Nell’odierno Lampi News, il focus è posto su Mario Draghi: questo entente cordiale attorno alla sua figura durerà? Per quanto si rimarrà “tutti insieme appassionatamente”?

Di: Andrea Panziera

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Coloro i quali, qualche giorno fa, hanno avuto il tempo, la pazienza e la voglia di ascoltare per intero il discorso programmatico di Mario Draghi al Senato avranno sicuramente colto alcuni passaggi a mio avviso molto importanti. Ma, soprattutto, avranno apprezzato la assoluta diversità di stile, tono e linguaggio rispetto a ogni altro precedente Presidente del Consiglio.

Sobrietà, concretezza, umiltà. In primis, chiara definizione della posta in gioco e dei necessari passi da compiere affinché gli sforzi che tutti saremo chiamati a fare non siano per l’ennesima volta vanificati da scelte improvvide. Scelte “cattura-consenso”, in breve, ma prive di utilità o addirittura perniciose nell’ottica di uno sviluppo futuro duraturo e sostenibile.

Nelle sue parole, non sono mancati forti richiami al sentimento di coesione e unità nazionale, necessari ad affrontare la peggiore crisi degli ultimi decenni. Allo stesso modo, non ha nascosto di sentirsi emozionato per l’alta responsabilità che il Capo dello Stato ha deciso di affidargli.

Il tempo delle riforme

Il “freddo banchiere” che con tre parole ha salvato l’Europa, che ha messo in riga le riottose Nazioni del Nord, nonché i Governatori delle Banche Centrali recalcitranti, ha detto chiaramente che fuori dall’Europa e dalla moneta unica non c’è futuro. Ha detto che è tempo di mettere mano alle riforme per troppo procrastinate, da quella relativa all’apparato burocratico inefficiente ed elefantiaco, alla giustizia, al fisco, alla parità di genere.

Tutte le forze politiche che lo appoggiano e gli hanno votato la fiducia sono consapevoli del fatto che saranno costrette a fare qualche rinuncia rispetto a linee programmatiche insostenibili economicamente. Linee, detto in altre parole, incompatibili con il collocamento internazionale del nostro Paese.

Questo aspetto concerne sia la questione delle alleanze nel Parlamento di Bruxelles sia alcune questioni divisive. Spiccano in proposito le politiche di accoglienza e i rapporti a volte opachi con Nazioni scarsamente rispettose dei diritti civili. La prassi del “liberi tutti” di trumpiana memoria va messa quanto prima nel dimenticatoio da tutti i partiti di maggioranza, perché l’Alleanza atlantica è ritornata la stella polare nelle relazioni fra Europa e Stati Uniti.

Non può esistere un interesse dell’Italia al di fuori, o addirittura in contrasto, con quello del sistema di valori occidentale; quindi, le fughe in avanti, le pseudo-intese spesso sgangherate con questa o quella Potenza, senza una consultazione e un assenso preventivo con i nostri partner di sempre non faranno più parte di alcuna agenda di lavoro.

Tutti insieme… ma appassionatamente? Il quesito di Lampi News

Tutti d’accordo con queste linee guida? All’apparenza, sì. Ma è pur vero che siamo ancora nella cosiddetta “luna di miele” del nuovo Esecutivo: nessuno si azzarda a marciare fuori dai ranghi. Le mini diaspore ci sono già state, a cavallo dell’insediamento del Governo, e per qualche settimana non si prevedono voci fuori dal coro.

Durerà questa “entente cordiale”? Dipende dall’aria che tira e tirerà. Oggi, la politica significa soprattutto inseguimento dell’umore popolare, dei sondaggi, dell’opinione prevalente. Lo Spirito Repubblicano evocato da Mario Draghi dovrà fare i conti con tutto questo, con i leader che seguono l’onda e non l’interesse oggettivo della collettività nel suo insieme. E ci vorrà tutta la sua abilità per rimanere saldo in sella.