Una breve analisi dell’amicizia e del rapporto umano in relazione all’attuale situazione di emergenza

Di: Samuela Piccoli e Simone Massenz

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L’amicizia

A cura di: Simone Massenz

Come può essere definita l’amicizia? L’enciclopedia Treccani la presenta come un “vivo e scambievole affetto fra due o più persone, ispirato in genere da affinità di sentimenti e da reciproca stima”. Un mutuo legame, in altri termini, costante e operoso, frutto di una scelta che spesso tiene conto della conformità tra voleri e caratteri.

È tutto qui? Assolutamente no. Così come le emozioni, l’amicizia consiste in una tipologia di scambio e rapporto interpersonale che nessuna teoria può spiegare completamente. Tuttavia, a differenza delle altre relazioni che coinvolgono gli affetti, questa possiede una peculiarità: è l’unica a presupporre l’esistenza di un rapporto paritario. Del resto, se non c’è parità, non c’è amicizia, bensì convenienza.

L’amicizia come “piacere dello stare insieme”

Attribuire all’amicizia una definizione unitaria che ne chiarisca ogni sfaccettatura risulta particolarmente complesso. Esistono infatti molti rapporti umani affettivi, positivi e “amichevoli” differenti dalla vera e autentica filìa. I genitori amano i propri figli, ma nei loro riguardi godono di diritti – rispetto e obbedienza – e doveri – cura e protezione. Lo stesso vale per gli altri parenti e, in una certa misura, per gli insegnanti e i datori di lavoro, persone con cui l’individuo può intrattenere rapporti di simpatia e cordialità, ma che di fatto si dispongono sempre su differenti gradini di una “scala gerarchica”.

Nell’amicizia, invece, il rapporto dev’essere necessariamente paritario e non di meno caratterizzato da fiducia reciproca, supporto e capacità di suscitarsi vicendevolmente emozioni positive. Nel momento in cui intraprende un’amicizia, la persona smette di ragionare sulla sola base del proprio “Sé individuale”; a prevalere è invece il “Sé esteso”, formula generalmente utilizzata per indicare il sentimento di appartenenza a un gruppo.

Quello che lega due persone appena conosciutesi è un rapporto che, tra curiosità e interesse, si fonda sulla reciproca simpatia e benevolenza. In breve, due amici sono connessi dal piacere di stare insieme, non dal “bisogno” di stare insieme, come avviene nella cerchia delle relazioni parentali e familiari. In amicizia non c’è spazio per il “voler bene per forza”: si cerca la compagnia dell’altro perché ritenuta piacevole e degna d’interesse.

Il sostegno, la forza del “Sé esteso”

Come si riflette tutto questo sull’individuo? L’amicizia si sfuma in una duplice funzione adattiva. Da un lato, interfacciarsi con altre persone, per esempio all’interno di una classe scolastica, rappresenta un test per comprendere i pregi e i difetti del proprio carattere. L’amicizia, cioè, favorisce lo sviluppo personale, permettendo di raggiungere la versione migliore di se stessi. Dall’altro, i rapporti sociali tra persone spingono il singolo a scalare vette invalicabili: godendo dell’aiuto altrui, l’individuo può affrontare e superare quegli ostacoli che in solitaria tendono a metterlo in difficoltà.

Ed è proprio qui che ritroviamo una delle conseguenze – e delle condizioni – più piacevoli del rapporto d’amicizia: il sostegno. Sostegno che, a propria volta, comporta stabilità, sicurezza e validità, concretizzandosi in una funzione costante di aiuto, conforto o protezione.

Insomma, è grazie agli altri e attraverso gli altri, benché in modo incondizionato, che gli esseri umani riescono a sviluppare una forza altrimenti inaccessibile. E anche la più imponente delle vette, così, diviene pianura.

L’amicizia in tempo di Covid

A cura di: Samuela Piccoli

In questo 2020, le placide pianure si sono tuttavia (ri)trasformate in montagne. Non perché la sostanza dell’amicizia in sé sia cambiata, ma perché la stessa fisicità e il bisogno di contatto e supporto dettati dalla scelta di avere amici sono stati quasi completamente azzerati.

Videochiamate, messaggi vocali, Jitsi Meet, Google Meet, Zoom – e chi più ne ha più ne metta – possono davvero supplire a questa prolungata mancanza? Abbiamo somministrato un piccolo sondaggio per capire come ognuno di noi affronti questo momento difficile per i rapporti umani in generale. Di seguito alcune tra le risposte.

Il sondaggio

Sonia: “L’amicizia ai tempi del Covid è difficile da vivere in modo libero e incondizionato, ma so che in qualsiasi momento e per qualunque motivo le mie amiche ci sono. Ogni incontro, ogni abbraccio, ogni scambio di sorrisi sono congelati in attesa che torni la primavera e il caldo ci regali nuovamente momenti conviviali”.

