Il perfetto accompagnatore di diversi momenti gastronomici della giornata, come l’aperitivo: ecco il nobile Recioto della Valpolicella Docg Spumante

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Uno spumante passito rosso dolce che invita a
«ribaltare» i luoghi comuni, come quello che vuole i vini dolci fuori moda, mentre possono
essere perfetti per accompagnare diversi momenti gastronomici della giornata, come ad esempio
l’aperitivo: è il Recioto della Valpolicella Docg Spumante, uno dei vini più nobili della tradizione
veronese, prodotto da Cantina Valpolicella Negrar fin dagli anni Trenta del secolo scorso, e
da tempo prezioso fiore all’occhiello del premium brand Domìni Veneti, che oggi l’ha riletto e
attualizzato con la nuova etichetta di design SENTAte, siediti, accomodati in dialetto veneto.
Un’etichetta che racconta uno spumante non scontato, un po’ rustico e un po’ snob, che gioca sui
concetti di comfort e accoglienza e nel contempo sulla loro negazione, per spronare ad
approcciare la vita con ironia e da diverse angolazioni. Uno spumante che incuriosisce, che
convince per il suo profumo, che conquista per l’intensità del gusto, per la freschezza del sorso,
ma soprattutto per quella spuma inconfondibile di colore viola, che solletica piacevolmente le
labbra.

Un tempo nel valpolicellese il «recioto con le bollicine» era prodotto anche da diversi vignaioli della
Valpolicella ma il mercato, sensibile al trend che ha penalizzato nel corso del Novecento i vini dolci
a favore del vino secco, nel corso degli anni ne ha decretato il tramonto.
Cantina Valpolicella Negrar, convinta sia un valore per i soci e il territorio portare avanti la
tradizione quando si tratta di prodotti «unici ed originali», è una delle poche aziende vitivinicole
del territorio a produrlo ancora. Della «champagnizzazione del Recioto» ne parlava già Luigi
Messedaglia (1874-1956), politico e medico veronese noto per i suoi studi di agronomia, nel suo
Arbizzano e Novare: storia di una terra, della Valpolicella (1944), parlando della produzione della
Cantina. Un vino, il Recioto, difficile da fare, che impiega le uve più mature dei vitigni autoctoni
valpolicellesi Corvina, Corvinone e Rondinella, uve usate anche per l’Amarone, di cui è
considerato il «padre», solo che nel Recioto la fermentazione deve essere interrotta, da qui la
difficoltà di individuare il momento ideale per ottenere un vino con una parte zuccherina importante
ma che poi all’assaggio non risulti stucchevole.