“Ship of love”, singolo dei The Acid Eye, l’autentico psichedelico che rivendica l’autenticità della psiche. Un richiamo veneto alle lezioni degli anni ‘60
Di: Benedetta Breggion
“Take me my love, take me my love And take me in the world where we’ ll be finally free Take me my love, take my love and teach to the world the power of love”.
Così intona “Ship of love”, il singolo che la giovane band “The Acid Eye” definisce la più identificativa del suo pensiero artistico. I musicisti invocano l’ imbarcazione, affinché permetta loro di avere un’ esperienza umana autentica. Perchè qui sulla terra sembra ormai impossibile vivere una profonda connessione con il prossimo, rimanendo nella propria autenticità, e bisogna reinsegnarlo alla gente.
E sembra voler invocare questa nave di portarlo lontano, dove solo l’ amore, con la caduta delle proprie maschere, sembra poter portare. Un po’ come la morte carnale”, dice lui, alla stregua dei poeti Scapigliati. Perchè sembra ormai impossibile poter sperare di poter vivere senza una maschera che ci convinca che non ci meritiamo nulla così come siamo.
A lanciarci questo messaggio sono tre giovani ragazzi vicentini: il chitarrista Andrea Marcon, il cantante e
poeta Marco Radin e il batterista Ulisse Chimetto, che insieme parlano attraverso la voce de “the Acid eye”. Sembra una fiaba del xx secolo; eppure, anche il garage del batterista Ulisse, a Cresole (VI), è fucina in cui nasce l’ attività artistica di questi giovani.
“The Acid Eye”, infatti, compie I suoi primi passi fuori casa dapprima nelle sagre dei Paesi accanto, per poi proseguire poco dopo a crescere in un lungo percorso che li ha accompagnati, per un anno intero, grazie al Vicenza Rock Contest, fino ad acquisire una visibilità tale da essere nominata una delle 3 band più votate dal pubblico e partecipare alla finalissima di Costalunga (VR).
Sicuramente, l’ evento più significativo e che ha promosso il messaggio che la band vuole lanciare al suo pubblico è stata la vittoria del primo premio al “Contest articolo 27”. Qui, la giuria ha scelto il loro brano “See me change” per celebrare l’ anniversario della Dichiarazione dei Diritti umani. Vittoria, questa, in seguito alla quale la band ha avuto modo di esibirsi presso il “Lumen Festival”, indicato da “Rolling Stone” come uno tra gli eventi più imperdibili dell’ estate italiana. E ora? Ora continuano instancabilmente ad animare locali della regione.
“Ogni individuo ha il diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici”. Il brano fa onore appunto all’articolo 27 della dichiarazione dei diritti umani, perchè ci ricorda le voci dei sentimenti umani che il progresso avido dei potenti continua a calpestare.
“See the men fight for their rights / See the men fight against the night / To see the rise of a better life “, dice See me change
La band la definisce una canzone rivoluzionaria che parla della dualità dell’ uomo e, sulla corrente che
lega tutta la loro opera, questa in particolare mette in risalto il doppio volto dell’ essere umano: l’ uomo di
“See me change” è un uomo che continua a voler dare il meglio di sè ma al prezzo riprovevole di altre
vite umane o talvolta della sua stessa salute e benessere spirituale.
“Guardami cambiare”, infatti, è la falsa speranza che propone questo uomo moderno. Una uomo da cui non ci siamo ancora del tutto affrancati, nella sua avida corsa all’ eternità sulla vita terrena. Ma questa pseudo-eternità ha paura della vera eternità, che soltanto la morte terrena e l’amore possono donare.
Cosa vogliono offrire a chi ascolta? Detta con un ossimoro, un’ evasione. Un’evasione che restituisca alle nostre coscienze un risveglio, un’ evasione per evadere e rifiutare di aderire a un tipo di società che ormai da tempo è già alienata da se stessa, con la forza psichedelica del progresso che spaventa molto più che non nella sua declinazione in genere artistico.
L’ evasione di “The Acid eye è l’ evasione di chi vuole mostrare a coloro che si considerano i potenti e uomini di successo di questa terra verso quale oblìo la loro sete di guerra ha condotto. Il canto dei “The Acid Eye” è il canto del xxi secolo deluso dalle promesse ignorate dei movimenti 68ottini. Con le parole dei ragazzi “la società odierna è entrata in un circolo vizioso di assuefazione di estraniamento dalla realtà”.
Cosa serve alla nostra società, cosa abbiamo dimenticato? Sicuramente, si dovrebbe reimparare ad amare, proprio come società. Si è dimenticato come ricevere ciò che ogni essere umano ha il diritto di chiedere, senza aver paura di esprimersi.
Nell’ era in cui non ci si sposa più per denaro o per convenienza, bensì per amore, perché è ancora così spaventoso
amare? Forse, tuttora non siamo completamente usciti da questo loop insano. Un loop che ci impedisce di godere appieno delle bellezze della vita, riuscendo a rimanere se stessi, ad essere amati per quello che si è, senza la necessità di indossare una maschera per poter ottenere quei benefici emotivi di cui tutti abbiamo bisogno. Perchè imparare ad amare meglio il prossimo, se, nonostante i progressi della società, in fondo ci fa sempre ancora così paura?
“Imparando ad amare non serve nemmeno più pregare, ovvero non serve più ammazzarsi l’ anima per
ritagliarsi quel tanto agognato e maledetto angolo di Paradiso, e te lo puoi direttamente costruire qua, ora,
dove sei, non hai più bisogno di chiedere ad un Dio di prometterti un perdono da tutti i tuoi peccati.”
“Il la me lo hanno dato gli Scapigliati” dice l’ autore di questi testi. E la sua intenzione è urlare questo la in modo ancora più forte alla società che ci circonda; rinnovare il messaggio di denuncia alla società iperprogressista che ci accompagna in ogni letteratura artistica da quando l’ essere umano ha iniziato ad affezionarsi in maniera sempre più morbosa al proprio progresso, e che rischia di essere dimenticato e sepolto tra i tanti beni di consumo, tra le tante forme di assuefazione che la società ha prodotto per se stessa.
“The Acid eye” mirano sicuramente a riproporre in chiave moderna e imitare in maniera spudorata il sound dei “the doors”. Tuttavia, se è vero che gli umanisti ci hanno insegnato ad imitare l‘ antico rinnovando, il più recente Stravinskij diceva che “i bravi compositori non imitano, ma rubano”. E la band vicentina far riesumare la sauma dei “The Doors, con il loro stesso sound, lo stesso organetto. Come se il cantante volesse mettere in bocca ai suoi idoli le parole che scaturiscono dalla sua penna. E quindi la band vuole evadere da questo loop della società, coinvolgendo i loro ascoltatori in nuovi loop: i loop della chitarra di Andrea su cui si costruiscono le idee ritmiche di Ulisse e quelle vocali di Marco.
I loop di Andrea però sanno far divertire, e questo grazie alla sua giocosità che lo ha sempre accompagnato e con cui riesce ad affrontare con estrema eleganza qualunque argomento, come i testi profondi del suo poeta, che intendono rivolgersi al pubblico come un pugno nello stomaco. Un pugno nello stomaco è anche il modo in cui morte e amore ad un certo punto sembrano coincidere. “The Acid Eye” vi racconteranno tutto questo con la loro voce il 19 novembre presso “la vie en rose” di Marostica, e a tutti gli eventi che avranno luogo prossimamente. Potrete rimanere aggiornati su tutte le loro novità cliccando qui.