Due imperdibili gioielli messi in mostra dalla regione Piemonte: le mostre Ligabue a Torino e Boldini a Novara

Di: Maria Mele

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C’è ancora tempo in questo scorcio di fine inverno per visitare due imperdibili
gioielli messi in mostra dalla regione Piemonte. Parliamo delle mostre Ligabue
a Torino e Boldini, de Nittis e les italiens de Paris a Novara.

Iniziamo da Torino, dove, presso La Società Promotrice delle Belle Arti, nel
Parco del Valentino è allestita fino al 26 maggio la monografica su Antonio
“Toni” Ligabue. Oltre 90 opere, splendidamente inserite nella deliziosa cornice
di una palazzina di inizi ‘900, illustrano la tormentata storia umana e artistica
di questo genio visionario.

La mostra è la prima realizzata con la Fondazione Augusto Agosta Tota per
Antonio Ligabue, ad un anno dalla scomparsa del fondatore che, dell’artista,
fu amico e mecenate. Una realtà, quella della Fondazione Agosta Tota, che ha
saputo imporsi come punto di riferimento per chiunque si accosti ad Antonio
Ligabue con interesse critico, culturale e scientifico. Nelle parole del curatore
Giovanni Faccenda troviamo la chiave per entrare nel mondo allegorico,
naturalistico, tormentato e violento di Antonio Ligabue che utilizzò “l’arte,per
raccontare in modo crudo i propri insanabili tormenti esistenziali, attraverso
argute allegorie caratterizzate dalla presenza degli amati animali. Plasmare
l’argilla, disegnare su fogli di carta tenuta nascosta come un tesoro oppure
dipingere al cavalletto, guardando ossessivamente la propria immagine
riflessa nello specchio vicino…” era questo, per Ligabue, un modo per
sottrarsi, almeno temporaneamente, alla propria, fatale odissea terrena.

Un uomo negato, un artista non riconosciuto, forte però di una lucida
consapevolezza rispetto al valore del suo atto artistico che appare
chiaramente dalle sue parole che assumono, oggi, il valore di una previsione
”Lo so che nessuno mi crede, ma andrò nei più grandi musei del Mondo”. Un
monito che ci a racconta l’immenso disagio dell’uomo e dell’artista accolto dai
suoi contemporanei con derisione e indifferenza Non a caso tutte le opere in
mostra provengono da collezioni private, ad indicare quanto, a sessant’anni
dalla morte ancora la figura di questo artista tormentato e invisibile ai propri
contemporanei, abbia però saputo parlare al cuore di un vasto seguito di
sensibili estimatori.

Ci spostiamo a Novara, nelle sale del Castello visconteo, per incontrare la
leggerezza della vita “fin de siecle” di alcuni artisti italiani che di Parigi
avevano fatto la loro casa, nella mostra Boldini, de Nittis e Les italiens de
Paris, aperta fino al 7 aprile.

La mostra a cura della storica dell’arte Elisabetta Chiodini raccoglie, in un
percorso di otto sale, opere di Giovanni Boldini, Giuseppe de Nittis, Vittorio
Matteo Corcos, Antonio Mancini, Federico Zandomeneghi e molti altri
protagonisti di quella indimenticabile stagione.

METS Percorsi d’Arte, dopo il grande successo registrato con le mostre
Ottocento in collezione. Dai Macchiaioli a Segantini (2018-2019),
Divisionismo. La rivoluzione della luce (2019-2020), Il mito di Venezia. Da
Hayez alla Biennale (2021-2022) e Milano da Romantica a Scapigliata (2022-
2023) continua nella sede novarese, con questa sontuosa e ricca collezione di
opere che ci riporta, idealmente tra fine ‘800 e inizio ‘900, nella Parigi
capitale del lusso e delle mode, del progresso e della civiltà, fra i lavori di
alcuni degli artisti italiani più noti e amati dal grande pubblico, conosciuti
internazionalmente come Les Italiens de Paris.

Attraverso stimolanti confronti, il visitatore può calarsi nello spirito dell’epoca
e immaginarsi nella città che, come è noto, fin dai primi anni Venti
dell’Ottocento aveva attratto numerosi artisti italiani desiderosi di confrontarsi
con la cultura figurativa d’Oltralpe e di ampliare il proprio mercato oltre
confine.

Le otto sezioni in mostra costituiscono un ideale viaggio che parte dalla
“conquista” del mercato internazionale da parte dei pittori italiani, per
arrivare ai celeberrimi ritratti mondani di Corcos e Boldini, una tipologia di
ritratto molto amata che renderà i due pittori ricercatissimi tra i
contemporanei. Attraverso i paesaggi di De Nittis, la realtà e la visione tra
Napoli e Parigi di Antonio Mancini, il percorso parigino lungo una vita di
Zandomeneghi, tra gli attimi rubati della vita della Ville Lumiere e i delicati
scorci di universi privati, si rivive l’atmosfera spumeggiante e leggera di
quegli anni, ancora ignara dell’incombente pericolo del conflitto mondiale che
l’avrebbe distrutta per sempre.

Una grande e completa mostra che passa idealmente il testimone alla
monografica su Giuseppe De Nittis, recentemente inaugurata al Palazzo Reale
di Milano, nella quale confluiranno alcune delle opere in mostra a Novara tra
cui il celeberrimo e monumentale Westminster (1878), uno dei capolavori
assoluti del pittore, un quadro dal taglio modernissimo che, grazie alle sue
dimensioni, coinvolge lo spettatore che si sente anch’egli parte della scena.