Il Coronavirus, un danno tanto sanitario quanto economico. Quali sono le attuali conseguenze della sua diffusione? Quali saranno quelle future? Come possiamo reagire?
Di: Andrea Panziera
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Covid-19, meglio noto come Coronavirus, arriverà anche in Italia? Secondo la virologa Ilaria Capua, scienziata di fama mondiale, è molto probabile – per non dire certo – che prima o poi ciò accada. È per questo motivo che bisogna cominciare ad organizzarsi per contenere gli eventuali danni, a cominciare dai luoghi di aggregazione sociale come le aziende.
Senza dubbio, non servono allarmismi o lo spargimento a piene mani di paure o isteria. Questi, facendo tutto fuorché combattere la diffusione del contagio, in compenso alimentano la discriminazione e l’odio verso il prossimo. Invece, sono necessari provvedimenti che abbiano come obiettivo la prevenzione, partendo in primo luogo da un’informazione corretta e tempestiva. Di altrettanta importanza è l’adozione di misure che mettano le strutture sanitarie e in generale i servizi pubblici nella condizione di operare in modo più efficiente ed efficace possibile.
Coronavirus: dall’impensabile quarantena collettiva al compito delle istituzioni
Proviamo per un attimo a pensare cosa accadrebbe se si rendesse necessario proclamare anche solo per poche settimane lo stato di quarantena collettiva, se si fermassero i medici, i trasporti o la catena di distribuzione alimentare. In mancanza di adeguate indicazioni ex ante, scoppierebbe il caos, con probabili sommovimenti sociali dalle conseguenze imprevedibili. Quindi, le Istituzioni tutte hanno il compito prioritario di non lesinare le comunicazioni alla popolazione e di tralasciare almeno per una volta gli interessi di parte. Bisogna unirsi in uno sforzo di decisioni razionali condivise per programmare l’adozione di tutti gli accorgimenti necessari in caso di un improvviso e repentino aggravamento della crisi. Spero di sbagliarmi, ma purtroppo i primi casi conclamati di Coronavirus in Paesi dove le strutture ospedaliere non sono un modello di sicurezza fanno temere il peggio.
L’emergenza economica: un contesto già problematico
In parallelo alla possibile emergenza sanitaria si sta palesando una quasi certa emergenza economica. Da settimane, ormai, tutti i centri di ricerca internazionali stanno cercando di stimare l’impatto del Covid-19 sul PIL globale. A prescindere dalla divergenza sui numeri, vi è un diffuso consensus sulla non marginalità degli effetti negativi. Non esistono termini di paragone attendibili, perché nel 2003, all’epoca dell’epidemia di SARS, il sistema economico cinese valeva poco meno di 1.700 miliardi di dollari, mentre oggi ha raggiunto e superato i 13.000.
A complicare ulteriormente la situazione vi è anche un’altra circostanza. L’apparizione del Coronavirus si innesta in un contesto problematico, caratterizzato da un accentuato rallentamento congiunturale di quasi tutti i Paesi occidentali, Europa in testa. Un contesto precedente lo scoppio dell’epidemia, con la produzione industriale in calo marcato già nell’ultima parte del 2019. Tutti gli analisti attendono i riscontri di questo primo trimestre per stilare previsioni più precise, ma qualcosa si può già anticipare.
I trasporti, il settore alberghiero, i consumi
La paralisi dei trasporti da e per la Cina sicuramente si rifletterà in modo significativo sui bilanci delle compagnie aeree e, aspetto questo molto importante per l’Italia, sui flussi turistici in entrata. Gli alberghi annunciano una pioggia di disdette e bilanci in rosso. Altrettanto probabile è una rimodulazione delle priorità della domanda per consumi della popolazione cinese. In questo caso, a soffrirne saranno soprattutto i comparti del lusso e dei beni voluttuari, settori questi particolarmente pesanti per la nostra bilancia commerciale.
Inoltre, la contrazione delle produzioni made in China sta avendo i primi contraccolpi su molteplici settori, dalle imprese portuali fino alla manifattura finale. Emblematico il caso di FCA, che ha ridotto la produzione in alcune fabbriche per mancanza di beni intermedi. Le autorità di Pechino hanno annunciato importanti misure di sostegno dell’economia, soprattutto in termini di aumento di offerta di moneta con contestuale riduzione dei tassi di interesse. Almeno per il momento i mercati ne hanno tratto beneficio; tuttavia, tutt’altra questione è capire quanto ciò sarà sufficiente a calmierare i listini anche in futuro e quando avverrà la pubblicazione dei dati reali del PIL e dei bilanci aziendali.
Se dovessi sbilanciarmi in una previsione, non sarei molto ottimista; consiglierei anzi a tutti i risparmiatori di agire in via preventiva, assumendo posizioni di estrema prudenza. Alle quotazioni attuali, molti titoli mi sembrano più da vendere che da acquistare.