Artista e non solo, da giornalista e autrice Mediaset a professional coach e ceramista: Tiziana Argeri si racconta a Il Basso Adige

Di: Maya Cordì

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Accogliendoci presso la sua casa-laboratorio, lo scorso 23 Luglio, Tiziana Argeri ha dato vita ad un intenso dialogo, uno scambio carico di spunti e stimoli. Una lezione, la sua, che ha toccato svariate corde: dal giornalismo alla vita, passando per l’arte e la lavorazione della ceramica raku.

“Era necessario un percorso di ri-equilibrio, risanamento, sia per me che per mio figlio.
È lì che ho iniziato il mio primo percorso di ceramica, perché sentivo di aver bisogno di un nuovo radicamento; partire dalla Terra è stato vitale”

La vita e il cambiamento radicale

Di origine pugliese, l’Argeri si trasferisce a Milano ancora adolescente ed intraprende una strada che la porterà ad essere giornalista ed autrice Mediaset. Da eterna curiosa, gira il mondo con una matita, un quaderno ed una telecamera. Ama scrivere e riflettere su ciò che le accade intorno: viaggia, scopre e indaga.

“Ho avuto una vita molto intensa – racconta – Quella del giornalista non è una vita che ti prosciuga. Lì, si hanno degli stacchi. Quello che è successo dopo, 15 anni fa quando sono venuta a Verona per partorire, mi avrebbe potenzialmente prosciugato”.

Dal 2006, si trasferisce infatti a Verona ed è qui che affronta un enorme cambiamento di vita. Un parto difficile la porta a riconsiderarsi: “Quel passaggio, da una realtà all’altra, è stato un passaggio intenso; una morte che ha comportato un grandissimo cambiamento di vita. Come se si fosse chiuso un mondo per incominciarne un altro, anche con una confusione di pensieri e ricordi – continua poi l’Argeri – Ero in uno stato di ‘altro‘. Scegliendo dove convogliare le mie energie e capendo cosa comportava il risanamento mio e di mio figlio, ho compreso poi di dover stare qui”.

In quello stato di cose, Tiziana trova nella lavorazione della ceramica raku un percorso utile e necessario alla ricostruzione di se stessa e di suo figlio.

“In tutte le cose c’è un equilibrio che è soggettivo. Ognuno ha il suo processo e i suoi strumenti per mantenersi in balance. Nel mio caso, dal 2006, uno degli strumenti acquisiti è stata la ceramica. In quel momento mi ha garantito una riconnessione con gli elementi”

Perché la ceramica raku?

“Raku significa ‘lentezza‘ – spiega – Lentezza nella realizzazione, dalla creazione alla cottura, che porta con sé gioia di vivere, equilibrio e benessere”

Quella raku è difatti una tecnica che necessita di cautela e calma; mettendo insieme terra, fuoco, acqua ed aria dà vita ad un’opera sempre diversa ed unica nel suo genere. “La ceramica raku è un concetto di alchimia. È come una gravidanza: non sai cosa dai alla luce fin quando non nasce”.

È osando – attraverso le tecniche di lavorazione, gli shock termici e la colorazione – che Tiziana Argeri crea ogni opera e la storia che essa porta con sé. Mostrandoci Connubio, scherza mentre ci racconta teneramente un aneddoto: “Quando la mia insegnante mi diceva di svuotare le mie opere per il rischio che, essendo piene, potessero scoppiare e rompere il forno, io le confidavo di non farcela. Facevo fatica a svuotarle. Sentivo un senso di vuoto quando me lo diceva”

Connubio

La figura della donna: da sempre un filo rosso

È proprio parlando di Connubio che l’Argeri tocca un argomento a lei caro: la dualità della donna.

“La donna è duale. Sente la presenza di qualcun altro e lo partorisce; è attenzione all’altro. La donna matriarcale crea, partorisce, accudisce, cura”

Connubio ha un profondo senso matriarcale. Connubio del maschile, del femminile, di amorevoli sensi che nascono da un unico fulcro” afferma indicando le venature nate involontariamente sul capo delle due figure.

L’attenzione per il concetto di “donna matriarcale” accompagna da sempre Tiziana. Oltre al suo impegno in organizzazioni come “Il Filo d’Arianna” o “Il Cerchio delle Donne“, l’Argeri si fa infatti portatrice di valori legati al matriarcato anche attraverso la pittura e la ceramica.

Mostrandoci una delle opere più recenti a cui tiene particolarmente, sostiene: “Quello della donna matriarcale è il risveglio della governanza della comunità, un processo di crescita sana. Nelle culture matriarcali non sono state ritrovati segni di guerra. La donna non è guerrafondaia; in lei esiste la comunicazione. In una società patriarcale nasce la competizione e vengono annullati il supporto, la comprensione, la sorellanza”.

Sorellanza è anche infatti, per l’Argeri, un’opera che ha radici lontane, non solo legate alle figure femminili della sua famiglia, ma anche ai concetti di supporto, appartenenza , consapevolezza e cura da parte di qualsiasi circolo di donne.

Sorellanza, nasce anche in onore di mia sorella che è venuta a mancare. Lei era ‘la sorella’ e mi sono resa conto che sono sempre andata alla ricerca di una sorellanza perduta”

Sorellanza

Il coaching e gli ultimi progetti

Parlandoci poi del suo costante impegno nel coaching – “Tirare fuori il core” -, Tiziana si definisce una ‘sarta‘.

Ci confida come durante ogni attività di orientamento e mindfulness, avvenga un circuito educativo tra lei e gli adolescenti o bambini che segue.

“Quello con i ragazzi è sempre un lavoro di orientamento interno efficace. Li metti in un processo di responsabilità, autonomia decisionale e comprensione di qual è il loro potenziale e come poter svilupparlo. È lì che si accendono ed iniziano a navigare, a percorrere passo dopo passo la strada per la loro realizzazione.

Quando scopri quale è il tuo potenziale, sai che quello è il tuo fuoco e impari a convogliare le tue energie.”

Prosegue poi illustrandoci la sua ultima pubblicazione “Generazione ZCG. Il Pandemonio Della Nuova Generazione” facendo leva sul potenziale presente nelle mani dei nativi digitali, che si sono ritrovati però in una condizione di perdita valoriale. Considera lei stessa “un’urgenza” la raccolta di storie provenienti da bambini, genitori ed adolescenti che si sono affidati a lei di fronte ad un particolare momento di confusione.

Sorridendo ci svela inoltre come riesca ogni volta ad imparare dalla semplicità dei ragazzi che si rivolgono a lei per le attività di orientamento: “Loro, più che insegnare, educono. Bambini e adolescenti non hanno ancora messo maschere e nella loro semplicità ti riportano alla purezza, al loro stato di essere così come sono. Io in primis non insegno. Io accompagno, tiro fuori, cerco di aiutar loro a farsi più domande.”

Tra gli ultimi progetti, spunta anche l’opera di rivalutazione della Bassa Veronese che la vede impegnata ne “Le Camere delle Meraviglie“, un museo diffuso che accomuna oggetti fisici e persone orientati alla cura del patrimonio culturale e all’evoluzione sostenibile del territorio intercomunale.

Ringrazio personalmente Tiziana Argeri per la disponibilità ed il piacevole circuito che si è venuto a creare.