Il gruppo Facebook cambia nome: si chiamerà Meta. Cosa si cela dietro questa nuova identità? In che cosa consisterà il Metaverso di Zuckerberg?
Di: Simone Massenz
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Tra il 28 e il 29 ottobre, l’annuncio ufficiale: Facebook cambia nome. Quale sarà la nuova identità del social network targato Zuckerberg? Si chiamerà Meta, dal greco “oltre”, un modo efficace per segnalare una nuova rotta: procedere oltre Facebook, oltre il modello di business seguito fino ad ora, basato sulla “semplice” interconnessione tra app.
È tutto qui? No, non lo è. C’è ben più di questo. Anzitutto, è il tentativo di risollevare il brand e la sua immagine, uscita malconcia dalla serie di inchieste – condotte da ben 17 testate americane, tra cui il Wall Street Journal – figlie delle dichiarazioni di Frances Haugen, ex ingegnere informatico di Menlo Park.
E quale modo migliore di reagire agli attacchi, se non cambiando il nome alla propria creatura? Sebbene il social network continuerà a chiamarsi Facebook, il gruppo acquisirà nuova forma e, perché no, nuova qualità. O per lo meno è quanto Zuckerberg si augura. “Facebook è un marchio icona, ma è sempre più limitato rispetto a tutto quello che facciamo”, ha affermato durante la presentazione live a reti unificate su tutti i social e le app del gruppo.
Un Web 3.0?
Verso la fine degli anni Novanta, si cominciò a utilizzare un’espressione bizzarra, a tratti male interpretata, che rappresentò il primo vero “salto di qualità” della Rete: Web 2.0. Non un’evoluzione tecnologica del “vecchio” Web, quanto piuttosto un’evoluzione concettuale.
Si trattava nientemeno che della possibilità di intrattenere conversazioni e discussioni su Internet, uscendo da quel modello “uno-a-molti”, detto del “broadcasting”, di cui gli strumenti e le tecnologie della comunicazione precedenti si erano resi portavoce. Un modello, peraltro, che gli odierni social network, Facebook in prima linea, incarnano alla perfezione.
Oggi, alla luce della nascita di Meta, possiamo parlare dell’avvento di un Web 3.0? È forse prematuro, certo; nondimeno, è proprio questa la direzione verso cui Zuckerberg sta puntando: passare al livello successivo dell’Internet che tutti conosciamo. Al che il progetto si configurerebbe come un effettivo Metaverso, nient’altro che l’evoluzione naturale della Rete. O, per meglio dire, come una Rete che procede oltre l’online, divenendo una realtà a sé stante.
Ecco Meta: un luogo virtuale dove troverà spazio un mondo simile al nostro. Un po’ sulla linea dell’universo di Matrix, per intenderci. Rappresenterà una realtà estremamente immersiva, composta da città, strade, negozi, in cui si potrà andare al cinema, fare shopping, incontrare i propri amici e viaggiare.
“Come?”, ti starai chiedendo. E la risposta è semplicissima: attraverso un avatar, che farà le tue veci mentre starai “comodamente seduto sul divano”, per citare Zuckerberg.
Meta: istruzioni per l’uso
Per entrare in questo nuovo mondo, sarà sufficiente un paio di occhiali per la realtà aumentata. Una sorta di evoluzione degli Smart Glasses alla stregua dei Ray-Ban Stories o degli Essilor-Luxottica, i quali, equipaggiati con particolari sensori, saranno in grado di cogliere le espressioni del volto umano e di trasferirle sul corrispettivo virtuale dell’avatar.
Riesci a immaginare la portata di questa rivoluzione? Anziché collegarti al lavoro da casa, davanti allo schermo del PC, potrai partecipare “di persona” alle riunioni. Non in carne e ossa, è vero, ma attraverso il tuo avatar. E lo stesso varrà per la scuola e l’università. Andare a lezione, prendere parte a un’assemblea, effettuare una ricerca in laboratorio: ogni attività potrà essere svolta comodamente da casa.
Nel video di presentazione di Meta, una studentessa di scienze naturali ha potuto toccare con mano gli anelli di Saturno, apprezzandone la consistenza glaciale e polverosa. Un’altra ha camminato nella Roma antica, ricostruita in modo a dir poco fedele.
Insomma, pare non ci siano limiti alla “realtà” offerta dal Metaverso. Ma se ciò è vero, altrettanto vero è che il nostro mondo, la nostra concezione della vita e di ciò che è effettivamente reale, ne uscirà profondamente mutato.
E non ci è dato sapere se nel bene o nel male.