Dopo un’assenza di 8 anni, al “Festival della bellezza” torna Samuele Bersani, che conquista il pubblico con la sua simpatia di romagnolo verace

Di: Samuela Piccoli

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Dopo 8 anni è tornato al Festival della bellezza, nella bellissima cornice del Teatro Romano, un artista noto e apprezzato da un trentennio per le sue canzoni impegnate e quasi mai banali. Samuele Bersani si è presentato sul palco puntuale alle 21.15 indossando abiti non troppo elaborati e un cappello da monello girato al contrario.

Avrebbe potuto accomodarsi tra il pubblico passando quasi inosservato. Sì, perché “Samino” come lo chiama la sua mamma, non ha bisogno di apparire per essere un ottimo artista, lui semplicemente lo è a tutto tondo. Oltre ad avere una voce profonda, forte che arriva dritta al cuore, è un uomo simpatico, verace capace di dialogare con il suo pubblico e di farlo divertire senza essere mai sguaiato.

Lo contraddistinguono l’ allegria tipica dei romagnoli e una semplicità rara, difficile da trovare negli artisti di oggi. Samuele Bersani si mette a nudo, si racconta alla gente che lo applaude e ride del suo modo di essere “uno di loro”, uno che ne ha viste tante, ma è ancora capace di sperare nel futuro.

Le sue canzoni raccontano Samuele

A Samuele non piace il gobbo elettronico per ricordare i pezzi mentre canta, è legato all’analogico che ritiene molto più sicuro. “Ho sempre cercato di essere onesto raccontando la mia vita nelle mie canzoni”- racconta tra un brano e l’altro e lo fa come se stesse parlando a un gruppo di amici, non a un Teatro Romano gremito che pende dalle sue labbra.

“Ultimamente abbiamo respirato un’ariaccia, anch’io che non ho figli, ma ho sempre sperato di poter far trasparire nei miei pezzi una luce di speranza dietro quella pesante porta di incertezze. Le mie canzoni non sono sempre rassicuranti e alcune non hanno nemmeno un finale positivo, pensate a Chicco e Spillo che si schiantano contro un muro, ma io non perdo la speranza che la vita possa essere migliore.

Chicco e Spillo è una canzone di trent’anni fa, avevo solo 21 anni e non mi sentivo per niente arrivato, anzi era strano stare con i giganti della musica. Adesso dopo un solo brano i ragazzi si sentono già grandi artisti; non vorrei criticare chi fa musica oggi, ma la trap non mi piace per niente”.

Il concerto di un artista vero

Samuele Bersani ha proposto un concerto con le canzoni dell’ultimo disco “Cinema Samuele“, vincitore della Targa Tenco 2021 per il miglior album, e i suoi cult da “Giudizi universali” a “Lo scrutatore non votante”, da “Replay” a “Coccodrilli“. Lo hanno accompagnato sul palco Tony Pujia e Silvio Masanotti (chitarre), Alessandro Gwis (piano e tastiere), Stefano Cenci (tastiere), Davide Beatino (basso), Marco Rovinelli (batteria), Michele Ranieri (cori e polistrumentista).

Tra una canzone e l’altra ha raccontato aneddoti divertenti della sua vita: di come sua madre l’abbia chiamato preoccupatissima per una cartella esattoriale ricevuta per non aver restituito le cassette a una videoteca: “Samino, è arrivata una lettera…”. O di come sia difficile votare oggi, parlando del suo brano “Lo scrutatore non votante”. Samuele Bersani è un poeta e cantastorie e le sue canzoni sono architetture di nuvole, come le definisce lui stesso.

Un ragazzo capace di incantare ed emozionare con la sua voce e di suscitare simpatia per la sua semplicità. Ha terminato il concerto con un suo successo intramontabile: “Giudizi universali”, brano quanto mai attuale oggi. Meritatissimo standing ovation alla fine del concerto durato quasi due ore e mezza. Un concerto potente, questo è il termine che mi viene in mente con un uomo che fa parlare di sé per la sua umanità.