La popolazione veneta è sempre più longeva. La cattiva? Nella nostra regione si fanno sempre meno figli. Ecco ciò che emerge dagli ultimissimi dati demografici pubblicati dall’Istat ed elaborati dallo Spi Cgil del Veneto. Numeri crudi che raccontano una realtà complessa e a volte drammatica, come quella degli over 80 che vivono soli e che sono in costante aumento.
Gli ultrasessantacinquenni nella nostra regione al 1° gennaio 2019 sono 1.122.005, quasi un quarto dei residenti e fra questi il 56% è donna. Rispetto a inizio 2018 gli anziani sono circa 13.400 in più e, guardando a dieci anni fa, in Veneto sono aumentati di oltre 160 mila unità.
I nuovi nati, invece, sono 35.442, mentre erano 36.655 l’anno precedente e addirittura 48.199 nel 2009, dieci anni fa. Tradotto. In Veneto la popolazione invecchia mentre i neonati sono sempre meno.
Guardando invece agli ultraottantenni – categoria fragile, spesso interessata dal tema della non-autosufficienza e per la quale lo Spi Cgil chiede grande attenzione alla politica -, la situazione appare articolata. A inizio 2019 in Veneto gli over 80 sono 347.165 (per il 64% donne), 11 mila in più rispetto al 2018 e 75 mila in più in confronto a dieci anni prima, il 2009. Ma ciò che più preoccupa il sindacato è la categoria degli ultraottantenni che vivono soli: sono 211.147 (tre su quattro donne), contro i 208.277 del 2018 e i 184.943 del 2009.
“L’invecchiamento della popolazione è di per sé un dato positivo – commenta Elena Di Gregorio, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto – perché vuol dire che si vive più a lungo. Ma, come diciamo spesso, ciò comporta che la politica, sia quella nazionale che quella locale, debba tenere conto di questo trend prevedendo politiche adeguate ad esempio sul fronte della salute, dei trasporti, dell’abitazione, delle tasse. Tutti temi che fra l’altro affrontiamo con i sindaci e gli Enti locali nell’ambito della negoziazione sociale. Preoccupa però anche la bassa natalità. I dati dimostrano che si fanno sempre meno figli e il saldo potrebbe essere molto più pesante se non ci fossero gli immigrati che riequilibrano la situazione. Servono anche politiche per le famiglie”.Per quanto riguarda gli ultraottantenni e in particolare quelli che vivono soli, lo Spi reclama da tempo una particolare attenzione. “Gli over 80, soprattutto soli, sono una categoria da tutelare anche perché è formata per lo più da donne le quali, anche a causa dei bassi assegni previdenziali, sono nettamente svantaggiate rispetto agli uomini – continua Di Gregorio -. Sono le vittime preferite dei truffatori, molti di loro soffrono di una solitudine profonda. C’è poi il dramma degli anziani soli e dimenticati nelle case di riposo. Come raccontano alcuni drammatici fatti di cronaca c’è addirittura chi muore nel suo appartamento senza che nessuno se ne accorga se non settimane o mesi dopo. In questi giorni, poi, vediamo anche nelle nostre sedi che le persone più in difficoltà per le nuove norme sui canoni di locazione degli alloggi Ater sono proprio gli ultraottantenni che vivono in un alloggio popolare”.
Le politiche a favore degli anziani, soprattutto soli, dunque, devono muoversi su più fronti: salute, lotta all’isolamento e alle truffe, residenzialità, trasporti, vivibilità nelle nostre città, politiche per l’invecchiamento attivo, adeguato finanziamento per la non autosufficienza e attenzione ai redditi più bassi.
“Visto che abbiamo la fortuna di vivere più a lungo – conclude Elena Di Gregorio – bisogna cominciare a pensare a città a misura di anziano e anziana. Guardiamo con grande attenzione a certi modelli, anche nordici, che prevedono servizi integrati pure all’interno degli stessi condomini dove possono convivere inquilini di età diverse, servizi a supporto di quelli più anziani e perfino assistenza medica”.