Annalaura: “A me non cambia molto: le mie amiche le vedo tre o quattro volte all’anno, essendo una fuori sede. Ci sentiamo spesso, ma non noto molte differenze rispetto a prima; ho solo qualche preoccupazione in più”.

Arianna: “Io personalmente ho superato l’allergia alle videochiamate, ma è un dettaglio personale. Quasi tutti i miei amici non abitano nella mia città, quindi l’unica differenza è che ci sentiamo molto più spesso e facciamo cose insieme a distanza”.

Samantha: “Io non sopporto i rapporti a distanza e nemmeno le videochiamate. Per me il rapporto vis-a-vis ha tutto un altro sapore”.

Alessandra: “Le mie amiche le vedo molto poco. Ci sono troppe restrizioni, finiamo tutte tardi di lavorare. Con la chiusura dei locali alle 18 e il coprifuoco alle 22, è davvero difficile anche trovarsi solo per un caffè”.

Luisa: “Le mie amiche non le vedo per scelta. Facciamo tante videochiamate di un’ora, ma preferiamo non incontrarci di persona. Ci sono troppi contagi e, alla nostra età, abbiamo paura”.

Arianna: “Ci siamo viste per gli auguri di Natale, a pranzo, in una pizzeria. Abbiamo tenuto quasi sempre la mascherina. Niente abbracci, nessun contatto… È stato triste”.

Cosa dicono gli psicologi

Abbiamo notato, leggendo i commenti, che la gestione del rapporto d’amicizia dipende molto dall’età e dal bisogno che ogni essere umano ha di vivere gli amici in prima persona. Per le persone anziane, che non usano i mezzi tecnologici, l’isolamento sociale e la separazione dagli affetti più cari portano spesso all’insorgere di comportamenti ansiogeni o di depressioni più o meno evidenti.

Al contrario, i giovani riescono a ovviare al problema dello stare insieme in presenza con videochiamate o incontri virtuali sulle varie piattaforme digitali. E allora via con aperitivi e grandi chiacchierate guardandosi attraverso uno schermo nella tranquillità della propria casa, dove non si rischiano contagi. Non tutti però, come abbiamo visto, amano la tecnologia: molti preferiscono di gran lunga gli incontri, anche brevi, davanti a un caffè o a una pizza, per uscire da quell’isolamento che di certo è utile per salvaguardarci dal virus, ma non aiuta a livello umano. Secondo Silvia Monauni, psicologa dell’ASL di Reggio Emilia, gli amici, per chi ha una scarsa rete parentale, rappresentano la famiglia.

Debora Fasoli, psicoterapeuta presso uno studio di Sant’Ambrogio di Valpolicella, ritiene che i rapporti di amicizia, soprattutto tra gli adolescenti, abbiano subito un forte cambiamento.  Tante amicizie adolescenziali con la pandemia sono infatti giunte al termine, a causa dell’impossibilità di vedersi e stare insieme. La chiusura di queste relazioni amicali ha portato all’isolamento non solo reale, ma anche virtuale, correlato a un aumento di disparati disturbi psicologici. Tra questi: depressione, autolesionismo, disturbi d’ansia e d’alimentazione.

Vivere (adesso) l’amicizia

Insomma, l’essere umano è fatto per vivere i rapporti faccia a faccia, per abbracciare, per baciare, per stare (fisicamente) insieme. La quantità – ma non la qualità – degli incontri dipende dall’età. Quando si è giovani, gli amici incarnano i fratelli e le sorelle mai avuti: il tempo con loro è prezioso e, spesso, essi rappresentano il supporto indispensabile per superare i problemi della quotidianità.

Man mano che si raggiunge la maturità e si formano famiglie, il tempo da dedicargli si dirada e le occasioni per incontrarsi diventano sempre meno. Dunque, cosa tiene vivo il rapporto? E cos’è l’amicizia, soprattutto in tempo di Covid?

Per quanto mi riguarda, è un filo sottile che unisce le persone, anche a distanza. È come una goccia che anno dopo anno nutre il germoglio, fino a farlo diventare un albero dalle radici forti ed estese. Rappresenta la consapevolezza che l’altra persona ci sarà per te nei momenti difficili, benché a distanza e in punta di piedi.

Amicizia significa guardare la persona negli occhi essendo consapevole che non sarà mai il tuo specchio, ma che saprà criticarti se farai qualcosa di sbagliato. È il braccio che ti sorregge quando tutto sembra crollare, la mano che solleva il bicchiere per brindare ai tuoi successi. È sapere che quella stessa persona con cui tanto ti sei divertito in gioventù ci sarà anche quando le serate più allegre saranno quelle in cui mangerete semolino insieme, osservando i capelli ormai imbiancati dall’età.

Insomma, un amico è una piccola parte di te. Non importa per quanto tempo non lo vedrai o non lo sentirai: rincontrandolo, proverai la stessa pace e familiarità di un tempo, come se lo avessi visto il giorno prima. Dante diceva: “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”; e, aggiungerei, per avere amici e viverli intensamente in qualsiasi momento della vita, anche durante una pandemia.