merci devono essere espressi in dollari e bitcoin. Forse è prematuro stilare un bilancio, ma se si deve dar credito ai numeri non pare che questo esperimento abbia avuto molto successo. Il valore del bitcoin è passato da quasi 50.000$ a poco più di 16.000$ , con una perdita di circa il 60%. In pratica, tralasciando tutte le sopravvenute implicazioni sulla credibilità internazionale dello Stato e sulla sostenibilità del suo debito pubblico, in un anno sono state bruciate risorse pari all’intero budget del Ministero dell’Agricoltura, in un Paese dove la carenza alimentare della popolazione è un problema endemico. In altre interviste Galloni si fa propugnatore di un maggiore intervento pubblico nel sistema economico. Anche in questo caso non ho compreso quale sia la forma e gli obiettivi di questa auspicata presenza. Una nuova IRI? Il salvataggio di posti di lavoro a prescindere dalla capacità delle aziende di stare in modo minimamente redditizio sul mercato e da qualsiasi parametro di produttività? Mi sia consentita una pacata riflessione. Ma non sono proprio queste politiche ad aver favorito negli anni la dilapidazione irresponsabile di risorse nazionali ed aver causato l’esplosione del nostro debito con tutte le relative e nefaste conseguenze? vogliamo davvero continuare nelle dissennatezze stile Alitalia, tenendo in vita carrozzoni improduttivi a spese della collettività, lasciando in eredità l’oneroso fardello alle future generazioni ? In definitiva, vogliamo abolire ogni criterio di sostenibilità economica dell’impresa? A pensarci bene, da queste considerazioni può scaturire il nome di un nuovo movimento politico: “Italietta forever”, con un diluvio di banconote del Monopoli come logo. A chi dice che la nostra situazione non è per nulla florida, rispondo senza esitazione alcuna: “può andare molto peggio di così, basta applicare le ricette creative della nouvelle cuisine economica”.