Dopo 20 anni dall’ultimo album, con il singolo “Hey Hey Rise Up” arriva dai Pink Floyd il sostegno al popolo ucraino

Di: Maya Cordì

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L’8 Aprile 2022, esattamente dopo 43 giorni dall’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, i Pink Floyd pubblicano il nuovo singolo “Hey Hey Rise Up” in collaborazione con la voce del rock ucraino Andriy Khlyvnyuk.

Un ritorno in giallo e blu che lancia un grido di protesta ed indignazione nei confronti della crisi russo-ucraina inaspritasi in seguito all’avvio dell’operazione militare nel Donbass promossa dal presidente Vladimir Putin.

Non è la prima volta, infatti, che il gruppo si schiera apertamente contro ogni forma di guerra. Da “The Wall”, “Rattle That Lock”, fino ad arrivare ai Tweet dello stesso Gilmour, il leitmotiv rimane l’appello a non restare indifferenti di fronte alle atrocità dell’essere umano verso i suoi simili: “Russian soldiers, stop killing your brothers” (David Gilmour, messaggio Twitter, 01 Marzo 2022, 11:53).

Da segnalare è inoltre la sanzione inferta a Russia e Bielorussia da parte della band che, in un post Facebook pubblicato l’11 Marzo 2022, ha deciso di rimuovere da tutte le piattaforme digitali le registrazioni della band a partire dal 1987, includendo persino quelle da solista incise dal front man David Gilmour.

Cosa c’è dietro “Hey Hey Rise Up”?

“Hey, hey, rise up and rejoice” è proprio l’ultima frase cantata dall’ucraino Andriy Khlyvnyuk nel video pubblicato su Instagram che lo ritrae mentre intona l’inno di resistenza nazionale; un canto popolare di protesta risaliente al 1914 che Khlyvnyuk, appena tornato dagli Stati Uniti dopo aver interrotto il tour per arruolarsi in difesa del suo Paese, grida nella deserta Piazza Sophia (Kiev).

Oi u luzi chervona kalyna” è il titolo originale della marcia patriottica che rende gloria all’Ucraina esaltando proprio il viburno rosso, simbolo del folklore ucraino: “E prenderemo quel kalyna [viburno] rosso e lo solleveremo” è infatti lo slogan che ricorre nel ritornello.

Com’è nato il progetto?

Un semplice video di dissenso pubblicato via social, che finisce sotto lo sguardo di David Gilmour e dà origine ad una nuova collaborazione. Una volta portato in studio, infatti, il canto a cappella di Khlyvnyuk diventa la base sulla quale costruire l’intero brano firmato “Pink Floyd”.

Come altri autori hanno fatto sin da subito, anche Gilmour e Nick Mason hanno deciso di tornare ad incidere partendo da qui; l’inequivocabile chitarra del front man e lo stile minimal ma efficace de “l’esecutore del 4/4 lento” per eccellenza, creano un prodotto riconoscibile già dal primo ascolto. Il risultato sarà poi comunicato al cantante ucraino che, ascoltando il brano via telefono da un letto di ospedale, accoglierà entusiasta il lavoro.

Il progetto si conclude con la realizzazione del videoclip che ritrae piazze, volti, abbracci e distruzione raccogliendo spezzoni di telegiornali e riprese degli autori su uno sfondo dove dominano i colori della bandiera ucraina.

Ad oggi, il singolo è al primo posto nelle classifiche iTunes di ben 29 Paesi e ha raggiunto più di 7,3 milioni di visualizzazioni su YouTube. Il ricavato verrà poi devoluto in beneficienza al popolo ucraino.