La Quinta Sinfonia di Gustav Mahler inaugura la Stagione Sinfonica 2023 al Teatro Filarmonico. Tra le novità, l’ospite d’onore Eckehard Stier

Di: Benedetta Breggion

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Una potentissima nuova voce per l’ altro volto dell’ Arena

Tre in un colpo nella prima della Stagione sinfonica al Filarmonico: l’ apertura di una Stagione dal programma ricco e variegato, il debutto veronese del direttore tedesco Eckehard Stier, e si potrebbe anche dire un nuovo debutto per una delle più significative Sinfonie di un colossale autore che l’ Orchestra Areniana ha finora raramente ospitato: la Quinta Sinfonia di Gustav Mahler. Grandioso e impegnativo cimento per ogni orchestra, la Quinta è stata eseguita così di rado a Verona da trasformare ogni sua presenza in un vero e proprio evento musicale e culturale.

Si è aperta con questo grande cimento (per organico e virtuosismo) la Stagione sinfonica dell’Orchestra areniana, guidata per l’occasione da Eckehard Stier, esperto maestro di Dresda già salito sul podio delle più grandi istituzioni musicali europee, qui al suo debutto veronese. Venerdì 24 febbraio (alle 20) con replica sabato 25 febbraio si è alzato il sipario su questo 1° concerto sinfonico

La Quinta di Mahler racchiude in sé la cifra personalissima dell’autore, che precorre l’espressionismo facendo tesoro del Romanticismo tedesco più acceso. Esplora le forme della tradizione e le cambia dall’interno: i cinque movimenti sono divisi in tre parti e sembrano tracciare un viaggio tipicamente per aspera ad astra, da una iniziale marcia funebre ad una fine trionfale, ma con tutte le caratteristiche del linguaggio mahleriano.

L’ orchestra di Fondazione Arena Cr.ph: Fondazione Arena

Eckehard Stier

Eckehard ha reso possibile l’ esecuzione della Quinta Sinfonia di Mahler forse per la prima volta nella sua interezza sul podio areniano. A Verona la musica di Mahler, favorita di direttori massimi come Bernstein e Abbado, è stata eseguita di rado e prima d’ ora non la si era potuta godere a pieno. Nel caso della Quinta sinfonia si conta solo un concerto del 2006 negli annali di Fondazione Arena.

Eckehard ha offerto una vivissima interpretazione della sinfonia, riuscendo a coordinare, riunire e far gravitare con maestosità, sotto l’ egida del suo gesto, ogni singolo elemento del cospicuo organico orchestrale. O meglio dei suoi gesti: ogni singola parte del corpo è completamente dedicata alla direzione. Il volto, la bacchetta, le mani e tutto il corpo, con cui sembrava esplorare l’ intera larghezza del podio, incarnavano e davano eternità ai sentimenti dell’ Opera e dichiaravano fedeltà alla filologia mahleriana. Se lo sguardo era rivolto verso una sezione, ciò non lo precludeva dal dedicare la sua attenzione con movimenti precisi delle mani anche alle altre sezioni che non cadevano direttamente sotto i suoi occhi. Di questa coordinazione, attenzione e immediata versatilità, Stier ha dato prova soprattutto, ed anche, nei momenti più frenetici ed agitati, di cui la sinfonia è piena.

A Dresda, nella stessa città in cui un secolo prima si ergeva la carriera del Direttore Ernst von Schuch, amico con cui mahler discusse sulla sua seconda sinfonia, Eckehard Stier vi è nato, cresciuto e formato come musicista.

Colonna sonora di un’ epoca

Se come direttore d’orchestra fu il primo grande divo della bacchetta del ‘900 (unico vero rivale del coetaneo Toscanini a New York), come compositore Mahler non fu altrettanto apprezzato in vita, almeno non nel periodo del suo massimo fulgore a Vienna come plenipotenziario dell’Opera, che lui trasformò in tempio “wagneriano” di ascolto e teatro musicale, attento a qualità e innovazione.

Incompreso all’epoca, a partire dagli anni ’70 finalmente “il suo tempo venne” con un boom di registrazioni in disco e programmazioni in sale da concerto, divenendo colonna sonora dell’umanissima nevrosi post-moderna.

Oltre che in senso allegorico, la sua musica divenne colonna sonora, in senso stretto: Il cinema le ha già dichiarato amore e rivendicato la gloria che non ha del tutto ottenuto in vita, con il celeberrimo film Morte a Venezia di Luchino Visconti. Mentre in questi giorni lo stesso capolavoro è al centro del nuovo film con la stella Cate Blanchett, miglior attrice a Venezia nei panni della direttrice Tár

Il Mahler della Quinta

Il periodo viennese di Mahler, in cui si colloca la creazione di questa Sinfonia, fu per il musicista il periodo in cui incontrò insieme l’ amore, la morte e il senso della vita. In questo contesto nacquero dalla sua penna alcuni lavori che celebrano il trionfo dell’uomo sul dolore e sulla morte. In questo caso, in particolare, il primo movimento della Quinta, con il suo carattere funebre e agitato, risente chiaramente dell’angoscia provata da Mahler per aver sfiorato la morte, in seguito ad una grave emorragia interna.

