Durante alcuni lavori agricoli nell’area del “Castello del Tartaro”, vennero alla luce nel 1950 alcuni reperti oggi conservati al Museo Fioroni

Di: Federico Carbonini

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Durante alcuni lavori agricoli nell’area denominata “Castello del Tartaro”, che si trova nel comune di Cerea
ma a ridosso del confine sud di Casaleone, vennero alla luce nel 1950 alcuni cocci in ceramica, un pugnale di
bronzo ed un martello di bronzo, conservati al Museo Fioroni di Legnago. Il sito oggetto dei ritrovamenti
viene descritto, nel 1926, come una piattaforma perfettamente ellittica, lunga circa 500 metri e larga 300,
contornata da una trincea alta 2 metri e mezzo. All’argine dell’abitato era situata una necropoli a rito misto,
con tombe a incinerazione e tombe a inumazione. L’argine era opera costruita dai “terramaricoli” per
salvare l’agglomerato delle capanne, fabbricate su larga palafitta, dalle circostanti acque palustri. Oggi,
anche se il continuo lavoro dei bonificatori e degli agricoltori a partire dal 1940 ha fatto sparire gli argini,
l’area è comunque visibile dal satellite.

Tuttavia, anche la zona a sud del centro di Casaleone, da dove partono le leggende legate all’antica
Carpanea, è da sempre oggetto di studio da parte di ricercatori ed appassionati.

Nel biennio 1992-1993 sono stati fatti dei sopralluoghi che hanno portato a ritrovamenti archeologici nei
pressi dell’ex ferrovia Ostiglia-Treviso a Casaleone. L’ex ferrovia, infatti, attraversa località storicamente
importanti nelle Valli Grandi Veronesi: dalla Torbiera di Aselogna passa poi in zona Boldiere, dopo aver
attraversato il fiume Menago, quindi Boccarona, Facciabella e Carpania. Sono principalmente tre i
ritrovamenti avvenuti vicino all’ex linea.

A 360 metri a sud-est dell’ex stazione di Casaleone si è individuata un’area di mq. 500 con frammenti di
tegoloni, coppi e ceramica del periodo romano.

A 30 metri a ovest dello scolo Boldiere e a 180 metri a sud-est dell’argine dell’ex linea ferroviaria Ostiglia-
Legnago, in un terreno di natura prevalentemente sabbiosa, si nota un’area di mq. 400 con frammenti di
tegoloni e coppi molto dilavati.

A 150 metri a est del nuovo alveo del fiume Menago e a 50 metri a nord dell’ex linea ferroviaria Ostiglia-
Legnago si è individuata un’area di circa mq. 1500 con frammenti di fittili. L’area era già nota al De Bon, che
la include nella sua carta archeologica tra il 1926 e il 1929.