“Come cani per strada” è il nuovo album di Mosè Santamaria, il cantautore ligure che dà voce allo smarrimento di un Paese intero

Di: Arianna Mantoan

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A distanza di ormai un anno dalla nostra prima intervista con il cantautore Mosè Santamaria, rieccoci in esplorazione del terzo album pubblicato dall’artista: Come cani per strada. L’opera si compone di 7 tracce, con adeguate apertura (“Intro”) e chiusura (“Epitaffio”).

Abbandonati i capricci del pubblico e gli imperativi del mondo discografico, l’artista riscopre la propria autonomia e la propria indipendenza. Non più sotto l’egida della costrizione e della forzatura, insomma, bensì all’insegna della volontà di creare qualcosa di impossibile da incasellare. Il risultato è lodevole e con lo stesso spirito ci siamo approcciati al confronto con Mosè.

Il cantautore ci ha concesso un’intervista esclusiva per raccontarci brevemente (si fa per dire…) il suo terzo lavoro.

L’intervista all’autore

Domanda fatidica: cos’è cambiato a ormai un anno e mezzo dalla pandemia?

“Cos’è cambiato da allora… eh, da allora è proprio cambiata la mia esigenza legata al fare musica. C’è la volontà di dare un messaggio più in linea con quello che è il mio essere, il mio sentire… È un’esigenza fortissima. Soprattutto nei prossimi lavori ci sarà voglia di una maturità diversa. Rispetto a quando parlavamo di “Occhi nudi” sono cambiate e successe tante cose; mi rendo conto della differenza nel sapere cosa sono le cose importanti.

Se prima era importante fare un certo tipo di canzoni, adesso c’è il bisogno di andare dritto al cuore del messaggio, senza limitarsi ai contorni. Una sorta di essenzialità dal punto di vista artistico. Ho deciso di essere più indipendente nelle scelte editoriali e di pubblicazione, oltre che di produzione. C’è consapevolezza nel dire: “posso essere indipendente”. Non è più la condizione nella quale mi ritrovo costretto; è una scelta, anche dal punto di vista del mercato discografico. È totale indipendenza da delle logiche consumistiche. Pensate, ho iniziato anche a scrivere un libro!”

E come si intreccia la scrittura di un libro con la stesura di brani musicali?

“Non mi sto dando alcuna regola. Sto scrivendo liberamente, sentendomi totalmente svincolato dal piacere o non piacere, dall’essere capito o dal non essere capito. Sto scrivendo a ruota libera, anche perché non sarà un libro classico; ogni pagina è una cosa diversa, fine a sé stessa e auto-conclusiva. Nelle canzoni, al contrario, in questo momento c’è un ritorno alle origini, con l’intento di raffinare la prosa per renderla più comunicativa e farla maturare. Voglio raggiungere una raffinatezza di contenuti, di messaggio, di stile… vorrei riuscire ad arrivare a farle sembrare delle poesie di Rumi.

Sto seguendo questa strada senza pormi troppe domande. È una fase di sperimentazione: sto assecondando questa ricerca, senza voler dare definizioni a un processo che sto comunque ancora vivendo per non ritrovarmi imprigionato da limiti comunicativi. Voglio un processo artistico molto più libero, dove poter spaziare senza incasellarmi in un genere o in una categoria”.

Da dove arriva l’ispirazione di “Come cani per strada”?

“Come cani per strada” è arrivato come una specie di intuizione… e con questa intuizione è partito tutto il processo che ti descrivevo prima. In poche parole, era notte e avevo visto due cani per strada accoppiarsi; ho decontestualizzato ciò che stavo vedendo e ho allargato, diciamo, il concetto di ciò che mi sono trovato davanti agli occhi. Il singolo racconta di quest’esigenza di libertà che forse negli ultimi anni è venuta un po’ mancare… anche la libertà di avere un pensiero, se non addirittura di potersi porre una domanda.

Sento che in questo periodo c’è una sorta di paura del confronto che soffoca la libertà di esprimersi. Il singolo ha come tema principale la libertà di questi animali, questi cani appunto, il poter essere liberi in un modo che sta sparendo. Non perché qualcuno lo impedisca, ma perché è un modo che muore sul nascere: la libertà è qualcosa che parte da dentro, non da fuori. C’è anche, in un certo senso, la ricerca della felicità: viene vista come vivere, manifestare, e respirare la propria autenticità: non avere più una gabbia, ma essere sé stessi”.

