Al teatro romano, per il Festival della Bellezza, è arrivato Carlo Lucarelli, con una narrazione teatrale sulla morte di Pier Paolo Pasolini

Di: Samuela Piccoli

LEGGI ANCHE: America Latina, ieri, oggi e domani

Lo scrittore e conduttore Carlo Lucarelli, ospite al Festival della bellezza presso il teatro Romano di Verona, ha dedicato una narrazione teatrale alla figura di Pasolini e ai misteri che ancora circondano gli ultimi giorni della sua vita.

Con un racconto lento, puntuale e coinvolgente ha riportato gli spettatori indietro di decenni, durante i cosiddetti anni di piombo, in cui la morte dovuta alla propria appartenenza politica, agli orientamenti sessuali o alle guerre mafiose rappresentava quasi una consuetudine. Anni di segreti di stato, di fatti non troppo chiari, di parole “pesanti” come: frocio, pederasta, comunista, fascista, democristiano che potevano costarti la vita, di giudici ammazzati e di processi chiusi senza alcun colpevole.

Lo hanno accompagnato nel lungo racconto i contrappunti vocali di Elena Pau e il pianoforte di Alessandro Nidi. Elena Pau fungeva a volte da alter ego di Lucarelli, altre, invece, era la voce del popolo. Talvolta le sue canzoni erano un grido di dolore per la morte di un autore amato e odiato allo stesso tempo, ma, soprattutto, per la morte di un uomo. Il titolo dell’incontro: “PPP, un segreto italiano” si rifà all’omonimo libro scritto nel 2015 da Lucarelli: un romanzo-inchiesta sugli ultimi giorni di Pasolini e sugli anni più violenti della nostra storia recente.

La narrazione di Lucarelli

Il Pasolini che Lucarelli ci presenta non è il poeta né il letterato, è quello della narrazione civile, lo stesso che confessò di sapere e che per questo morì. È proprio lì che torna Carlo Lucarelli, agli anni più violenti della nostra storia recente, ai pestaggi, ai morti ammazzati e alle stragi. Torna al Pasolini intellettuale e all’odio che lo circondava. Attraverso un tessuto di impressioni intime, analisi politiche e ricostruzioni storiche, torna a quella notte di novembre del 1975 in cui si è consumato un delitto comunque politico. Ciò che resta, una volta disintegrata la versione ufficiale e rimessi in ordine i fatti, è la certezza di trovarci di fronte a un Segreto Italiano.

“In quegli anni in Italia venne introdotto il nuovo diritto di famiglia, lo Statuto dei lavoratori e confermata la legge sul divorzio; venne emanata la normativa sull’interruzione volontaria di gravidanza, la legge sull’obiezione di coscienza e la legge Basaglia e poi, c’era Giorgio Gaber”. Oltre a questo, purtroppo, il nostro era un Paese violento, con quasi cento organizzazioni che praticavano la lotta armata e provocavano quasi ogni giorno tante vittime, della politica e della mafia. “Sono quegli anni lì, in cui succedono anche tante cose belle, ma dove è facile ammazzare chi non la pensa come te, chi ritieni un nemico da eliminare e punire, o anche solo chi ti sta antipatico e non ti piace. Per come parla o scrive, per come vota, per quello che fa o quello che è”. Così racconta Lucarelli per poi addentrarsi nei fatti di quella tragica notte.

L’ultima notte di Pasolini

Cr. ph. panorama.it

Nato nel 1922, il cadavere di Pasolini viene ritrovato da una donna il 2 novembre del 1975 presso l’Idroscalo di Ostia. Brutalmente pestato, poi travolto con la sua auto, mentre era riverso a terra con il volto tumefatto. Lucarelli ha solo quindici anni quando legge della morte del letterato, poeta e regista sul “Tempo illustrato” e ne rimane fortemente colpito. Ciò che lo disturba maggiormente è la foto di quel naso storto, spezzato piegato da una parte. In realtà tutto in quella foto è osceno: la canottiera nera intrisa di sangue e “quell’espressione che hanno i bambini quando riemergono da un tuffo nell’acqua troppo fredda”.

Viene arrestato per l’omicidio di Pasolini Giuseppe Pelosi detto Pino, un ragazzo di vita allora diciassettenne abbordato dal poeta a Piazza dei Cinquecento a Roma. Dopo una cena consumata presso la trattoria Biondo Tevere, i due si appartano nella periferia di Ostia.

Pasolini, però, gli fa richieste un po’ troppo spinte, Pelosi le rifiuta e si allontana. Viene immediatamente raggiunto dal poeta che si fa sempre più insistente e, ciò, fa scattare nel ragazzo la furia omicida. Lo massacra di botte mentre Pasolini invoca l’aiuto della madre; successivamente, quando è riverso a terra, il ragazzo si appropria della macchina e gli passa sopra facendogli scoppiare il cuore.

Omicidio tra omosessuali o delitto politico coperto dal Segreto di Stato?

Cr. ph. fanpage.it

Questi i fatti raccontati all’epoca dal reo confesso Giuseppe Pelosi detto Pino. Un caso all’epoca chiuso, poco dopo l’accaduto, perché ritenuto “uno dei tanti incidenti, una manifestazione di violenza nell’ambiente omosessuale“, come disse il poeta Nico Naldini, cugino di P.P.P., “perché così muoiono gli omosessuali“.

Carlo Lucarelli non ha mai conosciuto personalmente PPP, come lo chiama lui, ma è come se lo conoscesse da sempre. Per questa ragione si rende conto, con sempre maggiore chiarezza, che quello non è stato un omicidio tra omosessuali, bensì un delitto politico. Troppe cose non tornano: Pino Pelosi è detto “Pino la rana”, non “Pino er Mastino” o “Pino er Gorilla” ; questo dice tutto sulla sua costituzione gracile. Come avrebbe fatto un ragazzino di 17 anni ad ammazzare di botte un uomo di 53 anni muscoloso e in forma nonostante la sua magrezza?

Nonostante ciò, Pino detto la rana subisce la condanna in tutti e tre i gradi di giudizio. Anni dopo Lucarelli scoprì, con sua enorme sorpresa, che Pasolini era amato, ma anche notevolmente odiato perché omosessuale, di sinistra e perché probabilmente sapeva troppo. Dopo le nuove confessioni di Pelosi, fatte trent’anni dopo a Lorenza Foschini nella sua trasmissione, la versione dei fatti cambia. Pino non ha nemmeno toccato Pasolini; insieme a lui c’erano altre tre persone con accento meridionale, probabilmente dei malavitosi, che l’hanno massacrato di botte insultandolo perché omosessuale.

L’hanno incastrato con la scusa di restituirgli la pellicola del film Salò, rubata qualche giorno prima. Non si tratta comunque dell’unica teoria che coinvolge la criminalità organizzata: la morte di Pasolini si ricollega anche alla lotta di potere nel settore petrolchimico. Pasolini sarebbe stato ucciso perché stava lavorando, prima della sua morte, al film Petrolio. L’opera riguardava un’indagine sul ruolo di Eugenio Cefis nello stragismo italianano legato alle trame internazionali e al petrolio. Tante teorie, secondo Lucarelli, ma l’unica certezza è che questa morte non ha trovato ancora pace ed è in tutto e per tutto un Segreto Italiano.