Profughi ammassati tra il confine Bielorussia-Polonia, guerre in tutto il mondo, palesi o celate, massacri di civili. Il capitale umano non vale più nulla: siamo tutti figli di un Dio minore

Di: Samuela Piccoli

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La guerra entra tutti i giorni nelle nostre case attraverso quotidiani e telegiornali, ma non è l’unico conflitto presente nel mondo benché sia forse l’unico che smuove davvero le coscienze e pone nuovi interrogativi. Secondo ACLED (Armed Conflict Location & Event Data Project) attualmente una parte del globo è sommersa da una qualche forma di scontro. Ogni anno identifica 10 conflitti o situazioni di crisi in tutto il mondo che potrebbero peggiorare o evolvere nei prossimi mesi. Si tratta di Etiopia, Yemen, Sael, Nigeria, Afghanistan, Libano, Sudan, Haiti, Colombia, Myanmar.

Oltre a guerre civili, scontri tra cartelli della droga in America Latina che mietono centinaia di vittime ogni giorno, lotte tra gruppi di militanti islamici e colpi di stato. Siamo molto poco consapevoli di ciò che quotidianamente avviene nel mondo, ma forse questa belligeranza ci apre gli occhi sul fatto che si combattono guerre che hanno voluto altri, che le popolazioni subiscono le conseguenze di queste decisioni e sono come pedine nel gioco degli scacchi.

Dall’altro dei loro scranni, i grandi della terra sollevano o abbassano il pollice per far vivere o morire le persone, senza mai scendere in guerra davvero, senza mai sporcarsi le mani facendo fare il cosiddetto lavoro sporco ad altri che, a loro volta avranno la vita rovinata per sempre. E prima o poi gli altri siamo noi

Profughi e migranti tra il confine bielorusso e polacco

Cr. ph, il fattoquotidiano.it

Le rotte dei migranti vengono modificate e molti di essi si sono trasferiti dall’Ucraina in Bielorussia dove sono stati allestiti campi di contenimento fatiscenti con pochissima acqua e scarso cibo. All’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina, i militari bielorussi hanno sfollato i campi profughi creati negli ultimi quattro anni obbligando intere famiglie o gruppi di persone a dirigersi verso i boschi tra i fili spinati che dividono Polonia e Bielorussia. Se arrivano verso l’altra frontiera trovano la polizia pronta a sparare per farli indietreggiare, sempre che prima non siano morti di freddo e di stenti durante il cammino.

Sono dinamiche già viste per la rotta balcanica che vengono applicate in questa guerra. Molti di questi profughi hanno al seguito bambini di pochi mesi e vengono lasciati morire tra i fili spinati delle due frontiere a un passo dall’opulente Europa, quando riescono a scampare alle botte dei poliziotti che spesso li abbandonano a terra esanimi.

Questa terra di nessuno è lunga centinaia di chilometri ed è difficilmente accessibile anche ai volontari che cercano di salvare, nonostante tutto, più vite possibili accorrendo alle chiamate disperate di chi non vuole morire.

Il lavoro delle ONG

Cr. ph. internazionale.it

Le ong e gli attivisti locali lanciano, o nascondono, oltre la frontiera generi di soccorso, generi alimentari e coperte termiche oppure intervengono per salvare chi è sfuggito alle guardie polacche e li nascondono per brevi periodi nelle soffitte.

Tra questi volontari si possono leggere i racconti accorati di Nawal Soufi che condivide la sua personale filosofia durante le tragedie. “Aiutare i più disperati tra i disperati per evitare che i più disperati vedano i disperati come loro  personale nemico da combattere. Il numero di disperati (ucraini  e africani)sarà enorme e ci sarà bisogno dell’aiuto di tutti. Non siamo niente davanti al dolore di questi esseri umani e nessuno di noi è un eroe.

Siamo solo degli sfigati con calze corte che ancora credono nell’umanità e che fanno qualcosa di naturale e nulla di eroico. Gli eroi sono quelli che scappano dalle bombe con i loro figli e decidono di affrontare mari, montagne fiumi e neve, solo per amore”. Vorrei avere nel mio dito mignolo tutto il coraggio e l’amore per il prossimo che hanno questi volontari e attivisti…

Studenti africani e stranieri in Ucraina: università per cambiare vita

Cr. ph. nigrizia.it

 Giulia, una volontaria che si occupa di migranti e animali in territori di guerra, sottolinea di aver visto, durante il suo primo viaggio sul confine tra Polonia e Ucraina, solamente una persona di colore nonostante il continuo flusso di persone che attraversavano la frontiera. Anche gli stranieri in questo conflitto, soprattutto quelli di colore, sono considerati “figli di un Dio minore”.

Quelli che cercavano di lasciare Kiev, sono stati manganellati affinché non riuscissero a prendere i treni per uscire dal Paese. Ciò accade in particolar modo gli studenti che stanno tutt’ora trovando difficoltà ad andarsene e hanno sperimentato, inoltre ogni forma di razzismo. Molti di loro vengono arruolati per difendere l’Ucraina dall’attacco russo. Anche due ragazzi ucraini di colore non sono stati accolti dalla famiglia italiana che avrebbe dovuto ospitarli proprio per il fatto di essere di pelle scura. Secondo il sito della BBC, in Ucraina alcune persone testimoniano di aver fatto da scudi umani ai Russi, ma talvolta anche alle milizie ucraine stesse.