In che modo ti ha impattato la pandemia?

“Sono stato impattato molto perché quand’era uscito l’album “Salveremo questo mondo” ero sulla cresta dell’onda; andavamo bene, ci mettevano in radio, si erano create tutte le situazioni e le condizioni giuste… sono andato a Radio Rai, sono stato a una rassegna a Sanremo durante il Festival nella sede del Club Tenco, le date per la primavera/estate si stavano muovendo… ora che ho cambiato modo di vedere le cose mi rendo conto che fosse superficiale, ma per com’ero e per come sono stato quando tutto è stato spazzato via… è stato difficile da accettare. Soprattutto perché le possibilità di suonare in giro con quel clima attorno non mi andavano; e ho dovuto rifiutare il poco che poteva arrivare perché era difficile “parlare” con le persone.

Dico parlare perché per me i live sono un dialogo col pubblico, e in quel periodo farlo era molto difficile, perfino con le persone che mi seguivano già da un po’. C’era questo senso di divisione che mi ha costretto a cambiare approccio… dopo una prima fase gestita con difficoltà, col tempo sono riuscito a comunicare dicendo quello che penso e arrivando al punto di quello che voglio dire, senza attaccarmi ai contesti che sono sempre illusori e legati all’interpretazione dei fatti (che ci frega, spesso e volentieri). C’è tutto un mondo che crede di essere nel giusto, ma l’unica cosa che possiamo essere è in linea con la nostra anima”.

Ci siamo lasciati la volta scorsa con l’idea di un album; ora che “Come cani per strada” è concluso, cos’hai in ballo?

Beh, c’è libro che sto scrivendo e che vorrei fare in parte illustrato… mi piacerebbe collaborare con una persona abbastanza rinomata nel mio territorio, ma non le ho ancora detto nulla (ride). Poi vorrei dedicarmi a qualche cover, come Alexander Platz di Battiato. Vorrei soprattutto pubblicare brani solo per il gusto di farlo, senza troppe premeditazioni.

Ho idee per due album. Il primo su cui vorrei lavorare sarebbe una raccolta di brani d’epoca e più nuovi, di cui farei una rivisitazione con piano/voce e violino, dando la raffinatezza musicale di cui ti parlavo prima, e andando così a evidenziare i contenuti, i testi, la voce e l’interpretazione. Come i primi dischi di De Andrè, di Cohen, di Battiato dell’ultimo periodo, con magari qualcosa di elettronica più legata al sound design, pensando anche agli ultimi lavori di Bianconi… un’essenzialità lirica e una testualità più ricca.

Secondo me, più il suono è essenziale, più il testo dev’essere ricco. L’elettronica con una certa ricchezza di suono mi porta a vedere dei testi più essenziali che risultano anche più artistici. Il connubio è sempre molto molto difficile, riuscire a scrivere una canzone che arrivi… il giusto mix a volte è dare importanza al testo con un giro di piano che faccia eco alla musica classica. Le canzoni hanno un po’ un’anima, una personalità e un vestito. Il vestito non sempre è giusto per il tipo di canzone. Poi è vero che se la canzone funziona, la si può “vestire” come si vuole. Molti miei colleghi dicono che se dovessero rifare una canzone solo chitarra/voce, non renderebbe; e io a quel punto dico “boh”, perché allora va rivista la struttura intera.

Ad ogni modo, potrebbero essere 10/12 brani tra vecchi e nuovi (un ragionamento molto da Vergine), ma in realtà non ho ancora idea di come ci muoveremo.

Parli al plurale: chi sono i tuoi compagni di viaggio?

Con me c’è ancora Davide Cinquetti, un musicista a 360 che suona con me da quando ha 15 anni. Ha avuto un’enorme crescita, sta diventando sempre più professionale e professionista. Sono molto fortunato per l’amicizia che ci lega. Lavoriamo insieme alla produzione… siamo un duo, proporzionato al 70/30 [ride]

Hai qualcosa di live in mente per il prossimo futuro?

Sto lavorando per costruire un tour… (ci pensa) sì, passamelo come termine. Quello che voglio dire, che voglio intendere, è un calendario di concerti che possa partire dalla primavera del 2023, plausibilmente verso fine marzo. L’idea è di poter presentare l’album per poi partire con le date effettive”.