Mahler iniziò a scrivere la Quinta nell’estate del 1901, reduce dalla malattia. Aveva da poco acqusitato la sua celebre villa a Maiernigg, sulle rive del Wörthersee, per dedicarsi alla composizione. Fu in quella irripetibile estate, in cui cominciò a coltivare la sua arte circondato dai paesaggi carinziani, che incontrò e sposò Alma Schindler. Compositrice anche lei, donna coltissima e talentuosa, ma il cui estro creativo fu soffocato gradualmente dalle circostanze di vita.

Gustav Mahler insieme alla sua Musa Ispiratrice. Cr.ph.: Concierto en el auditorio M. Delibes

Fu proprio a lei che Mahler dedicò la sua Quinta Sinfonia. Si dice che il compositore abbia tratto ispirazione dalla presenza e dal sostegno di Alma durante questo periodo. La dedica recita: “Alla mia cara moglie Alma, quando lei stessa era ancora una sinfonia”.

La Sinfonia

La Quinta è al tempo stesso traguardo di maturità e traghetto verso una nuova fase della vita dell’ artista boemo. Ma si può dire lo stesso dello stile dell’ autore stesso rispetto alla sua epoca.

Con questa Sinfonia, Mahler recide qualsiasi riferimento alla voce umana (sempre presente nelle sue precedenti sinfonie, al contrario della Quinta), ma non del tutto con il mondo liederistico e con forme musicali della tradizione popolare.

La parte centrale, coincidente col terzo movimento, è un ampio Scherzo in cui il primo corno guida l’orchestra in uno scatenato Ländler, forma di valzer popolare che Mahler utilizzerà fino alle sue ultime composizioni. L’ Adagietto, invece, è un esplicito riferimento, se non addirittura traduzione sinfonica di Ich bin der Welt abhanden gekommen, Lied forse più significativo e più bello fra tutti quelli del compositore. Il motivo tornerà nel complesso Rondo-Finale, avventura che con il suo tema corale sembra portare, dopo una tormentata notte, la luce dell’alba: l’essere sopravvissuto alla crisi, aprì al compisitore nuovi orizzonti nella comprensione del segreto dell’essere umano e della vita.

Con l’ Adagietto, infatti, si giunge al cuore più profondo del sentimento d’ amore di Mahler per la moglie Alma.“Quanto ti amo, mio sole, non posso dirtelo a parole. Solo il mio desiderio posso dirti e il mio amore”. Queste le parole con cui si dice Mahler abbia espresso il sentimento che gli ha dettato le note della sua Quinta.

Dalla Vienna di Beethoven alla Vienna di Mahler

Mahler utilizza la scansione in movimenti tipica della sinfonia sulla quale prevarica però il sentire inattuale di Mahler che raggruppa ogni movimento in una sezione più ampia, come quella di un poema sinfonico: i primi due tempi giustappongono diversi episodi, tragici o concitati, e sono dominati dal tema della Trauermarsch, corteo viennese da finis Austriae aperto da un famoso assolo di tromba, citazione esplicita della 100^ Sinfonia di Haydn, proposta da Fondazione Arena in questa stessa stagione

La fanfara della tromba in si bemolle è una delle ultime evocazioni nell’opera mahleriana, del mondo caro alla sua infanzia: i richiami lontani della caserma e le sfilate della marcia militare davanti alla casa dei suoi genitori. Tema dal profilo che richiama allo stesso tempo un’ altra giovinezza: quella della Vienna del classicismo, con Beethoven come esponente d’ eccellenza. Quattro note scultoree e lapidarie caratterizzano il primo movimento sia della Quinta di Beethoven sia della Quinta di Mahler.

Un secolo e un semitono separano le due sinfonie, ma identico è lo spirito entro cui i due autori hanno maturato e riflettuto queste elaborazioni sentimentali. Entrambe rappresentano un simile traguardo nel percorso artistico dei due artisti. Se le trombe rappresentano una variazione dei ricordi d’ infanzia di Mahler sul lato individuale, sul piano più ampio invece della storia occidentale è un evidente richiamo alla Quinta di Beethoven, caricato però delle inseorabili influenze nietzschane sul pensiero dell’ epoca.

Il Programma della Stagione Sinfonica

Il 2023 è un anno di grandi aspettative per la Stagione Artistica al Teatro Filarmonico, dimora invernale della Fondazione Arena di Verona. Se il precedente biennio ha costretto il pubblico a restare lontani dal teatro o tornarvi preferendo il biglietto all’abbonamento, quest’ anno offre, invece, una programmazione di ampio respiro , e comprenderà musiche di ogni epoca, da Haydn fino ai più recenti Arvo Pärt ed Ezio Bosso.

Fra le novità del 2023, Arena Young raddoppia, offrendo per tutti i concerti i suoi Preludi introduttivi pensati per la Scuola ma aperti ad ogni fascia di pubblico offrendo un’introduzione all’ascolto prima di ogni concerto. Anche per la Stagione Sinfonica 2023 sono diverse le iniziative di Arena Young, rivolte a studenti e personale di scuole, università, accademie. Fra queste, attraverso la rassegna Ritorno a teatro (percorso di avvicinamento all’opera e alla musica sinfonica), il mondo della Scuola potrà assistere alle rappresentazioni infrasettimanali in cartellone al Teatro Filarmonico, con l’opportunità di partecipare ad un Preludio che avrà luogo nella prestigiosa Sala Maffeiana un’ora prima dello spettacolo, a cura della Fondazione Arena di Verona.

Fondazione Arena di Verona ringrazia BCC di Verona e Vicenza, per il sostegno alle attività della Stagione Artistica 2023 al Teatro Filarmonico in qualità di main sponsor.