Gli studi universitari in Ucraina

Secondo la BBC, circa 16,000 studenti africani si erano stabiliti in Ucraina, dove le tasse e le possibilità di vita erano più abbordabili, per portare a termine gli studi universitari, soprattutto in ambito medico. Uno studente nigeriano, fuggito recentemente dall’Ucraina, ha risparmiato per 11 lunghi anni per poter frequentare l’università in Europa.

Dapprima saldatore, grazie ai sacrifici dei suoi genitori, ha potuto realizzare il suo sogno di studiare relazioni internazionali. L’anno scorso  finalmente è riuscito a iscriversi all’università, ma, purtroppo ha trascorso solo tre mesi in Ucraina, prima che la Russia iniziasse la sua invasione su larga scala. Ora si trova in Germania, però non vuole tornare in patria poiché in Nigeria non ha futuro.

Come lui, molti altri ora si chiedono come potranno finire i loro studi. Alcune università, nonostante la guerra e grazie al coraggio dei professori, continuano le lezioni on line condotte in luoghi segreti dove i docenti si sono rifugiati. O negli scantinati degli atenei stessi, così da dar modo agli studenti di poter laurearsi. Molti, però, pur seguendo i corsi via internet dopo essere riusciti a tornare a casa, riportano racconti terribili del loro viaggio di rientro  e di come abbiano subito insulti razziali. Uno tra tutti: “ Se sei Africano, puoi anche andare a piedi ( quando cercavano di salire sui mezzi di trasporto per fuggire dalla guerra)”.

Uccisioni di civili, assedi, omicidi a sangue freddo: Mariupol e Bucha come esempi

Cr. ph avvenire.it

Mariupol, assediata e bombardata sin dall’inizio delle operazioni è una città fantasma. I cittadini cercano di fuggire come possono: con le macchine distrutte, a piedi e alcuni anche a cavallo. Non hanno più acqua né cibo, le case completamente distrutte e le comunicazioni interrotte. Si sentono abbandonati a loro stessi, all’inizio del conflitto avevano ricevuto rassicurazioni dal primo cittadino ora più nulla. Alcuni si rifiutano di lasciare Mariupol poiché nessuno li aspetta lontano da lì, quella è la loro casa, la loro vita e hanno la speranza di poterla ricostruire meglio di prima.

Altri imprecano guardando un ragazzo di 15 anni: “Cosa ne sarà di lui e cos’è rimasto della sua vita? Non c’è rispetto da parte di nessuno, ci hanno anche usati come scudi umani. ”A Bucha le immagini agghiaccianti dei cadaveri disseminati per la città hanno fatto il giro del mondo. La Russia nega i massacri e accusa l’Ucraina di aver costruito una messinscena per screditare le truppe russe. A chi credere? Stabilire ciò che accade veramente in una zona di guerra è notoriamente difficile : semplicemente potervi accedere diventa difficoltoso-riporta la BBC.

I suoi esperti stanno verificando immagini e video e ne stanno traendo numerose prove. Ciò che hanno stabilito contraddice le proteste del Cremlino e porta a credere, con sempre maggiore evidenza, che le accuse siano piuttosto fondate. Oltre ad aver raccolto anche le testimonianze del sindaco di Bucha che ha visto uccidere con i suoi occhi gli abitanti della sua città.

A Borodyanka duecento corpi sotto le macerie. Intanto allo zoo di Mariupol una cammella incinta è sopravvissuta ai bombardamenti e all’orrore. Quasi a voler sottolineare che la vita non si ferma, va avanti inesorabile nonostante tutto.

Cosa provoca una guerra nell’animo delle persone?

Stupri ,uccisioni di civili inermi, violenze su bambini di meno di 10 anni, che cosa provoca nell’animo delle persone una guerra? Cosa nasce dentro la mente di un soldato che ha visto uccidere un suo commilitone o la sua famiglia? E come possono sapere i governi delle due controparti che cosa davvero fanno le loro truppe?

Camere di tortura e esecuzioni sommarie di soldati prigionieri  sia da parte russa che ucraina. Un video, mostrato sempre dalla BBC che incastra i soldati ucraini mentre uccidono a sangue freddo un soldato russo ferito. Orrori senza fine su cui l’Onu e lo stesso governo ucraino dovranno indagare.

È la convenzione di Ginevra del 1949 a dare rilevanza giuridica alle violazioni del diritto internazionale configurabili come crimini di guerra: si tratta di comportamenti tenuti durante il conflitto militare, che vanno a colpire persone protette o beni protetti (civili ed ospedali) che sono compiuti con armi o metodi di combattimento vietati.

Gli altri siamo noi

Leggo le notizie riguardanti il conflitto tutti i giorni e posso permettermi di commentarle perché la guerra si trova a migliaia di chilometri da me. Quando ho terminato la lettura torno alla mia vita frenetica, agli impegni, al lavoro, alla famiglia e, soprattutto ai miei bambini che sono diventati il mio metro di misura per qualsiasi giudizio io cerchi di dare. Le bombe sono lontane, sono “gli altri” che devono difendersi, “gli altri” che devono fuggire, “gli altri” che devono sopravvivere all’orrore di veder morire un amico, un figlio un commilitone di qualsiasi esercito sia. Poi a volte accade che gli altri diventiamo noi e tutto assume un peso diverso e cambia la prospettiva.

In questa guerra non ci potranno essere vincitori, non si può vincere dopo aver visto e compiuto tanto male. Rimarrà in tutti il senso della sconfitta, di vite rovinate per sempre. E, sopra ogni cosa, rimarrà per molto tempo l’odio cieco degli uni verso glia altri. No, non c’è alcuna giustificazione alla guerra e al male procurato dai pochi ai molti di entrambe le popolazioni.