Manca più di un mese al giorno della chiamata alle urne e non oso immaginare cosa partoriranno le creative menti dei nostri politici

Di: Andrea Panziera

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“Che bello! giù tasse, su pensioni e un alberello. Il Bilancio dello Stato imploderà. Chi se ne frega, sarà quel che sarà”. Chiedo scusa a Stefano Rosso se questa artefatta citazione ha in qualche modo recato sfregio alla sua memoria. Il refrain di una canzone che ha per molti versi connotato un’epoca, riveduto e corretto per adattarlo alle folli proposte di questa campagna elettorale, mi sembrava il perfetto incipit di questo modesto contributo.

Manca più di un mese al giorno della chiamata alle urne e non oso immaginare cosa partoriranno le creative menti dei nostri politici. Le dentiere gratuite per gli anziani? Già detto. Forte taglio del cuneo fiscale, quindi meno tasse per tutti, in primis imprese e lavoratori? Annunciato da quasi ogni partito. Stage studenteschi solo dietro compenso? Scritto. Taglio o azzeramento dell’IVA sulle bollette energetiche e sui generi di prima necessità? Subito dopo l’insediamento del nuovo Governo, se a vincere saremo noi ( questa idea accomuna più di una forza politica, anche di coalizioni differenti). Bonus come se piovesse, alla “ndo cojo cojo”, l’importante è che qualcuno abbocchi. E qui mi fermo, al fine di evitare che il variopinto elenco delle promesse elettorali perda la sua indiscutibile vis comica e si trasformi in una farsa grottesca e, per le persone raziocinanti, decisamente molesta.

Giusto di sfuggita, osservo che quasi nessuno si è cimentato nel compito che ogni elettore, dotato di un residuo barlume di lucidità, si sarebbe invero aspettato: indicare le coperture finanziarie, o almeno un abbozzo delle medesime, necessarie per finanziare almeno in parte i punti più onerosi di questi programmi. In alcuni casi parliamo di molte decine di miliardi di euro, ma tant’è. Irresponsabilità mista ad ignoranza? Peggio, consapevolezza della loro irrealizzabilità, tenuta ovviamente ben occultata, mentre i media amici stanno preparando il menù dei pretesti.

Da mesi è noto che con l’autunno inizierà un periodo socio – economico difficile e Mario Draghi in più di una occasione ne ha parlato con estrema chiarezza, auspicando che chiunque risulterà vincitore dalle urne non dilapidi in breve tempo i buoni risultati di quest’ultimo anno e mezzo.

Fonti di solito ben informate dicono che fra qualche giorno al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini ribadirà con forza questi concetti. La crescita del nostro PIL è superiore a quella della maggior parte dei nostri partner europei, il mercato del lavoro evidenzia incoraggianti segnali di progresso, anche riguardo i contratti a tempo indeterminato e la credibilità internazionale del nostro Paese nel passato non ha mai toccato questi livelli.

Ma questo non è sufficiente a metterci al riparo dalle turbolenze in arrivo, che colpiranno in modo indistinto imprese e famiglie, non solo da noi ma in tutto il Continente e un po’ ovunque nel mondo. Quindi servirebbe responsabilità e una gestione delle risorse pubbliche prudente e mirata, con il focus su pochi obiettivi, chiaramente identificati e perseguibili.

Ebbene, c’è già chi mette le mani avanti, o peggio, attribuisce la colpa all’attuale Presidente del Consiglio se dopo il 25 settembre non sarà in grado di realizzare il fantasmagorico libro dei sogni del quale sta vendendo a piene mani le copie. Alcuni articoli, di recente pubblicati da sé dicenti giornali indipendenti, parlano di frutti avvelenati, di eredità fasulla, di probabile ricatto dei Mercati (magari dietro input dello stesso Premier) e via discorrendo.

Insomma, come spesso è accaduto in passato, si sta confezionando l’alibi perfetto per giustificare l’eventuale disastro prossimo venturo. Godiamoci questo scorcio di pazza estate e incrociamo le dita, sperando che “a nuttata” non sia troppo buia e lunga.