In collegamento con l’universo con il fondatore di “Link for Universe”, Adrian Fartade

Di: Chiara Tomasella

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Con oltre mille video di contenuti, il canale di Link4Universe è un portale enorme da esplorare. Fondato nell’estate del 2012, mostra sin da subito una vocazione narrativa che cattura lo spettatore anche a molti anni di distanza. Gli argomenti sono esposti in maniera semplice e interessante, tramite espedienti giocosi mutuati molto spesso dal mondo del teatro e della comicità.

Laureato in Storia e Filosofia all’università di Siena, Adrian si specializza nel corso degli anni in storia della scienza e dell’esplorazione spaziale, scegliendo di impegnarsi in un progetto di divulgazione seguito con affetto, ad oggi, da migliaia di persone. Se fossimo in un libro fantasy e dovessimo scegliere un personaggio per lui, sarebbe probabilmente quello di un bardo, un cantastorie che, seduto comodamente accanto a un fuoco, indica a chi lo ascolta la porzione di cielo in cui si intravede la Via Lattea e inizia a raccontare…

Meno poeticamente, nel mondo moderno sono i social network a fare da falò. D’altra parte, gli occhi migliori con cui guardare il cosmo sono quelli di potenti telescopi come Hubble, le cui lenti ci permettono di osservare più da vicino non solo i pianeti del nostro Sistema, ma anche nebulose, galassie e singole stelle lontane.

L’importanza della personalità per un divulgatore

Raccontare lo spazio riportando dati e formule, con precisione matematica e rigore lessicale, sarebbe certo la via più accurata per descriverlo; tuttavia, potendo scegliere che cosa ascoltare, nessun paio d’orecchie si presterebbe all’ardua impresa: a meno di non esservi costretto da un severo professore, deciderebbe di dedicare il suo tempo ad altro.

Adrian, invece, non si fa problemi a chiamare “cucciolo” un esopianeta, a utilizzare un gattino per spiegare la fisica dei buchi neri, a prendere i T-Rex come unità di misura o ancora a scegliere una mascotte diversa per ogni serie di puntate, interagendovi con ironia (che si tratti di una pianta o un lamantino).

Con un sorriso sempre aperto ad accogliere lo spettatore, Fartade ci abitua a una serena giovialità, che caratterizza per altro anche i suoi spettacoli dal vivo. L’emotività gioca un ruolo chiave nel comunicare un messaggio, fa sì che resti impresso proprio per come viene veicolato, indipendentemente dall’argomento. E quando il tono cambia e si fa serio, proprio perché accade più di rado, la differenza si fa sentire.

Perché è importante?

Una domanda che viene posta di frequente è relativa al senso che ha guardare in alto, a ipotetici pianeti gemelli della Terra o a immagini che ci arrivano dal più lontano passato dell’universo. Anche Fartade ha risposto spesso al quesito, e come lui molti divulgatori; l’osservazione più provocatoria riguarda tuttavia proprio questa persistente domanda.

Ha senso chiedersi “a che cosa serve”?

A che cos’è utile un quadro astratto, a che pro comporre una musica nuova? Non ne abbiamo forse già a migliaia di vedute e paesaggi? O di sinfonie? Nessuno chiede agli artisti di giustificarsi o di motivare la loro ultima creazione; alla scienza, invece, si muove spesso quest’interrogativo critico, senza forse notare la disparità di trattamento.

L’esercizio migliore, forse, sarebbe quello di provare a trovare da soli una risposta. Ciascuno può darne una diversa, ma se dovessi dare la mia, in omaggio al canale appena descritto, sceglierei una sola parola: meraviglia.

I miei suggerimenti per voi sono i seguenti:

Da non dimenticare, inoltre, che Fartade è anche l’autore di tre avvincenti libri editi da Rizzoli, di cui v’invito a recuperare la lettura.