Forse ci voleva proprio una donna per un atto di coraggio e solidarietà: Roberta Metsola, la nuova Presidente del Parlamento europeo
Di: Andrea Panziera
Forse ci voleva proprio una donna per un atto di coraggio e solidarietà che andava fatto ben prima. Non dopo che sul campo di battaglia si contano decine di migliaia di morti e nelle Nazioni limitrofe si ammassano milioni di profughi costretti a lasciare le città e villaggi sventrati dai continui bombardamenti, con le abitazioni in gran parte distrutte e con i loro cari impossibilitati a muoversi e abbandonati al proprio destino.
Roberta Metsola, la nuova Presidente del Parlamento europeo, ha avuto questo soprassalto di dignità politica ed umana, dimostrando che l’eredità del compianto David Sassoli è in buone mani. Ho scritto in un mio articolo recente che non vi possono essere dubbi sulle responsabilità del conflitto e su quale sia la parte giusta con la quale schierarsi. Perché è ipocrita, eticamente disonesto e riprovevole astenersi dal farlo.
Non è tollerabile il “Sì, ma bisogna capire i motivi, mettersi nei panni di …, etc.” Questo giustificazionismo d’accatto, questi distinguo che vorrebbero essere contrabbandati come analisi più profonde e meditate, sono in realtà solo l’apologia della propria ignavia, o peggio, l’abitudine a vivere e predicare perennemente nella melliflua sfera dell’ambiguità. Non nutrivo peraltro dubbi sul fatto che, come non di rado accaduto in passato, anche in questa occasione si sarebbe palesata con molta nettezza l’Italia degli Italiani e l’Italietta degli Italioti.
La folta assenza di nostri deputati e senatori al discorso del Presidente Zelensky, unico caso fra tutti i Parlamenti della UE e nel resto del mondo, ha ahimè prodotto la triste esibizione dell’ennesima figuraccia planetaria di cui nessuno sentiva il bisogno. Invocare per questo evento la mancanza di un contraddittorio, vuol dire chiedere di mettere sullo stesso piano aggressore ed aggredito.
Questa idea farlocca mi ricorda il pensiero di quelli che in qualche modo giustificano la violenza verso i gay o le donne con frasi del tipo: “con le loro movenze e abbigliamento un po’ se la sono andata a cercare”.
In questi 40 giorni ho letto e sentito dichiarazioni allucinanti, in qualche caso dettate da, seppur capibili, meri interessi di bottega (leggi i danni economici per certi settori e attività cagionati dal conflitto); in altri assumono la forma di pseudo sofismi intellettualoidi ad opera dei soliti presenzialisti massmediatici, in altri ancora da imperterriti cerchiobottisti di professione di ogni età e colore politico, che qualcuno ha ribattezzato “ i nénéisti”, categoria di sedicenti “liberi pensatori” per i quali la neutralità made in Scandinavia è divenuta una sorta di marchio di fabbrica da esportazione tipo Ikea, una categoria dello spirito che dovrebbe consentire loro di navigare sopra e oltre gli eventi senza mai assumere una posizione definita, mantenendo in tal modo una sorta di verginità etica.
“Ma mi faccia il piacere !”, direbbe Totò. Io ricordo molto bene un comizio di Giancarlo Pajetta più o meno a metà degli anni ’70 in Piazza Garibaldi a Legnago, quando commentando lo slogan dei nénèisti dell’epoca (né con lo Stato, né con le BR), disse che l’equidistanza fra chi spara e uccide proditoriamente e la sua vittima assumeva implicitamente il connotato della connivenza, o quantomeno presupponeva il voltarsi vigliaccamente dall’altra parte di fronte ad una patente manifestazione di atrocità.
Provo lo stesso stato d’animo quando sento blaterare di pseudo giustificazioni, di provocazioni, di reiterate politiche di accerchiamento del blocco occidentale ed altre consimili fesserie ed amenità che avrebbero cagionato lo scatenamento del conflitto. Questo, si badi bene, vale per l’invasione russa attuale così come per tutte le guerre precedenti basate su sabbiosi castelli di presupposti inesistenti, inconsistenti o creati ad arte, da chiunque escogitati e messi in pratica: dal corridoio di Danzica, alla fantomatica presenza di armi di distruzione di massa, ai conflitti per asserite motivazioni religiose, etniche o economiche.
Chi per settimane nega in mala fede qualsiasi intenzione bellica, parla di normali esercitazioni militari su vasta scala e poi scatena un inferno di fuoco derubricandolo ad “operazione militare speciale” è oggettivamente un bugiardo e un pericoloso guerrafondaio, che mette a rischio l’esistenza della pacifica convivenza mondiale. Punto !! Il resto, tutto il resto, ne deriva per ovvia e inevitabile conseguenza, incluso l’obbligo di un rapido accertamento sull’esistenza di sempre più verosimili crimini di guerra.
Quello che per ignavia, superficialità, comodità, pigrizia, non ci siamo chiesti o non abbiamo fatto per anni torna alla ribalta e attende risposte ed azioni non più differibili. Sulla base di quali fondati presupposti possiamo escludere che sia in gioco il futuro stesso delle nostre democrazie, cosa che a torto spesso diamo per scontata? In caso di pericolo, basterà scendere in piazza con la seppur bellissima bandiera della pace per scongiurare il rischio di un’aggressione ?
In realtà, o siamo, come sistema di alleanze occidentale, in grado di difenderci da soli o nessun’altro lo farà o ci aiuterà. La gente deve capirlo, senza suscitare allarmismi ma iniziando a riflettere su un evento possibile. C’è qualcuno che ingenuamente pensa che, se la guerra fosse durata una settimana, poi la Russia si sarebbe fermata? Diciamo la verità, invero assai scomoda. Noi stiamo pagando a caro prezzo gli errori e le leggerezze degli ultimi 20 anni, politiche ed economiche.
Chi, anche nel recente passato, ha delineato questo scenario è stato sbeffeggiato, ed ora come bisogna agire ? Ritengo che la Pace sia un valore supremo, che la strada della trattativa per arrivarvi sia la via maestra da perseguire con tutte le forze senza soluzione di continuità. Ma, ahimè, per volerla bisogna essere in due e allo stato non mi sembra che questa sia l’intenzione che si palesa fra le mura del Cremlino. Coloro i quali prendono a prestito le parole del Santo Padre facendosene immeritato ed usurpato scudo, dovrebbero avere il buon gusto di evitare questa evidente “appropriazione indebita”, invero assai poco credibile, e rispondere a tutte le domande precedenti.
Faccio mie le parole di un ex parlamentare che non faceva parte dell’attuale maggioranza di Governo, noto per la schiettezza di giudizio e la sua onestà intellettuale. “Se i Russi smettessero di combattere domani, finirebbe la guerra. Se gli Ucraini smettessero di combattere domani, finirebbe l’Ucraina. Chi vuole veramente la pace, chieda ai Russi di smettere di bombardare e non agli Ucraini di arrendersi”. Duole dirlo, ma allo stato delle cose l’invio delle armi all’Ucraina non ha alternativa alcuna se l’esercito di Putin non si ferma ed il piccolo zar non si siede senza ambiguità al tavolo delle trattative. Ammesso che non sia già troppo tardi.