Il processo Eternit, ancora una volta, rimane inconcluso. La chiavetta USB contenente gli atti risulta danneggiata

Di: Giorgia Visintin

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Rimandata ancora una volta la sentenza del processo Eternit bis, prevista per il 14 luglio scorso. La chiavetta USB che doveva contenere gli atti è risultata infatti non accessibile o danneggiata.

Il processo riguarda il caso dello stabilimento di Casale Monferrato, una fabbrica di eternit che ha danneggiato gravemente la salute dei suoi dipendenti. Per 392 di loro ha causato la morte per asbestosi e mesotelioma, un tumore causato dall’esposizione all’amianto. Le conseguenze sulla salute non si sono manifestate solo per i lavoratori, ma anche per gli abitanti della zona limitrofa, i quali respiravano passivamente le sostanze rilasciate nell’aria.

Che cos’è l’eternit? In linea teorica, un materiale molto utilizzato nell’edilizia durante il secolo scorso, principalmente per tetti e coperture. Ma negli anni sessanta si scoprì essere molto pericoloso: se inalata per periodi prolungati, infatti, la polvere di amianto rilasciata dalle superfici in eternit può causare malattie polmonari molto gravi e provocare varie forme di tumore.

Per questo motivo dal 1992 si è vietato l’utilizzo dell’eternit e di qualsiasi prodotto contenente amianto. Di conseguenza sono state avviate operazioni di bonifica, di copertura o messa in sicurezza di quelle vecchie strutture edificate con l’eternit. Col tempo infatti molte strutture, spesso abbandonate, si consumano e si sgretolano rilasciando grandi quantità di amianto che si disperdono nell’aria e nei terreni.

Il processo Eternit

Il processo alla multinazionale Eternit è iniziato quasi vent’anni dopo dall’emanazione della legge. Nel 2012 l’ex presidente e proprietario dell’azienda Stephan Schmidheiny e l’ex dirigente Louis Cartier de Marchienne furono condannati a 18 anni di carcere per disastro ambientale doloso e di omissione volontaria di cautele antinfortunistiche. In favore delle vittime si dispose un risarcimento di 90 milioni di euro.

Con grade sconforto per chi si batteva per la condanna di un’azienda che per tanti anni ha continuato a lucrare sulla salute dei suoi dipendenti, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza per prescrizione, in quanto i fatti erano accaduti troppi anni prima.

Nel 2014 si avviò così un nuovo processo, “Eternit bis”, il quale doveva arrivare a una sentenza lo scorso luglio. Ma questa è ad ora ben lungi dal poter essere emessa: si è nuovamente rimandato il tutto a causa dell’inutilizzabilità della chiavetta USB che avrebbe dovuto contenere gli atti.

Secondo una stima dell’Istituto Superiore di Sanità i morti causati dall’amianto sono circa 4.400 all’anno, nel periodo 2010-2016. Di questi, un 2,5% è composto da persone non direttamente esposte, ma familiari o persone vicine alle zone di produzione di eternit. Anche i figli degli operai impiegati nelle aziende, vivendo a stretto contatto con i vestiti intrisi di polvere dei genitori, hanno subito le conseguenze di questo materiale cancerogeno.

In tutto il territorio italiano ci sono edifici contaminati, e molti sono i progetti di intervento per metterli in sicurezza e bonificare l’area. Ma tantissime sono ancora le strutture che, lasciate in disuso e in decadimento, continuano a rilasciare la sostanza nell’aria, nel terreno e nelle falde. Molto lavoro c’è ancora da fare. E, dopo tanti anni di attesa, ottenere una sentenza definitiva nei confronti dell’azienda che sulla salute e la vita dei suoi lavoratori ha fatto i soldi, sarebbe già un bel traguardo.