Come nel calcio, così nella politica: la realtà è che siamo rimasi quasi completamente isolati

Di: Andrea Panziera

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A volte può capitare che il destino, definito cinico e baro in occasione di una sua cocente sconfitta dall’ex Presidente della Repubblica Saragat, giochi tiri inaspettati e quasi mai piacevoli. Mancini o destrorsi? Questo è il dilemma, che spesso dipende dai protagonisti degli avvenimenti e dal loro collocamento personale. Questo vale in tutti i contesti, dalla politica, allo sport, alla vita. Per una strana combinazione di eventi, questo fine settimana ha accomunato nella sventura la nostra nazionale di calcio, in un tempo neanche tanto remoto gloriosa e vincente ed il Governo del Paese, entrambi impegnati in partite importanti e decisive: la prima, negli ottavi di finale del Campionato europeo, il secondo nelle trattative per le nomine dei prossimi vertici delle Istituzioni Ue. Ebbene, come direbbero Caressa e Bergomi, in entrambi i casi non abbiamo toccato palla, o meglio, non l’abbiamo vista proprio. Gli azzurri, campioni in carica, sono stati cacciati dal torneo con ignominia, perdendo malamente il confronto con una compagine che nel mondo pallonaro non ha mai vinto neanche la coppa del nonno. Certo, la Svizzera aveva dato segnali di vitalità anche nel recente passato, ma in questa occasione ha dominato dal primo all’ultimo minuto, facendoci fare una figura barbina. Abbiamo tirato tre volte in porta, di cui una probabilmente in fuorigioco, mostrando una lentezza di manovra esasperante, perdendo tutti i confronti uomo contro uomo e palesando lacune impressionanti in ogni reparto. Se non ci fosse stato Donnarumma, sarebbe stata una goleada elvetica. Probabilmente avremmo meritato di uscire già contro la Croazia, ma abbiamo pescato il jolly giusto all’ultimo secondo e questo ci ha paracadutato negli ottavi di finale in teoria più equilibrati. Ora, tutti a dar la colpa al modulo, alle sostituzioni e, come sempre nel calcio, all’allenatore. Il quale, avendo fra le mani della mercanzia assai scarsa, più di così non poteva francamente fare e sarà già un’impresa raggiungere la qualificazione per i prossimi mondiali. Mutatis mutandis, più o meno è successa la stessa cosa sul versante politico: aldilà di qualche dichiarazione di facciata, la realtà è che siamo rimasti isolati e tutti candidati designati a ricoprire le cariche apicali nelle prossime Istituzioni europee sono passati con l’Italia nelle vesti di unica voce dissonante. Con una ulteriore considerazione: anche fra le forze che sostengono l’Esecutivo appare del tutto evidente una spaccatura fra chi vorrebbe assumere un atteggiamento più conciliante, magari barattando l’assegnazione di qualche poltrona di rilievo nelle Commissioni più importanti, che devono ancora essere designate, e chi parla di “Colpo di Stato”, dimenticando che la conta recita impietosamente 26 contro 1. Voci di corridoio sussurrano che la nostra posizione sia motivata, almeno in parte, da un calcolo politico di tipo “sovranista”: attendere l’auspicato trionfo del movimento di Marine Le Pen alle elezioni francesi che si stanno tenendo in queste ore e quello della probabile vittoria di Trump nelle presidenziali di novembre, per imprimere una svolta euroscettica anche in quel di Bruxelles. Ammesso e non concesso che negli USA e in Francia le cose vadano davvero così, la domanda che si impone è: quali politiche verrebbero poi proposte perseguite? Nell’attuale Parlamento europeo, oltre all’attuale maggioranza “Ursula”, non ne esistono altre con la medesima consistenza numerica ed anche il campo degli oppositori appare tutt’altro che coeso. Ma anche a prescindere dalla semplice realtà dei numeri, da che parte ci conviene stare? La nostra premier ha affermato che la capacità di esercitare una leadership ci rende meno isolati ed ha categoricamente escluso che il nostro voto contrario sui c.d. “top jobs” possa avere ripercussioni. Insomma, nessuno ce la farà pagare per la nostra posizione, di astensione sulla riconferma della Von der Leyen e sulla bocciatura di Costa e Kallas. Credo anch’io che all’interno del Palazzo non ci saranno vendette postume; anzi, qualche strapuntino, inteso come incarico in Commissioni di peso, ci verrà assegnato. Come sempre tuttavia, a fare la differenza saranno poi i Mercati, da noi come in tutti i Paesi il cui fardello di Debiti e Deficit Pubblici viene costantemente attenzionato. E in quel caso l’accondiscendenza sarà sicuramente molto minore e tutte le promesse, elettorali e/o in corso d’opera, moriranno all’alba, in coincidenza del loro non sindacabile giudizio.