Un vino esclusivo, irripetibile. Un grande rosso, l’Amarone, che parla di ciò che un certo modo di cooperare può produrre: l’eccellenza, sin dalle origini
LEGGI ANCHE: “Cercando Olga”: il nuovo libro di Francesco Furlan
Un vino esclusivo, irripetibile, un grande rosso che parla di
ciò che un certo modo di cooperare può produrre: l’eccellenza, sin dalle origini.
E’ la Riserva di Amarone della Valpolicella Classico Docg Domìni Veneti 2015, «l’annata delle
annate», che Cantina Valpolicella Negrar ha voluto per celebrare i 90 anni dalla fondazione,
avvenuta nel 1933.“Era d’obbligo coronare questo nostro importante traguardo con un grande
Amarone, vino a cui la storia ci lega indissolubilmente”, conferma il giovane neo presidente
Giampaolo Brunelli (44 anni), chiamato dallo scorso novembre a guidare la Cantina insieme ad
Alessia Ceschi (33 anni), prima donna a ricoprire la carica di vice presidente nella storia della
coop vitivinicola negrarese.
Se l’ «invenzione» dell’Amarone è patrimonio di un intero territorio, spetta infatti a Cantina
Valpolicella Negrar l’aver etichettato e commercializzato negli anni Trenta del secolo scorso la
prima bottiglia di Amarone con la dicitura «Amarone della Valpolicella Extra». L’unico esemplare
esistente è conservato nel caveau della Cantina a Negrar (visitabile su prenotazione,
cantinanegrar.com), prezioso testimone di un primato assegnato dalla storia che l’azienda
concepisce come un simbolo e un bene dedicato a tutta la Valpolicella.
La preziosa bottiglia della Riserva di Amarone 90° dal sapore corposo e morbidamente
elegante, con un profumo che ricorda il frutto passito, è avvolta in un estratto dello statuto
costitutivo della coop vitivinicola, redatto il 23 agosto del 1933 per mano dei 7 padri fondatori, i
gentiluomini veronesi Gaetano Dall’Ora, Carlo Vecchi, Giovanni Battista Rizzardi, Marco Marchi,
Pier Alvise Serego Alighieri, Silvio Graziani e Attilio Simonini, quest’ultimo al tempo proprietario di
villa Novare ad Arbizzano di Negrar, prima sede sociale della cantina, poi trasferitasi a San Vito
quindi nell’attuale sede, a Negrar di Valpolicella.
Nel tempo, la Cantina ha acquisito sempre più prestigio e credibilità sul piano nazionale e
internazionale, crescendo in modo sostenibile nella capacità produttiva e nella proposta qualitativa,
ottenendo la fiducia e la stima più di 244 soci conferitori. Grazie a questo legame di reciprocità, la
Cantina può contare su 878 ettari di vigneti, di cui circa il 30% è condotto a regime biologico,
distribuiti in gran parte nella zona Classica, posti a diverse altitudini e caratterizzati da una grande
varietà di suoli tra le valli di Negrar, Marano, Fumane e Sant’Ambrogio di Valpolicella.
Depositaria di una tradizione secolare nella tecnica dell’appassimento, candidata a diventare
Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco, la Cantina è proprietaria di uno dei più grandi
fruttai d’Italia, che ogni anno ospita più di 30 mila quintali di uve, vendemmiate e selezionate
rigorosamente a mano. Su un totale di oltre 9 milioni di bottiglie prodotte con vini del territorio e
di altre Doc veronesi, 1.500.000 sono di Amarone. “Oggi la Cantina rappresenta un modello di
riferimento, sia nel comparto cooperativistico che in quello delle aziende private per la
riconosciuta qualità dei prodotti e per il livello di sviluppo raggiunto che la pone all’avanguardia”,
chiosa Daniele Accordini, dg e capo enologo della Cantina.
Annata molto equilibrata anche se con un periodo estivo abbastanza siccitoso durante il quale la
vite ha potuto però contare sulla scorta d’acqua del piovoso 2014. Grazie alle calde e prolungate
temperature estive, la vite ha sviluppato notevolmente la fotosintesi, per cui c’è stata più
concentrazione di zuccheri e coloranti. L’annata 2015 è all’insegna di grande equilibrio e longevità,
con tannini molto morbidi e dolci.