di Andrea Panziera.

Immagino che non siano in molti a sapere chi è Carol Cadwalladr.  Per tutti costoro ricordo che la signora in questione è una giornalista dell’Observer, uno dei maggiori e più noti periodici inglesi, che tra gli altri vanta l’invidiabile primato di essere la più antica pubblicazione esistente, essendo apparsa la prima volta più di 200 anni fa. Perché mi occupo di miss Cadwalladr? Per il semplicissimo motivo che grazie a lei sono venute alla luce tutte le magagne dell’informazione veicolata dai social, Facebook in primis. E’ solo per merito dei suoi reportage se qualche anno fa è scoppiato il caso di Cambridge Analityca, la società che si occupa di esaminare ed elaborare tutto quello che riguarda la personalità, le debolezze e le fobie dei potenziali elettori di un Paese suggerendo a chi la paga profumatamente quali strategie mettere in atto per orientare il consenso, molto spesso con l’utilizzo di notizie parzialmente o totalmente false costruite ad hoc. In una mia recente lezione universitaria ho avuto la conferma della potenza devastatrice dei social media; quasi nessuno dei miei studenti leggeva abitualmente un quotidiano e men che meno libri di approfondimento; per tutti il nuovo Vangelo si chiama Internet e tutto quello che viene pubblicato, magari in forma del tutto anonima su qualche profilo fasullo e senza l’indicazione di alcun riscontro verificabile, diventa senza suscitare dubbi la nuova e indiscutibile Verità rivelata. Un caso citato dalla Cadwalladr è emblematico: nella cittadina inglese di Ebbw Vale i votanti pro Brexit sono stati il 72%, ignorando il fatto che nel corso degli anni erano stati beneficiati da generosi investimenti dell’Unione europea, con effetti oltremodo positivi sul reddito e sulla qualità delle loro vite. Il motivo ? Era passata tramite social la notizia che in caso contrario la loro città sarebbe stata invasa dai migranti e la maggior parte delle persone ha creduto a questa bufala clamorosa. Da sempre far leva sulle paure della gente paga sia nell’immediato che elettoralmente e poco importa se nessuno saprà mai chi si cela dietro la fake news; Facebook, in nome di un diritto alla privacy che odora sempre più di omertà molto ben pagata, non rivelerà mai le fonti e gli inserzionisti e quello che molti spacciano per un esercizio diretto di democrazia in realtà assomiglia in misura sempre maggiore ad una manipolazione di massa stile Grande Fratello orwelliano. In compenso, i giganti del web sono maestri nell’utilizzo delle legislazioni più accomodanti da un punto di vista fiscale, alla faccia dei loro utenti creduloni e di tutti coloro che le tasse le pagano regolarmente.