I settori specialistici raccontati al grande pubblico: Mini Air Crash Investigation, ovvero “Piccole indagini sugli incidenti aerei”

Di: Chiara Tomasella

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L’articolo di oggi affronta una tematica decisamente più settoriale del solito: pur adottando un impianto narrativo, i video del canale di Mini Air Crash Investigation non temono di fornire tutti i particolari tecnici necessari per capire le dinamiche spesso molto complesse che hanno dato luogo ad un disastro aereo.

Quasi ognuno di noi, però, almeno una volta nella vita ha usato questo mezzo di trasporto, per lavoro o per raggiungere una meta turistica. È giusto dunque, a mio parere, sbirciare all’interno del ristretto e affascinante spazio della cabina di pilotaggio, dietro le quinte di un’esperienza vissuta da passeggeri.

SICUREZZA IN VOLO

Gli aerei sono uno dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo. La percezione del rischio che spesso coinvolge i voli riguarda l’impatto emotivo che genera il resoconto di un incidente mortale, per cui il numero di vittime coincide, in genere, con il numero delle persone a bordo; tali incidenti, tuttavia, sono estremamente rari, mentre gli incidenti d’auto – anche mortali – sono all’ordine del giorno.

La differenza sta nell’amplificazione mediatica che ha un singolo fatto avverso, che racconti la storia di centinaia di vite spezzate. Lo schianto di un’autovettura nella strada campestre di un piccolo comune non viene riportato dalle reti ammiraglie o dai notiziari nazionali; un aereo che precipita, invece, è un fatto di cui rendere conto con un titolo di prima pagina.

Tutto ciò contribuisce ad alimentare l’aerofobia di moltissime persone, già sussistente per semplice predisposizione psicologica (Homo sapiens, infatti, non è adatto al volo: non essendosi evoluto per trascorrere del tempo ad alta quota, si adatta solo razionalmente all’ambiente del cielo).

COSA CI PUÒ INSEGNARE MINI AIR CRASH INVESTIGATION?

Paradossalmente, ad avere meno paura. I fatti narrati, soprattutto se riguardano voli effettuati di recente e non episodi d’archivio ripresi dalla seconda metà del secolo scorso, spiegano gli enormi progressi conquistati nel tempo nel campo della sicurezza aerea; spiegano quant’è difficile che si arrivi ad un punto di non ritorno, e quanto l’errore umano sia spesso il fattore chiave in un atterraggio finito male.

Le tecnologie che abbiamo a disposizione sono sempre meno fallibili, anche in condizioni meteo avverse: allo stesso tempo, la preparazione dei piloti viene curata con maggiore rigore, cosa di cui danno prova anche alcuni racconti che parlano sì di situazioni di estremo pericolo, ma anche di come queste si siano risolte in un pacifico rientro a casa per passeggeri ed equipaggio.

Vi lascio dunque con una playlist conclusiva che vi accompagni in questo viaggio oltre il velo che separa gli incidenti, con il loro carico di cordoglio, tristezza, panico e preoccupazione, dalle motivazioni per cui sono avvenuti, che portano ad adottare una prospettiva diversa sul prossimo decollo.

Rispettare le procedure di volo

In questo video, lo speaker racconta la folle impresa dei due piloti del Pinnacle Air Flight 3701. Il 14 ottobre del 2004, l’aereo in questione, senza passeggeri a bordo, doveva essere semplicemente ricollocato nella città di Minneapolis. Il fatto che fosse vuoto, però, ha forse permesso al capitano e al primo ufficiale di avere una certa libertà decisionale su come condurre il volo, specie in merito all’altitudine.

Il volo, secondo gli standard, si sarebbe dovuto mantenere a 10.000 metri d’altezza. Tuttavia, dopo una serie di rapide impennate, il Bombardier CRJ200 raggiunse i 12.000 metri: nelle trascrizioni recuperate dalla scatola nera dell’aereo, i piloti sembrano rallegrarsi di ciò, quasi come se avessero appena vinto una scommessa.

I motori dell’aereo, invece, erano tutto meno che felici dell’ascesa troppo ripida: non erano stati progettati per quel tipo di manovra, eseguita alla velocità errata, ed avevano dato forfait. Nonostante entrambi i motori fossero diventati inutilizzabili, nelle conversazioni con il servizio di controllo di volo a terra i piloti non menzionano altro che un singolo motore fuori uso, nascondendo le reali condizioni del velivolo.

In un secondo momento, ormai troppo tardi per ricevere istruzioni adeguate, dichiarano la ben più impellente problematica alla radio, accorgendosi di non riuscire a raggiungere l’aeroporto inizialmente indicato per il loro atterraggio. Tentano di atterrare su una strada, ma non riescono a controllare il velivolo: le conseguenze sono fatali per entrambi, pur senza provocare ulteriori morti a terra.

Durante la discesa, gli errori si sommano: il primo ufficiale non obbedisce correttamente agli ordini del capitano, evitando di far rimanere l’aereo nella corretta posizione e alla velocità ottimale per tentare un riavvio dei motori tramite l’ingresso dell’aria nelle turbine; l’inadempienza verso questa procedura fa sì che i motori rimangano non solo spenti, ma anche irrecuperabili. Se i piloti avessero segnalato correttamente il problema (in inglese, double engine failure), la torre di controllo avrebbe avuto il tempo di indirizzarli verso aeroporti accessibili nel loro raggio di planata. Ma così non è stato.

Dal giorno dell’incidente, come risposta agli eventi, tutti i piloti della Pinnacle vengono allenati appositamente per le procedure d’emergenza da compiere, anche in condizioni di volo non standard, ad alta quota. L’intero incidente viene ripetutamente rivisto durante le lezioni al simulatore.

Ulteriori video consigliati:
  • Delta Air Flight 9570 – Di come un incidente ha permesso di valutare l’importanza del fattore “turbolenze” all’atto dell’atterraggio;
  • Un incidente dimenticato – Allegheny Airlines Flight 853, ovvero: di quando si scoprì che la regolamentazione del traffico aereo doveva essere aggiornata per permettere l’accurata localizzazione di ogni velivolo;