Il cantautore vicentino Zabriski e la produzione di La Cantina Records tornano con il singolo “Giungla”, uscito su tutte le piattaforme il 3 settembre 2021
Di: Arianna Mantoan e Samuela Piccoli
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Parla di salute mentale il nuovo singolo “Giungla”, firmato dal cantautore vicentino Zabriski e prodotto e distribuito da La Cantina Records, uscito il 3 settembre 2021 su tutte le piattaforme di streaming online.
“Zabriski” è un progetto nato nel 2015: il primo EP “Astrazioni e ombre cinesi” esce nell’autunno dello stesso anno, e appena un anno dopo inizia la lavorazione di “BassoRilievo”. Il sound groove pop distintivo di Zabriski si cristallizzerà poi nei singoli “Derby” (2018) e nel primo LP “Zabriscoteque”.
Il cantautore ci ha concesso un’intervista per raccontarci il suo rapporto con il mondo della musica e la sua esperienza nel talent show X Factor. Per ascoltare il brano, clicca qui.
L’intervista a Zabriski
Quando hai iniziato a cantare e a suonare?
“Ho iniziato a suonare a 11 anni, in prima media. Dovendo passare tutti i pomeriggi a scuola, ho iniziato a frequentare un laboratorio di chitarra: rendendomi conto che tutto mi riusciva abbastanza facilmente, mi sono appassionato. Il mio percorso come cantante, invece, è cominciato più tardi, durante una serata di karaoke; prima di quel momento ero convinto che sarei rimasto un chitarrista. Ripensandoci ora, sento di essere andato a istinto. Mi considero fortunato per aver scoperto queste due passioni così forti, perché poteva esserci una fortuna diversa. Sono convinto che siano le cose che so fare meglio”.
Quando è nata la band e come hai conosciuto gli altri membri del gruppo?
“È nata inizialmente come progetto folk, dove avrebbero dovuto esserci solo chitarra acustica e voce. Al momento siamo in cinque, con una formazione “classica”: voce, le chitarre di Andrea Zagon, basso, batteria e tastiere. Ho conosciuto il bassista e il tastierista, che sono anche i produttori di La Cantina Records, sei anni fa. Il batterista faceva parte di un altro gruppo con cui ho registrato dei brani. Ti dirò, mi è piaciuto subito come persona e visto che il nostro vecchio batterista se n’era appena andato, gli ho chiesto di venire a suonare con me. Credo che sarebbero tutti d’accordo se ti dicessi che è una band di amici… si esce assieme e si passano dei bei momenti”.
Quando è nata la tua passione per la musica?
“La musica mi è sempre piaciuta, la ascoltavo in famiglia fin da piccolo. La passione “effettiva” però è nata nell’inverno del 2003 ed è legata a un brano dei Led Zeppelin che mi ha lasciato folgorato: in quel momento ho deciso che dovevo assolutamente imparare anche io a suonare in quel modo. Avevo solo 10 anni, eppure ho capito immediatamente che la musica mi piaceva più di qualsiasi altra cosa. Mi piace molto raccontare questa storia dato che il mio percorso è iniziato in quel momento… saper leggere tra le righe della propria vita, e saperla raccontare, è fondamentale per un cantautore; grandi artisti come Guccini, De André o Dalla sono riusciti a raccontare bellissime storie, ma io per ora parlo di me.
Al momento sto seguendo la progettazione di alcuni album per diverse etichette discografiche e uffici stampa, oltre che occuparmi anche di ricerca e sviluppo per un’azienda che progetta impianto audio per cinema e teatri. Dopo l’uscita del disco vorrei prendermi una pausa dalla musica suonata perché mi sembra che, ultimamente, noi cantanti stiamo dicendo tutti la stessa cosa… mentre io, personalmente, vorrei capire dove voglio andare”.
Spiegaci meglio…
“Bisogna cercare di capire la musica perché è legata alle diverse generazioni e ai diversi contesti sociali nella quale viene prodotta. Oggi la musica più in voga è la trap, che può essere letta come un grido d’aiuto molto forte e diretto fatto da ragazzi giovanissimi. Non prenderla in considerazione nel panorama musicale solamente perché non la si ritiene musica di qualità è un errore, e sbagliano anche i cantautori che la rifiutano a priori. La trap dovrebbe essere letta come uno specchio della società. Personalmente, ho bisogno di prendermi una pausa di riflessione da quello che suono per capire che cosa ho da dire. Mi domando sempre: stiamo facendo musica, ma che cosa abbiamo realmente da dire?”
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
“La band italiana a cui mi sono ispirato di più per questo progetto è quella dei Bluvertigo. Per comporre i brani, invece, prendo spunto dalla quotidianità: per me è importante riflettere sulla ‘noia’ quotidiana. Viviamo in un mondo ripetitivo e siamo costretti in quasi tutto ciò che facciamo. Comporre musica rappresenta una fuga da questa noia quotidiana, mi permette di trovare il bello nelle piccole cose della monotona vita di tutti i giorni”.
Cosa pensi di X Factor?
“L’anno scorso ho partecipato a X Factor. Facevo parte di quel gruppo di cantanti che sono stati contattati direttamente dalla redazione, senza dover prima partecipare all’audizione. Questo perché non parliamo più di un reality come in passato, bensì di un talent. X Factor è una trasmissione che è stata fortemente voluta dalla SONY, perché le permette di stipulare contratti con artisti dotati e validi. Penso sia fatta bene, e che crei possibilità concrete per chi se le merita. Sono contento di aver partecipato: in primo luogo perché ho avuto attestazioni di stima sia da parte dei giudici che dalla produzione, e in secondo luogo perché ho creato bei rapporti d’amicizia”.
Parlaci del tuo album appena uscito
“Il disco è uscito il 7 marzo 2020, e anche se abbiamo faticato a promuoverlo dal vivo ha comunque formato il sound di Zabriski. Penso sia un buon disco, anche se ora, a distanza di un anno, sembra raccontare cose molto lontane da come sono io adesso… fa parte di una vita che non mi appartiene più”.
Un’ultima curiosità: perché “Zabriski”?
“Guarda, mi era stato chiesto di arrivare in studio con già delle idee per un possibile nome d’arte… e visto che la sera prima avevo rivisto “Zabriskie point” di Antonioni, ho scelto proprio Zabriski, togliendo la e finale. È stata un’ispirazione del momento”.