Arte, scienza e curiosità: Curiuss, un progetto di Alan Zamboni e dell’Associazione Atelier

Di: Chiara Tomasella

LEGGI ANCHE: Quando YouTube incontra la divulgazione scientifica – WIRED

Fondato nell’autunno del 2015, il canale di Curiuss è arrivato a contare, con i suoi 138 video, 112.000 sottoscrizioni e dieci milioni e mezzo di visualizzazioni totali. Le prime serie trattate s’intitolano “Il favoloso mondo di Vincent”, di stampo storico-artistico, e “Materia Oscura”, di carattere astronomico – va da sé che non sono rimaste le sole.

In compagnia del dolcissimo gatto Gualtiero, Alan Zamboni racconta, come voce narrante degli episodi, di inventori e scoperte, di successi, incidenti di percorso e incredibili biografie, il tutto con una graditissima dose di ironia e teatralità. Vediamone un esempio.

Il pianeta mancante

I nomi di Johann Daniel Titius e Johann Elert Bode, ad oggi, non ci dicono molto: i due astronomi tedeschi, però, sono stati gli scopritori di una curiosa relazione tra le distanze dei pianeti del Sistema Solare dal Sole, per cui sembrava che esse rispettassero una legge matematica (determinata con metodi empirici) che poteva fornire gli elementi per prevedere altre orbite.

All’epoca – ovvero nel XVIII secolo – i pianeti noti erano Mercurio, Venere, ovviamente la Terra, Marte, Giove e Saturno, mentre Urano venne scoperto dopo la formulazione della legge di Titius-Bode, nel 1781: anche il “nuovo” pianeta la rispettava, fornendone (suo malgrado) una conferma.

La progressione numerica individuata, tuttavia, presentava un “salto” tra l’orbita di Marte e quella di Giove: alla distanza prevista dalla formula, sembrava non esserci nulla.

Chi cerca, trova

La distanza incriminata corrispondeva a 2.8 unità astronomiche: il professor Giuseppe Piazzi, nel 1801, fu il primo a ricercare un oggetto celeste che potesse corrispondere al “pianeta mancante”, trovando un papabile candidato in Cerere, individuato dall’Osservatorio Astronomico di Palermo. Inizialmente scambiato per una cometa, il puntino luminoso in movimento sullo sfondo di stelle venne poi riconosciuto come “qualcosa di meglio”, per utilizzare le stesse parole dell’astronomo valtellinese.

Si era forse trovato il pianeta mancante?

La risposta è: sì e no.
L’anno dopo un medico tedesco, tale Heinrich Wilhelm Olbers, scoprì infatti un altro corpo celeste situato all’incirca alla stessa distanza, un oggetto che chiamò Pallade in onore della dea Atena: l’astronomo amatoriale, il 28 marzo di quell’anno, stava cercando nuovamente Cerere, ma con stupore si era imbattuto in un secondo “pianeta mancante”. Come nota di colore, Olbers faceva parte di un gruppo chiamato “Polizia Celeste” (Himmelspolizey), composto da astronomi che si erano dati come obiettivo quello di indagare la porzione di cielo situata sull’eclittica per trovare i pianeti minori che ci si attendeva fossero collocati in quella zona.

Nel settembre 1804, Karl Ludwig Harding, sempre nei pressi di Brema, osserva un terzo oggetto, che battezza Giunone; a questo punto, Olbers ripunta il telescopio verso il cielo, con l’idea che Cerere, Pallade e Giunone siano frammenti di un pianeta più grande (a cui fu dato il nome di Fetonte, seppure fosse soltanto ipotetico!), andato distrutto.
Così facendo, nel marzo del 1807, Olbers identifica Vesta, il quarto oggetto a riempire l’improvvisamente affollato spazio a circa 2.8 unità astronomiche dal Sole.

1, 2, 3, 4, 5, 10, 100, 1000 asteroidi

Se si scorrono i nomi assegnati attualmente a questi oggetti celesti, si nota un piacevole dettaglio: 1 Ceres, 2 Pallas, 3 Juno, 4 Vesta, 5 Astraea, per poi proseguire con 10 Hygiea, 100 Hekate, 1000 Piazzia, e così via. Ad un certo punto, al numero non viene più fatto corrispondere un nome ma una sigla, come “2015 FG7“, il 560.000° asteroide dell’elenco.

A 2.8UA di distanza dal Sole, dunque, non si era trovato “il pianeta mancante”, quanto piuttosto “il pianeta mancato”, il corpo celeste che non aveva mai avuto occasione di aggregarsi a causa (probabilmente) dell’ingombrante presenza gravitazionale del gigante gassoso gioviano.

L’insieme dei piccoli corpi in quella fascia costituisce la prima cintura di asteroidi del nostro Sistema, riconosciuta come tale a metà del XIX secolo. Quasi contemporaneamente, la scoperta di Nettuno in un’orbita che non corrispondeva a una posizione nella serie di Titus-Bode fece sorgere il sospetto che la legge matematica riscontrata altro non fosse che una coincidenza.

Un progetto a 360°

Oltre a svilupparsi su YouTube e sulle piattaforme social di Instagram, Facebook e Twitter, Curiuss mira anche a farsi conoscere tramite le scuole e i libri: per ora, ne sono disponibili due, ovvero A quattro zampe nel cosmo (abbinato al CD Materia Oscura Corpi Celesti) e Fallisci ancora, fallisci meglio, novità del 2021.

Il titolo dell’ultimo testo disponibile deriva da una citazione chiamata in causa anche in questo video: nella sua forma completa, in originale, suona “Ever tried, ever failed. No matter: try again. Fail again. Fail better”.

Qualora voleste farvi un’idea della versione live dei racconti di Alan Zamboni, vi consigliamo l’ascolto dell’incontro “Impariamo la Relatività”, dedicato ad una teoria che non ha bisogno di presentazioni, ma che al contempo richiede non poca fatica cognitiva per essere compresa appieno, in tutte le sue implicazioni.

Per conoscere un po’ meglio il mondo di Curiuss e sentirlo raccontare direttamente dal suo ideatore in un’intervista, invece, il link d’obbligo è alla chiacchierata di un’ora presente sul canale di Progetto Apollo,  un’iniziativa dell’Università di Trento nata per rimarcare come la scienza possa essere divertimento, brio, emozione, e non soltanto sterile nozione.

Una playlist conclusiva:

Ricordiamo ancora l’ultima pubblicazione disponibile sul sito dell’Associazione Atelier, “Fallisci ancora, fallisci meglio”.