Il reality show è un format televisivo di successo: un prodotto leggero e divertente, che si configura come riflesso della società moderna
Di: Marina Storti
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Negli anni Cinquanta, nasce il reality show, un format televisivo di successo. Prodotto leggero e divertente, si configura come riflesso della società moderna.
Grazie all’avvento dei nuovi media, i reality show odierni sono in grado di coinvolgere il pubblico e indurlo a immedesimarsi nelle storie dei concorrenti. Una vera e propria mediatizzazione della vita quotidiana, una spettacolarizzazione delle emozioni che comporta il “mettere in vetrina” la vita privata di personaggi pubblici – i quali divengono, difatti, personaggi stereotipati. Da sempre, però, il reality è un argomento che divide l’opinione pubblica.
Reality show come evasione dalla quotidianità
In effetti, questi programmi sono trasmessi in orari strategici del palinsesto, ovverosia al termine di una giornata di lavoro, dove si predilige rilassarsi, senza necessità di concentrarsi per apprendere – o comprendere – qualcosa.
Il critico televisivo Aldo Grasso, in merito all’originalità dei reality, ha dichiarato:
“Il reality non è l’inferno, non è invenzione di Satana, è un genere tv. […] La capacità di entrare in cortocircuito con la realtà, per essere, nella sua irrealtà, più vero del vero, per averci fatto capire che nessuna estetica tv è innocente”.
Il reality è quindi un prodotto di valore, poiché caratterizzato da una grande dose di genio delineatasi nel tempo. Dai primi format, semplici e genuini, si è arrivati a programmi con dinamiche e contesti alquanto originali. Dunque, non è un caso che Gianni Boncompagni, autore e regista televisivo, ritenga che “Chi li ha ideati è stato un genio”.
Una realtà apparente
Spesso, la vita si mostra noiosa, difficile e contraddittoria; cosa fa, dunque, il reality? Riproduce questi condizioni portandole all’esasperazione, valutando le reazioni dei concorrenti e le relative dinamiche, per lo più conflittuali.
Al seguito, è necessario comprendere uno snodo chiave: non si può pretendere che il reality svolga una funzione educativa, soprattutto per le nuove generazioni. È questo, difatti, un compito che spetta alle istituzioni, alla scuola e alle famiglie.
Ciononostante, il reality può divenire una forma di insegnamento, in quanto dimostra che con la perseveranza, il duro lavoro e il sostegno dei propri cari si può raggiungere qualsiasi obiettivo – se si vuole definirlo tale. Anche Alessia Marcuzzi, una delle principali conduttrici de il “Grande Fratello” lo conferma: “Ritengo che l’educazione spetti alla famiglia, non alla televisione; i genitori devono decidere cosa far vedere ai bambini”.
Ovviamente, non tutto ciò che risiede in questi programmi è da considerare valido e formativo: bisogna soffermarsi su quanto vi è di buono, come accade per la società in cui viviamo, da cui è possibile ricavare esempi positivi per condurre una vita gratificante.