DAD, la parola d’ordine che in quest’ultimo anno ha accompagnato gli studenti italiani: un pensiero alle possibili ripercussioni, soprattutto nei bambini più piccoli
Di: Marina Storti
LEGGI ANCHE: Leoni da tastiera: non è bastata la pandemia a fermarli
“Fiducia”. Ecco cosa ci sentiamo ripetere da un anno. Ma per quanto riguarda la scuola? Alla riapertura dell’anno scolastico, la Fondazione Mondo Digitale ha attivato un progetto di didattica innovativa, valorizzando il loro ruolo di agenti del cambiamento pedagogico e sociale. L’obiettivo è trasformare l’apprendimento in un’esperienza coinvolgente, in grado di sollecitare i valori centrali nel nostro modello di Educazione per la vita.
La tecnologia può estendere la portata e il valore di un insegnamento efficace in modalità orizzontale, partendo dalle persone con cui siamo connessi e lavoriamo; può, insomma, proporre modelli personalizzabili a codice aperto, secondo l’approccio della sharing knowledge economy.
Inutile però non pensare a quanto la situazione odierna stia influendo negativamente sulla didattica. DAD è la parola d’ordine che ha accompagnato, in quest’ultimo anno, gli studenti italiani. Ciò che un giovane studente non può percepire al momento sono le ripercussioni negli anni a venire, soprattutto nei bambini più piccoli.
La possibilità di seguire una lezione in pigiama dalla propria stanza o il non doversi alzare presto per essere puntuali al suono della campanella rappresentano sicuramente elementi positivi per uno studente, in particolare se si considera il risparmio di tempo e di pazienza.
Eppure, la scuola è essenziale. E non si parla solo dello studio, ma altresì di condivisione, contatto e integrazione, elementi di cui si ha bisogno sin da piccoli. Questo poiché la DAD permetterà di non perdere anni scolastici, ma non contribuirà a salvare le emozioni dei ragazzi, che oggi più che mai richiedono ciò che abbiamo sempre considerato “normalità”.