Nel 1887 caldeggiava l’idea di aprire un collegamento rapido tra Treviso e Ostiglia, per favorire lo smercio verso il sud d’Italia

Di: Federico Carbonini

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A Treviso, verso fine Ottocento, abitava un imprenditore milanese, Graziano Appiani. Tale imprenditore,
attivo prima nel campo della produzione di laterizi e poi di piastrelle, nel 1887 caldeggiava l’idea di aprire
un collegamento rapido con Ostiglia per favorire lo smercio dei suoi prodotti verso il sud d’Italia. Negli
ambienti militari del Paese aveva riscosso grande interesse questa possibile ferrovia direttissima che
collegasse Bologna, già importantissimo nodo ferroviario connesso col centro Italia, e il confine orientale
italiano. Questo percorso veniva visto come una linea di comunicazione e di arroccamento attraverso cui
far affluire rapidamente uomini e materiali in caso di conflitto con l’impero austriaco, diminuendo le
conseguenze negative di una possibile interruzione della Brescia-Verona-Vicenza, dovuta ad un attacco
proveniente dal Trentino, ed evitando la strozzatura determinata dalla tratta Monselice-Padova. La prima
ipotesi sul tracciato della nuova ferrovia strategica prevedeva la partenza dalla stazione di Ostiglia, posta
sulla linea Bologna-Verona già in costruzione, ed il proseguimento in direzione Treviso passando da Melara,
Bergantino, Castelnuovo Bariano, Massa Superiore, Trecenta, Badia Polesine, Piacenza d’Adige, Este, Lozzo
Atestino, Vò, Rovolon e Camposampiero. Questa idea di tracciato venne disegnata alcuni anni dopo da
Marco Sartori Borotto, il quale sosteneva che il percorso rispondeva alle esigenze dello Stato Maggiore per
due motivi: in primo luogo perchè utilizzava una messaggeria postale tra Ostiglia e Badia Polesine, e poi
perché c’era l’importanza strategico-militare di percorrere la falda ovest dei colli Euganei. Tuttavia, in quel
periodo l’Italia non aveva interesse a turbare i rapporti idilliaci con i potenti Austria e Germania, avendo
aderito alla triplice alleanza, così preferì accantonare l’idea.