Verona ha salutato uno dei nomi più importanti della storia dell’Hellas. Perché Mascetti è stato più di un semplice giocatore

Di: Diego Boscarello

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Lo scorso 7 aprile il mondo del calcio e dell’Hellas ha salutato Emiliano Mascetti, un nome destinato a rimanere scolpito nella storia del pallone veronese. Con gli scaligeri “Ciccio” ha vissuto stagioni indimenticabili sia in campo che da dirigente.

Ancora oggi è il recordman gialloblu di presenze in Serie A (232) e secondo solo a Luca Toni per reti (48 a 35 il confronto). Prima di tutto però è stato un professionista esemplare, encomiabile per spirito di sacrificio ed eleganza in campo. Una bandiera degli scaligeri, che adesso dovranno valutare se ritirare o meno la sua storia maglia numero 8.

La storia di “Ciccio” Mascetti

All’inizio le esperienze come punta a Como e Pisa, poi l’arrivo a Verona. Corre l’anno 1967. Nils Liedholm lo sceglie per il suo reparto offensivo, è rimasto stregato da quanto visto in Toscana in particolare, ma vuole arretrare il suo raggio di manovra: troppo vicino alla porta uno come lui fa più fatica, sostiene lo svedese. È lui a reinventarlo centrocampista, donandogli la sua consacrazione come giocatore. È alta la sua stima per questo giocatore così caparbio e tenace. Lo soprannomina “il Lord Brummel del gol” e in lui vede lampi di sé stesso giocatore.

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La prima stagione con gli scaligeri è già memorabile, con la storica promozione in Serie A. Dal 1967 al 1980 smette di vestire la casacca dell’Hellas solo per due anni, dove milita nel Torino. Nella stagione 1977/78 il suo primato personale di reti in campionato, 9 in 28 presenze. A centrocampo fa spesso reparto con Sergio Maddè, nel Verona che in quegli anni vede avvicendarsi i vari Superchi, Sirena, Nanni e Luppi.

Appesi gli scarpini al chiodo, il richiamo del pallone è troppo forte per starsene troppo lontano. Naturale soluzione è la carriera dirigenziale: prima come direttore sportivo al Verona, poi alla Roma, voluto fortemente dal presidente Dino Viola.

In Veneto contribuisce a scrivere la pagina più sfavillante del calcio veronese, quando il 12 maggio 1985 l’Hellas pareggia a Bergamo con l’Atalanta (dove tra l’altro giocheranno i ragazzi di Juric lunedì nella prossima sfida di campionato) e vince il memorabile Scudetto. Il binomio Bagnoli – Mascetti tesse i fili fuori dal campo di quello che per alcuni è un vero e proprio miracolo sportivo. Segue l’esperienza nella capitale, dove vince una Coppa Italia e arriva in finale di Coppa UEFA. È una squadra vincente, che in panchina ha grandi condottieri e, ironia della sorte, pure dietro.

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Gli incarichi a Sampdoria e Atalanta sono gli ultimi di una carriera spesa con immensa devozione per quel calcio che tanto ha saputo dargli e che tanto gli ha permesso di dare ai tifosi. E questi ultimi non lo hanno certo dimenticato: tanti gli attestati di affetto e stima pervenuti alla sua memoria, fra gli striscioni della curva e le parole di chi lo ha conosciuto da vicino. “Una leggenda del Verona” lo hanno definito il Presidente Setti e l’amico Giuseppe Galderisi, un altro dei condottieri dello Scudetto dell’Hellas.

E mentre città e team pensano ai modi migliori per rendergli omaggio e ricordarlo, rimane una certezza: l’orgoglio della piazza veronese per “Ciccio”, un uomo che ha saputo legare il suo nome a quello dei sogni dell’Hellas, dando un esempio di lealtà che rimarrà indelebilmente nella storia del numero 8 gialloblu.